Allarme terrorismo in Usa. Obama valuta se colpire la Siria
Barack Obama e il Segretario alla Difesa Chuck Hagel (Getty Imagines / Chip Somodevilla)
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Allarme terrorismo in Usa. Obama valuta se colpire la Siria

I gruppi integralisti addestrano gli occidentali convertiti che si recano a combattere a Damasco per attentati da compiere al loro ritorno nei paesi d'origine

L'amministrazione Obama sta valutando se e quando colpire le basi dei gruppi integralisti islamici che combattono in Siria. Da alcuni giorni ci sono riunioni ai più alti livelli dell'apparato di intelligence e sicurezza per studiare le possibili opzioni militari.

Il governo americano pensa che ormai il paese arabo non sia più solo il terreno di battaglia tra le opposizioni, le formazioni islamiche e il regime per la conquista di Damasco, ma anche un rifugio, un grande campo d'addestramento per la Jihad internazionale, simile ad alcune remote zone del Pakistan, dell'Afghanistan e dello Yemen. Alcuni di questi combattenti arrivano dai paesi occidentali, sono cittadini americani, britannici o francesi: la preoccupazione è che siano istruiti per compiere attentati al loro ritorno nei paesi d'origine.

Obama pensa alle opzioni militari

La decisione sembra essere ancora lontana, ma a soli sei mesi dallo stop avuto dal Congresso, dall'Onu e dalla comunità internazionale, Obama è tornato a discutere di raid militari in Siria. Se a settembre, l'obiettivo era colpire le strutture del regime di Assad (dopo gli attacchi con le armi chimiche contro la popolazione civile), in questo caso il target sarebbero i campi dei gruppi jihadisti impegnati nella guerra civile. Si tratterebbe di azioni limitate, ma in grado di distruggere le loro infrastrutture.

Da settimane si ripetono gli allarmi dei vertici dell'apparato d'intelligence americano. Il capo della Cia, John Brennan, solo qualche giorno fa, in una deposizione di fronte alla Commissione Sicurezza della Camera, ha avvertito i deputati del pericolo: in Siria ci sono circa 7.500 guerriglieri islamici provenienti da altri paesi, 1.200 circa sono europei, mentre altri 50 sono americani, e alcuni di loro potrebbero essere addestrati per lanciare attacchi contro gli interessi Usa nella regione o in Patria. Alcuni di loro sono dei pendolari della Jihad. Si muovono avanti e indietro dalla Siria.

Non è un caso che quindi, in questi giorni, sia scattato un secondo importante allarme da parte delle autorità Usa contro possibili attacchi. Questa volta, si è parlato di un generico pericolo di attentati sugli aerei di linea con scarpe piene di esplosivo. Non è stata indicata alcuna specifica minaccia, ma è evidente che l'allarme deve essere ricondotto a questi combattenti islamici con passaporto americano. Per l'Fbi, in questo momento, è la priorità delle priorità individuarli se cercano di tornare negli Stati Uniti.

Molti di loro sono conosciuti dalle agenzie di sicurezza Usa, ma non tutti. A differenza di coloro che vanno in Somalia o in Yemen (giovani, figli dei profughi somali che sono arrivati negli Stati Uniti all'inizio degli anni'90, provenienti da Minneapolis e Columbus, le città dove sorgono le più importanti comunità), chi si reca in Siria è più dififcile da identificare. Perchè non proviene da uno specifica zona dell'America. Si sa che la maggior parte degli americani che combatte contro il regime di Assad sono ancorà lì. Solo uno sparuto numero è morto in battaglia, come Nicole Lynn Mansfield, 33 anni di Flint nel Michigan, ucciso nello scorso maggio nella provincia di Idlib.

Le ragioni di Obama per colpire

Nello scorso settembre, quando Obama voleva colpire Assad, il Congresso Usa ha detto di no. L'opinione pubblica era (ed è) sfavorevole ai raid militari. Gli americani non vogliono coinvolgimenti nella guerra siriana. Il vento potrebbe però cambiare se l'amministrazione mettesse  deputati, senatori e cittadini di fronte al pericolo di un attentato islamico negli Stati Uniti preparato in Siria.

Davanti a tale minaccia, sarebbe più facile avere l'approvazione dei sondaggi e di Capitol Hill per colpire i campi d'addestramento di Al Qaeda e degli altri gruppi islamici fondamentalisti. E, una volta che la Casa Bianca avrà il via libera per bombardare i jihadisti, potrebbe anche valutare se allargare gli strike a qualche limitato obiettivo militare del regime di Assad.

Non è fantapolitica. Un altro obiettivo di Obama è quello di riequilibrare le forze in campo nella guerra civile. In questo momento l'esercito lealista e i gruppi islamici sono in buona salute, mentre l'esercito dell'opposizione, finanziato dai paesi occidentali e da quelli del Golfo, è in difficoltà. Le armi continuano ad arrivare, ma spesso finiscono nelle mani sbagliate.

La vittoria di Assad e/o la nascita di un rifugio sicuro per gli jihadisti in Siria sarebbero la peggiore sconfitta per l'America di Obama. Che vuole evitare. Anche a costo di (ri)tirare fuori le opzioni militari che l'opposizione interna e internazionale gli avevano fatto rimettere nel cassetto. la decisione è ancora lontana, ma prima o poi potrebbe diventare ineludibile.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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