Angela Merkel, lascia o raddoppia?
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Angela Merkel, lascia o raddoppia?

La NATO sdogana l’idea di una Germania più forte militarmente, mentre in patria girano voci sul futuro politico del Cancelliere tedesco. Ma la vera partita da vincere si chiama Unione Europea

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“…e adesso invaderanno la Polonia” è la battuta più caustica e gettonata che viene ai tedeschi da quando hanno vinto il mondiale brasiliano. Ma quest’apparente boutade rivela molto più di quanto si pensi, e cioè che la supremazia tedesca in Europa e nel mondo è reale, va ben al di là di una schiacciante vittoria calcistica e piace tanto quanto preoccupa.

In un’intervista di ChristianeHoffmann e Christoph Schultz al settimanale tedesco Der Spiegel, il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ha appena sdoganato il possibile nuovo corso della politica estera della Germania. Un nuovo corso che prevede il riarmo.

 

Rispondendo alla domanda se Berlino debba essere più attiva e più militarmente impegnata in campo internazionale (come auspicato dallo stesso presidente tedesco, Joachim Gauck), Rasmussen usa queste parole: “La Germania ha bisogno di questo dibattito. Posso capire la gran cautela tedesca quando si tratta del dispiegamento militare in campo internazionale, a causa del suo passato. Ma è giunto il momento per la Germania di affrontare il discorso. Anche l’Europa è pronta. L’obiettivo dovrebbe essere quello di sviluppare una visione comune su come dovrebbe manifestarsi il nuovo ruolo tedesco”.

 

Un nuovo ruolo che in parte si è già manifestato. Piace, ad esempio, in patria che nella crisi ucraina l’Europa non abbia altro accento se non quello tedesco. E piace che nei colloqui viennesi con l’Iran sul nucleare, sia inaspettatamente il ministro degli esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier, a fare le prime valutazioni del gruppo di potenze mondiali e a suggerire la linea da tenere.

 

L’influenza tedesca nel mondo politico occidentale è dunque tangibile e di anno in anno cresce e si rafforza. Fino al punto da spingere un governo tendenzialmente pacifista a pensare di rivedere anche la propria politica militare. Ma il punto dirimente non è l’esercito.

 

La leadership tedesca di Angela Merkel
Come noto, i tedeschi hanno contribuito sin troppo alla storia politico-militare d’Europa e l’Europa ha trovato nella Germania la propria croce e (ben poca) delizia. Tralasciando le passate aspirazioni di dominazione, è innegabile che mai come oggi la leadership europea in campo politico-economico, e in parte anche sociale, sia dominata nel bene e nel male dalla Bundesrepublik Deutschland. Il protagonismo assoluto di questa recente fase economica, ad esempio, ha avuto e ha come faro Berlino e le decisioni del suo Cancelliere.

 

E forse è proprio questa l’arma in più dei tedeschi, una donna chiamata Angela Merkel, che sta caratterizzando la Germania del nuovo millennio più di quanto abbiano fatto i suoi predecessori. Mai così popolare come oggi, investita dall’elettorato per un terzo trionfale mandato, al centro delle dispute tra Est e Ovest, ormai è lei il dominus incontrastato nel Vecchio Continente, sempre più decisa a lasciare un segno - quanto profondo lo vedremo - nella storia con la esse maiuscola.

 

È lei l’unica donna a poter entrare nello spogliatoio tedesco e a rubare la scena persino alle glorie della nazionale. Lei la moglie tradita dell’alleato americano, che si permette di cacciare da casa la CIA e di dare una lezione di politica internazionale agli Stati Uniti, insegnandogli come ci si comporta tra alleati. Lei ancora l’unica che mantiene da anni una linea più che diretta con Vladimir Putin e Barack Obama, i quali probabilmente nutrono per Angela la stessa stima e il medesimo rispetto che nutrono per se stessi. Sempre lei che ha permesso alla Germania di contare quasi quanto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU fino a creare la formula del “5+1”.

 

Lei, insomma, è quell’“uomo in più” da cui tutti sono abbagliati, capacissima ad applicare il soft power anche per via di quel suo essere morigerata e mai frivola, un dettaglio non irrilevante per le democrazie moderne, che marca la differenza con molti suoi colleghi. Con la sua tempra coriacea, di cui ha dato ampie dimostrazioni nella più che riuscita operazione di guidare l’industria tedesca in controtendenza negli anni bui della crisi economica globale, Angela ha ormai sedotto mezzo mondo.

 

Rinunciare o rilanciare il potere?

Ma sempre l’autorevole Der Spiegel, citando alti dirigenti della CDU, il partito di Angela, lancia oggi un altro scenario, del tutto opposto a quanto sostenuto sin qui. Uno scenario che vedrebbe Frau Merkel lasciare anticipatamente il potere, proprio nel momento di massima gloria. Il settimanale somministra, infatti, ai lettori l’ipotesi di un ritiro volontario della Cancelliera, ora che è all’apice del prestigio e della popolarità in Europa e nel mondo. Quest’ipotesi ventilata da più parti è certamente suggestiva, ma in realtà non fa altro che accrescere il mito e la forza della Cancelliera stessa, percepita ormai da tutti i tedeschi come componente irrinunciabile e irremovibile del loro successo. E, dunque, destinata a durare.

 

La si vorrebbe alla guida dell’ONU o dell’Unione Europea, dicono al Der Spiegel, ma Angela Merkel sa bene che la residenza ufficiale del Cancelliere - dall’impronunciabile nome Bundeskanzleramtsgebäude - è oggi il posto più influente del mondo occidentale, dopo la Casa Bianca.

 

La Germania alla conquista d’Europa

Ma non basta. Perché il gioco non è più a livello nazionale: la Germania ormai pensa a livello globale e punta sì all’Unione Europea, ma in un senso assai più ampio. Dopo che l’Europa gli ha voltato le spalle sulle teorie economiche dell’austerity - bocciate a gran voce da numerosi economisti e anche dall’Italia di Matteo Renzi - adesso la vera conquista strategica per i tedeschi è la creazione di un vero centro di potere in seno all’Unione, che possa influenzare ancor più i destini del continente.

 

Quando e se l’UE riuscirà a dotarsi di un governo politico centralizzato, dove 380 milioni di cittadini voteranno un gruppo dirigente che decide davvero per tutti i 28 Stati membri, quando avrà posto le basi anche per un esercito europeo nel segno della strategia NATO di “una organizzazione, due pilastri” che si chiamano USA e UE, forse solo allora Angela Merkel potrebbe lasciare, consegnando alla storia un’eredità pesante. Ma poiché quel giorno potrebbe anche non essere lontano e dato che Angela continua a vincere tutte le competizioni a cui partecipa, potrebbe anche ripensarci ed essere tentata di sedere in uno scranno ancora più alto. Über Alles, appunto.

 

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Luciano Tirinnanzi