Quando Barack Obama stringe la mano al nemico
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Quando Barack Obama stringe la mano al nemico

Il saluto a Raul Castro è stato un gesto non programmato, ma studiato dal presidente Usa. Non è la prima volta che Obama sorride a un avversario degli Usa

Nel mezzo di una storica cerimonia per ricordare un Gigante della Storia (come Barack Obama ha definito Nelson Mandela), quella improvvisa, sorprendente stretta di mano tra il presidente americano e il numero due del regime cubano ha avuto il sapore della storia. Poteva essere altrimenti? Le immagini di Barack Obama e di Raul Castro che si sorridono, si scambiano qualche parola e si salutano hanno fatto il giro del mondo. Era dal 1959, dall'incontro tra un giovane Fidel Castro e l'allora vice presidente degli Usa Richard Nixon, che non c'era un faccia a faccia pubblico a così alto livello tra un rappresentante di Washington e uno del regime castrista dell'Avana.

Una mossa studiata

La stretta di mano dello stadio di Soweto è stata vissuta come una piccola grande scossa nel rapporto tra Stati Uniti e Cuba. Non era programmata, ha fatto sapere il portavoce del presidente Usa. Ma quasi certamente è stata studiata. Obama ha salutato Raul Castro appena salito sul palco dal quale, poco dopo, avrebbe tenuto il discorso in ricordo di Mandela. Avrebbe potuto evitare Castro, ma non l'ha fatto. Anzi, dalle immagini è apparsa chiara la sua volontà di compiere un gesto distensivo nei confronti del fratello di Fidel. 

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La stretta di mano protrebbe preludere a dei significativi cambiamenti nella politica di Washington nei confronti dell'Avana. L'ipotesi è che entro la fine del suo secondo mandato, Barack Obama possa togliere l'embargo nei confronti di Cuba. Sarebbe una svolta epocale. Per decenni è stato lo strumento con il quale gli Usa hanno condotto un lungo braccio di ferro con il regime castrista, ma, allo stesso tempo, è stata anche la scusa usata da Fidel Castro per giustificare tutti gli errori e gli abusi del suo governo. Il tempo ora appare maturo per un cambiamento. Già negli scorsi mesi ci sono state significative aperture: in particolare, c'è stata una liberalizzazione dei viaggi da e per Cuba concessa da Obama. un passo avanti salutato in modo positivo dagli stessi esuli cubani di Miami. Si pensa al futuro. Il declino fisico ha messo ai margini della scena Fidel Castro. Il fratello Raul non sembra in grado di mantenere in vita il regime dopo la scomparsa del Lider Maximo. Washington è interessata a una transizione non cruenta. Con le aperture fatte può influenzare il corso degli eventi. E c'è chi afferma che i colloqui segreti per arrivare a togliere l'embargo vadano avanti da tempo. Quella stretat di mano ne sarebbe la prova

Quando Obama stringe la mano al nemico

I repubblicani l'hanno criticato per il gesto alla cerimonia di Soweto. Ma non è la prima volta che Barack Obama fa gesti di distensione così disinvolti. Era accaduto anche con un altro "nemico" degli Usa: Hugo Chavez. Era l'aprile del 2009 e a Port fo Spain si teneva il vertice delle Americhe. Era il battesimo del fuoco nel "Cortile di casa" per Obama. Che decise di stringere la mano a uno dei più forti avversari degli Usa. Il presidente venezuelano al massimo dell'influenza politica internazionale, aveva già costruito un rapporto speciale con l'Iran, si era scagliato contro gli Stati Uniti, accusando George W. Bush di aver organizzato un golpe per defenestrarlo.

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Il gesto di Obama fu utile: la tensione tra Caracas e Washington divenne meno forte. ma, con il passare del tempo, Chavez (ri)prese ad attaccare gli Stati Uniti e a dileggiare Obama. Alla fine, quello in cui sperava il presidente Usa - una normalizzazione dei rapporti in vista anche della fase finale del regime castrista (appoggiato da Chavez) - non c'è mai stata. E la scomparsa di Chavez non ha contribuito a raggiungere l'obiettivo, visto l'avversione agli Stati Uniti del nuovo presidente Nicolas Maduro.

Il sorriso a Gheddafi

Non studiato, ma forse casuale l'incontro nei corridoi del summit dei G8 all'Aquila nel 2009. I due si stavano recando nella sala dove si sarebbe tenuta la cena offerta dal presidente Napolitano. Sulla porta si trovano uno di fronte all'altro. Non si evitano. Barack Obama tende la mano, il leader libico accetta, il presidente americano stringe infine la mano di Gheddafi tra le sue due mani.

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Due anni dopo, dopo la scoppio della rivolta di Bengasi, dopo la repressione nei confronti dei rivoltosi da parte di Gheddafi, Barack Obama è uno dei leader mondiali a volere la guerra per abbatterlo. Alla fine, il gesto distensivo fatto due anni prima non aveva cambiato la sostanza dei rapporti tra Usa e il regime libico. Gheddafi rimane un nemico. Cosa accadrà ora con Castro? Quella stretta di mano a Soweto è l'inizio di un nuovo rapporto tra Stati Uniti e Cuba?

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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