Andrea Di Stefano: 'Così cambierò la politica lombarda'
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Andrea Di Stefano: 'Così cambierò la politica lombarda'

Affare Sea, sanità lombarda, politiche per il lavoro, buono scuola, infiltrazioni mafiose: le idee per il Pirellone di un candidato contro

Mentre a livello nazionale scoppia la polemica sulla foto che ritrae Bersani e il suo entourage col pugno chiuso (il segretario s'è affrettato a giustificarsi e modificare l'immagine ), sorprenderà scoprire che – alle latitudini lombarde – qualcuno di sinistra c'è davvero. Andrea Di Stefano - giornalista di Radio Popolare, autore, docente di economia, direttore della rivista “Valori” legata alla Banca Popolare Etica – è l'uomo proposto da Rifondazione Comunista alle primarie del centro sinistra per la guida della Regione Lombardia.

Poco dopo la sua candidatura, girava una battuta tra gli stessi addetti ai lavori: “Ma chi è?”. Poi, al primo confronto pubblico di novembre, Di Stefano, barba lunga e felpa blu con su scritto “Obama”, è salito silenzioso sul palco e senza tante cerimonie ha sbaragliato gli altri due sfidanti, Ambrosoli e Kustermann, parlando a braccio di dieci proposte concrete, illustrate nel dettaglio. Al termine del suo intervento, il gelido auditorium milanese s'è acceso, applaudendolo per diversi minuti. Il pd, che sosterrà Ambrosoli, ha iniziato a preoccuparsi. Lui s'è tagliato la barba, s'è infilato una giacca e ha iniziato a battere il territorio con incontri pubblici, in luoghi e contesti che molti giudicano “troppo schierati a sinistra”. Partiamo da qui
Non teme che, in questo modo, possa perdere il bacino di voti “moderati” e di centro?
No. In questo preciso momento storico in regione abbiamo bisogno di fare una chiarezza nel segno della discontinuità. Il pubblico di centro-sinistra vuole nitidezza. Inoltre, molte delle mie proposte sono valide per tutti, non solo per i cittadini di sinistra.

Lei guarda al bacino dei voti dei grillini? Che ne pensa di Cinque stelle?
Ho proposto un confronto pubblico con loro sui temi dei programmi. Penso che gli elettori del movimento non siano espressione di una lettura anti-politica o antidemocratica. Ci sono molti punti in comune con loro, soprattutto sul concetto di partecipazione civica

A proposito di questo, le primarie si sono trasformate in “civiche”, con un avvio piuttosto concitato. Biscardini, Pizzul e Cavalli si sono ritirati, in favore di Ambrosoli. Lei ha parlato di “accordi da vecchia politica. Il pd sembra che drenerà i voti delle province sull'avvocato.
Io credo, al contrario, che i circoli pd siano in grossa difficoltà nello schierarsi. Molti mi hanno comunicato che voteranno per me, anche se non sono iscritto al partito. La militanza “old style” non c'è più. Se dovessi perdere, c'è un impegno formale a collaborare insieme. Lo abbiamo sottoscritto tutti e tre: l'uno a disposizione dell'altro.

Qualcuno le ha chiesto di ritirasi in cambio di qualcosa?
(pausa) No.
Era reale, come si diceva settime fa, l'ipotesi di un accordo tra lei e la Kustermann per un ticket: un passo indietro della ginecologa in suo favore?
No. Non so chi abbia messo in giro questa voce.
Che ne pensa dell'esito delle primarie nazionali? Al primo turno ha votato per Vendola, al secondo per Bersani.
Mi ha felicemente sorpreso la grande partecipazione anche al secondo turno. È un dato molto positivo e indicativo. In quanto a Renzi, trovo che il discorso sulla rottamazione non sia sufficiente per esprimere una proposta politica. Credo che il sindaco di Firenze sia incapace di garantire un efficace intervento pubblico di regolamentazione del sistema economico. Che vuol dire liberista? Temo ci sia un po' di sudditanza culturale nei confronti di certe ideologie economiche, non solo di renzi, ma anche di molti esponenti del pd. L'interprete di questa filosofia liberista è stato Formigoni, ma solo a parole. Il terremoto politico, comunque, non si è ancora stabilizzato. Vedremo in futuro il reale peso politico del 40 per cento renziano.

L'affare Sea. Sull'ipotesi di una partecipazione regionale, dopo il pasticcio della mancata quotazione, lei si è mostrato perplesso.
Lo sono. Manca una strategia globale sul trasporto aereo. La proliferazione dei costi e l'offerta in concorrenza è priva di senso, per cui non si comprende la ratio della terza pista di Malpensa se non c'è, al riguardo, una politica precisa.

Di chi è stata la colpa?
Un mix di responsabilità, nel conflitto tra provincia e comune. È fallito il progetto di scambio quote e i conti in affanno della Provincia non hanno aiutato. Forse, avendo avuto più tempo, si sarebbe potuto progettare una società unica e un contenimento delle spese.

Sanità. C'è una grande polemica su pubblico e privato. Intende mantenere il miliardo di euro di spese discrezionali attualmente a bilancio?
No. Intendo rivederlo, ridurlo e renderlo finalmente trasparente. Assieme a una politica di revisione degli accreditamenti e una correzione della distorsione dei rimborsi delle prestazioni.

