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Antipolitica no, antipartitocrazia sì

Annalisa Chirico Antipolitica e antipartitocrazia sono due cose diverse. Ecco a voi un caso di scuola. Commissione Bilancio del Senato. Tra i diversi emendamenti alla manovra presentati dai senatori radicali spuntano: * L’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, ovvero di …Leggi tutto

Flash mob davanti a Montecitorio oggi 29 luglio 2011. Un gruppo di giovani della ''Rete della sinistra diffusa'' ha messo in scena, per protestare contro ''una manovra che taglia solo sui piu' deboli'' l'abbattimento di un muro fatto di cartone, ''il muro della casta politica italiana''. I manifestanti, studenti, universitari e precari, hanno messo davanti al Parlamento italiano un muretto simbolico costruito con scatole di cartone per poi abbatterlo. ANSA/FABIO CAMPANA

Antipolitica. Flash mob davanti a Montecitorio oggi 29 luglio 2011. Un gruppo di giovani della ''Rete della sinistra diffusa'' ha messo in scena, per protestare contro ''una manovra che taglia solo sui piu' deboli'' l'abbattimento di un muro fatto di cartone, ''il muro della casta politica italiana''. ANSA/FABIO CAMPANA

Annalisa Chirico

Antipolitica e antipartitocrazia sono due cose diverse. Ecco a voi un caso di scuola.
Commissione Bilancio del Senato. Tra i diversi emendamenti alla manovra presentati dai senatori radicali spuntano:

* L’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, ovvero di quel sussidio che i contribuenti italiani versano, volenti o nolenti, ai partiti (anche a quelli non più in Parlamento);
* La privatizzazione di mamma RAI, ovvero di quel carrozzone lottizzato dai partiti e dagli amici dei partiti;
* L’abrogazione dell’esenzione Ici per gli enti religiosi che svolgono attività commerciali e così competono in modo sleale con quanti le tasse devono pagarle (risparmio previsto tra i 400 e i 700 milioni di euro).

Sulla prima misura si dà il caso che, quando i cittadini italiani ebbero modo di esprimersi, dissero a larga maggioranza che i partiti dovevano reggersi sulle proprie gambe e non sulle tasche loro. Pure sulla seconda misura, quando i cittadini ebbero modo di esprimersi (ancora con una consultazione referendaria radicale), la volontà popolare si schierò a favore della privatizzazione della RAI. I partiti, come da copione, se ne infischiarono.

Allora, vi chiederete, che ne è stato degli emendamenti radicali? Sono stati respinti. Agli strali (ampiamente mediatizzati) degli alfieri dell’antipolitica ha fatto da contraltare un misto di voti contrari, di non partecipazione al voto o di astensione (che in Senato equivale al voto contrario), come quella della roboante Idv a proposito della “santa evasione”.
Allora, vi chiederete, come hanno potuto gli alfieri dell’antipolitica lasciarsi sfuggire l’occasione di abolire, d’un sol colpo, una siffatta congerie di privilegi? Ebbene, hanno potuto. Hanno dismesso gli abiti dell’anticasta per indossare quelli della casta. Con nonchalance, che nella vita la nonchalance conta, e nel silenzio dei media così solerti a riprendere in grande evidenza gli strali del tribuno di turno e così complici (salvo rare eccezioni) nel celare ai cittadini l’inganno perpetrato a loro insaputa.
L’antipolitica e l’antipartitocrazia sono due cose diverse. La prima si nutre di apparenza, la seconda di sostanza. Alla prima basta essere demagogicamente convincente, suadente, annichilente; la seconda è pronta ad essere impopolare a costo di non essere antipopolare.
Tra i banchi della prima ormai non c’è più posto: tutti, a destra come a sinistra, bramano l’ambita palma dell’ “antipolitico dell’anno”. Profluvi di indignazione contro la spigola a buon mercato, il ricambio di posate, le auto blu ingolfanti e gli ingombranti parlamentari, che vanno dimezzati. Anzi, evirati.
Tra gli antipartitocratici invece i posti vuoti abbondano. In una solitudine, che se solo venisse ripresa da tv e giornali quanto – che ne so – l’ultima cazzata sparata da un dipietrolaqualunque, restituirebbe ai cittadini il diritto a una piena conoscenza. A quel punto sarebbe ancora possibile salvare la politica e sferrare un colpo, questo sì mortale, alla partitocrazia. Se solo i cittadini sapessero.
www.annalisachirico.com

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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