Lo strano caso dell’anziana rapinatrice di banca a Prato
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Lo strano caso dell’anziana rapinatrice di banca a Prato

Tira fuori una lama e chiede i soldi "per le medicine": porta via 4 mila euro e sparisce. Nella città toscana non è la prima volta

La pistola potrebbe averla rubata al nipotino. Troppo giocattolo, troppa plastica, troppo inverosimile. Erano circa le 12.30 del 10 marzo scorso quando la ragazza dietro al bancone della filiale di Prato della Cassa di risparmio di Lucca, Pisa e Livorno ha visto la signora con quella pistoletta in mano proferire la mitica frase che forse nel segreto ogni addetto allo sportello di una banca immagina che prima o poi ascolterà: "Questa è una rapina".

L’impiegata di via Bettino si è messa a ridere: "Ma signora, è uno scherzo? Dove pensa di andare con quell’affare lì?". La signora non si è persa d’animo. Ha alzato lo scialle beige (quegli scialli di una volta, con le frange lunghe), poi ha aperto il giubbotto nero e da una tasca interna ha tirato fuori una lama. Vera, stavolta. Ed è ripartita all’attacco: "Allora, questa è una rapina; mi dia tutti i soldi che ha e non mi faccia perdere tempo. I soldi! Mi dia i soldi che devo comprarci le medicine".

Per alcuni testimoni la lama era un taglierino, per altri un coltello da cucina. Comunque era un’arma vera e propria. Meglio non rischiare, dunque, come prescrive ogni regolamento bancario: mai adottare reazioni che possano mettere a repentaglio la sicurezza del personale o dei clienti. Tanto c’e l’assicurazione... Così la ragazza dietro al bancone, spento il sorriso, ha aperto il cassetto e ha messo sul bancone i 4 mila euro che aveva disponibili. La signora, che teneva sempre in bella mostra il taglierino-coltello con la destra, ha arraffato il bottino con la sinistra, ha sollevato lo scialle, ha aperto il giubbotto facendo sparire contanti, pistola giocattolo e coltello. I testimoni hanno detto che era agitata, che urlava frasi sconnesse e che quindi era meglio lasciarla andare senza fare nulla. Si è diretta con tutta tranquillità verso la "bussola", la porta elettrica all’ingresso delle banche, ed è uscita.
Le telecamere di sorveglianza l’hanno immortalata: cappello calato sugli occhi, occhialoni scuri, scialle a coprire il giubbotto. Un’aria tranquilla, quasi rassicurante. Niente di minaccioso insomma. Gli impiegati hanno guardato la signora uscire. L’hanno vista allontanarsi a piedi, camminando senza fretta, niente macchina rombante con il complice in attesa.

"La stiamo cercando, è ovvio. Ma non sarà facile trovarla" ammette il capitano Stefano Verlengia, comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri di Prato. Abituati a ben altre emergenze, la "nonna rapinatrice" con pistola giocattolo non turba i sonni degli sbirri. Non è una professionista, questo è ovvio, ed è probabilmente incensurata. Quindi, anche se la procura ha chiesto e ottenuto che le foto della signora fossero diffuse a mezzo stampa, i margini per rintracciarla sono ridotti. "No" continua Verlengia "non abbiamo messo le foto sui cruscotti delle auto, come si fa con i pericolosi criminali. La cerchiamo, certo: sia perché ha commesso un reato, sia perché, ed è la cosa più importante, potrebbe avere bisogno di aiuto, di assistenza. Le modalità della rapina ci fanno immaginare che la signora non stia bene. E comunque non credo che, se mai la dovessimo trovare, possa venire arrestata". Ovviamente le gesta dell’insolita rapinatrice tengono banco in una città di provincia. L’età della signora (chi dice sui 70 anni, chi meno) e la motivazione sostenuta nel corso del crimine ("I soldi mi servono per le medicine") hanno scatenato una botta di simpatia sui social network e sui siti d’informazione nei confronti della Bonnie toscana. "Viste le pensioni, non c’è da meravigliarsi" oppure "Grande nonnina!". Rospopratese scrive: "Se anche la riconoscessi, non la denuncerei mai". Manuele gli risponde: "Le banche ci rapinano tutti i giorni e nessuno le denuncia". E un tale chiosa: "Sono tutti solidali con lei perché ha rubato in una banca. E questo è il sentimento comune". Concorda Annamaria Stefani: "Credo che questo sia sintomatico di una situazione drammatica di cui non interessa niente a nessuno. Quando una persona anziana che ha vissuto secondo certi valori arriva a tanto vuol dire che siamo davvero arrivati a grattare il fondo...". Michele Fusi, direttore della filiale, tende ad annacquare l’aspetto sociale: "È stata una rapina come tutte le altre. Secondo me era una signora sui 50 anni, altro che 70. E comunque l’importante è che nessuno si sia fatto male. I miei impiegati sono stati bravi a cercare di calmare la signora e a eseguire le istruzioni previste. Non dovevano inseguirla perché non dobbiamo mai inseguire un rapinatore. Ripeto, hanno fatto quello che dovevano e non posso muovere loro alcun appunto".

Pochi mesi fa, a Prato, un altro pensionato aveva tentato di rapinare la tabaccheria di Alessandra D’Aurea, ma lei l’aveva inseguito. Come in una vera guerra tra poveri lui, scappando, si era rotto un piede e lei l’aveva facilmente raggiunto, costretto a restituire l’incasso e infine (come si diceva nelle antiche cronache) lo aveva "assicurato alla giustizia".

Dice Claudio Vannocci, direttore del sito "Notizie di Prato": "Questa vicenda disperata mi ricorda quella di un altro pensionato claudicante che, un paio di anni fa, tentò due volte di rapinare senza successo una banca, qui a Prato". Era un vecchietto con una camicia a maniche corte, che s’era messo a minacciare gli impiegati suscitando l’illarità generale e ricevendo, in risposta, l’invito a togliersi di torno. L’uomo, frastornato, si era allontanato salvo poi tornare il giorno dopo, ripresentandosi come improbabile rapinatore, e uscendo ancora sconfitto tra gli improperi di clienti e impiegati.
"Chissà, magari questa signora è la moglie di quel pensionato che non abbiamo mai trovato" dice sorridendo il capitano Verlengia.

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