Il vecchio assessore, Luciano Bresciani, inaugurò un progetto per digitalizzare il lavoro medico e coordinarlo in rete, in modo da tagliare le spese. Lo conosce?
Certamente. Bresciani avviò una sperimentazione molto interessante sulla telemedicina e l'assistenza domiciliare per i malati cronici, finanziata da fondi europei. Io intendo proseguire in questa strada. E intendo coinvolgere il massimo esperto italiano su questo: Edwin Morley Fletcher

Istruzione. È favorevole al dote scuola?
No. Non ci possiamo più permettere il lusso: abbiamo fondi scarni e problemi più gravi: la gran parte delle strutture scolastiche sono fatiscenti. Il buono scuola ci è costato, dal 2001 a oggi, 427 milioni di euro. Formigoni apri 12 sedi di rappresentanze all'estero. Io ne chiuderei 11, lascerei quella di Bruxelles e dirotterei il denaro risparmiato anche sull'edilizia scolastica.

Infrastrutture. Ha espresso dei dubbi sui progetti in project financing tipo BreBeMi che, non essendo sostenibili, rischiano di ricadere sulle finanze pubbliche e sul territorio. Alternative?
Tutto ciò che non gravi, ulteriormente, sulle tasche dei cittadini. Ci stiamo lavorando.
Expo. Lei ha parlato di claim vuoto “Nutrire il pianeta”. Con quali contenuti e proposte intende invece riempirlo?
Innanzitutto, per contrastare il grosso problema delle infiltrazioni mafiose, ho proposto un sistema di “White list” di aziende certificate. E un controllo che prosegua durante i lavori, per monitorarne la trasparenza con l'attività di sportelli di legalità territoriale che operino in sinergia con la polizia giudiziaria e le forze dell'ordine. Riguardo ai contenuti, invece, l'esempio viene dall'estero con le “smart city” e lo “smart planet”. Ideare delle tecnologie vincenti, studiando i processi della natura. Penso all'utilizzo degli scarti agricoli, alla costruzione di fibre naturali da mettere in commercio. La green economy è superata. Io m'ispiro alla blue economy di Gunter Pauli (tecnologie ispirate dal funzionamento della natura: minore impiego di capitali e maggiore flusso di reddito).

Lavoro. Ha parlato di reddito minimo di cittadinanza che è iniziativa legittima, ma tampona l'emorragia disoccupazionale attuale. Progetti invece per lo sviluppo?
Sono molto cauto sull'enfasi che si dà alla politica delle start-up, oggi. Prima dobbiamo cercare di sviluppare una strategia economica sull'esistente: efficientamento energetico, mobilità elettrica commerciale, estensione dell'area C. A livello internazionale si parla del fatto che è possibile mettere a punto volani finanziari. Penso all'esempio francese dove si sono introdotti investimenti a tasso zero per l'energia degli edifici. Una politica che sta avendo molto successo e può essere di stimolo alla crisi del settore edilizio. Sono onesto: occorre del tempo e piani di lungo termine, dentro un chiaro perimetro di regole.

Ha parlato di riforma dell'Arpa cui Formigoni aveva sottratto i poteri giudiziari, ma anche di eccesso di inceneritori (13 in Lombardia). Come intende gestire il ciclo dei rifiuti?
Con l'incremento della raccolta differenziata, e piccoli impianti di biogas che lavorino il rifiuto organico. Modello già imposto in Germania e che è stato in grado di sviluppare anche occupazione. Del resto mi muovo sull'indirizzo del precedente Assessore Belotti (Lega) che aveva proposto la moratoria agli impianti.

Alessandra Kustermann parla di agende politiche dove la donna è inesistente. Ha proposte in questo senso?
Voglio introdurre le quote rosa per la giunta e la dirigenza: 50 per cento di figure femminili. Bisogna ripensare anche a un miglioramento della 194 e porre argine all'eccesso di obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere pubbliche. Sul welfare, invece, occorre ridefinire le politiche sociali, e pensare a indirizzi precisi sul territorio, anche in termini di strutture, lavorando con le amministrazioni locali.

Il volontariato è una realtà molto presente sul territorio lombardo. Adele Teodoro, una ginecologa di Milano appena designata “Cavaliere del Lavoro” dal presidente Napolitano, si occupa, gratuitamente, della prevenzione delle detenute nelle carceri di Genova. Una sperimentazione che è stata protocollata dalla regione Liguria. Che ne pensa di iniziative del genere in Lombardia?
Sono assolutamente d'accordo. Se vi fosse la possibilità di erogare dei fondi regionali si potrebbero sperimentare molte iniziative simili.
Legalità: è il punto forte di Ambrosoli. Lei intende mantenere i 500mila euro del finanziamento per la legge 2 approvata nel 2011, ma mai attuata sulle “Azioni orientate verso l’educazione alla legalità?
Bisogna riesaminare bene i finanziamenti. A livello generale, avvierei degli sportelli territoriali, anziché delle commissioni antimafia centralizzate.

In alcune società partecipate della Regione, come Aler (che gestisce le case popolari) vi è una situazione di illegalità spaventosa. Cosa intende fare?
Azzererei gli organismi e i vertici di Aler. E inaugurerei una politica di trasparenza.
Attuerà dei tagli in consiglio, sul numero e sulle loro retribuzioni, qualora diventasse Presidente?
La Lombardia non è il Lazio e il vitalizio è già stato abolito. Ma una politica di revisione dei costi, in tal senso, è doverosa.

Salverebbe qualcosa della lunga amministrazione formigoniana?
Come ho già detto, le sperimentazioni in Sanità attuate dall'ex assessore Bresciani.

Chi le piacerebbe, come sfidante, tra Albertini e Maroni?
Senza dubbio Maroni. Sarebbe una competizione più difficile, ma certamente più trasparente. E poi, in questo modo, stanerei la Lega che si riempie tanto la bocca di politiche sul territorio, ma poi è frenata dai compromessi col Pdl.

La prima cosa che farà, una volta eletto?
Chiuderò le 11 sedi di rappresentanza all'estero. Lasciarei solo quella di Bruxelles.  

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Paola Bacchiddu