Gli errori di Barack Obama e la forza dell'Isis
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Gli errori di Barack Obama e la forza dell'Isis

La decapitazione di James Foley è stata una sfida alla Casa Bianca. L'Isis è ora una minaccia per gli Stati Uniti. Anche grazie agli errori del presidente

I raid americani contro l'Isis si sono intensificati dopo la diffusione del video della decapitazione di James Foley. Non si tratta solo di azioni “punitive”. Il Pentagono ha deciso di colpire con più forza le postazioni dei miliziani islamici nei pressi della diga di Mosul perché vogliono che peshmerga curdi la riconquistino. Toglierla dalle mani dei miliziani islamici sarebbe un importante successo militare.

Altri soldati americani a Baghdad

Il Pentagono ha anche annunciato che intende mandare altri 300 marines a Baghdad. Li richiede il Dipartimento di Stato per la sicurezza dell'ambasciata americana e per quella dell'aeroporto della capitale irachena. In questo momento ci sono circa 900 soldati americani in Iraq. Un piccolo contingente rispetto al passato, ma il dato significativo è che la presenza militare Usa continua a crescere.

Michael Morrel, l'ex numero due della Cia, ha detto che l'assassinio di Foley è stato il primo attacco terroristico contro gli Stati Uniti" da parte dell'Isis. Si e' trattato di un atto di violenza per intimidire gli Usa e indurli a mettere fine ai raid aerei in Iraq, ma – ha aggiunto Morrell - "penso che la nostra risposta dovrebbe essere, e' sara', di non arretrare".

Cosa farà Obama?

Lo scontro con l'Isis sembra essere destinato a un'escalation. Barack Obama potrebbe trovarsi coinvolto in un conflitto di ben più ampia portata di quello che abbiano conosciuto finora. Il riluttante guerriero dovrà decidere cosa fare. Finora la sua politica è stata caratterizzata dalla prudenza. Fattore che – secondo numerosi osservatori – ha portato a sottovalutare il pericolo rappresentato dall'esercito dello Stato Islamico in Iraq e Levante.

Per fermare i miliziani islamici, la Casa Bianca punta sulle armi fornite ai curdi e sui raid aerei. Potrebbe non essere sufficiente. Cosa farà allora Obama ? La sua prudente strategia finora ha dato pochi risultati. Anzi. La sua amministrazione è apparsa spesso in ritardo nella gestione delle crisi internazionali, incapace di recuperare il terreno perduto dopo lo scoppio dell'emergenza.

L'Isis e la crisi irachena è solo l'ultimo caso. Ecco gli altri.

GAZA - Nella crisi, gli Usa di Obama non sono sembrati interlocutori autorevoli. La spola nelle capitali della regione fatta dal segretario di Stato John Kerry non ha portato a quella tregua definitiva tra le parti a cui puntava la Casa Bianca. Gli israeliani non ascoltano più Obama e Hamas non l'ha mai ascoltato.

SIRIA - Per due anni, Obama ha lasciato che la guerra civile andasse avanti, poi, di fronte all'uso dei gas su donne e bambini, ha minacciato di bombardare l'esercito di Bashar al Assad. A causa dell'isolamento internazionale e interno (il Congresso era contrario) ha fatto marcia indietro. L'empasse è stata risolta dalla Russia di Vladimir Putin che, con grande abilità, ha giocato le sue carte (il piano di smantellamento delle armi chimiche dell'alleato siriano e il ricorso all'Onu) in modo tale da dare una nuova forza e credibilità internazionale a Mosca a discapito di quella di Washington. Hillary Clinton ha accusato Obama di non aver creato ''una credibile forza da combattimento fra coloro che si sono opposti al presidente siriano Bashar al-Assad ha lasciato un vuoto che ora i jihadisti hanno riempito'

LIBIA - Dopo aver abbattuto il regime di Gheddafi, gli Usa non sembrano essere in grado di gestire il futuro della Libia. Il paese è nel caos e i gruppi terroristici islamici si sono rafforzati. E'stato uno di questi a compiere l'attentato a Bengasi nel 2011 in cui persero la vita quattro americani, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens, morte alla quale si è arrivati dopo un'incredibile serie di errori da parte dell'apparato di sicurezza americano.

UCRAINA – Sotto accusa in questo caso la sottovalutazione da parte dell'amministrazione delle mosse di Vladimir Putin dopo l'inizio della crisi a Kiev. Mosca si è annessa la Crimea quasi senza che Washington se ne accorgesse. Secondo i repubblicani, Obama non ha mai alzato a sufficienza la voce contro il presidente russo. In realtà, ora le sanzioni americane ed europee contro Mosca iniziano a produrre degli effetti . La Russia appare più isolata e in difficoltà rispetto alla questione degli indipendentisti dell'est dell'Ucraina.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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