Alfano, ecco qui la macchina del fango
ANSA /Matteo Bazzi
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Alfano, ecco qui la macchina del fango

Lo "scandaloso" articolo che Panorama sta preparando: un ritratto del vicepremier già bollato, senza sapere, come metodo Boffo

 

C’è un effetto collaterale particolarmente insopportabile dell’anti-berlusconismo. Non riguarda l’economia, la giustizia, i diritti civili. No, tocca la più controversa delle professioni: il giornalismo.

Nell’interpretazione dei salotti buoni e dei circoli intellettuali (è noto: l’Italia è un paese che ragiona a sinistra ma vota per la destra) praticare il mestiere nei fogli progressisti è esercizio libero e sincero della professione. Fare viceversa il giornalista in una testata moderata significa automaticamente essere macchinisti del fango, produttori di dossier falsi, killer dell’informazione, servi del padrone Berlusconi. Per intenderci: se Repubblica azzanna il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri per il caso-Ligresti, i suddetti salotti e circoli plaudono alla ferocia informativa; se Panorama pubblica le foto di Nichi Vendola, festante, a tavola, con il giudice che l’ha assolto dall’accusa di abuso di ufficio, uno scoop diventa il vile attacco a un avversario politico.

È fango (questo sì) al quale tutti noi di Panorama siamo abituati. Fortunatamente, abbiamo buone docce che lavano via qualsiasi letame. L’acqua è il lavoro: scoop puntuali, verifica delle notizie, inchieste riprese dalle migliori testate internazionali, autorevolezza delle nostre firme. E la circostanza, inequivocabile, che qui lavorano persone perbene e di varia estrazione, che esprimono le più diverse idee politiche e culturali. Altro che pensiero unico, insomma, altro che servi del Cavaliere.

La notizia è che anche i «diversamente berlusconiani» si sono iscritti alla lista dei delatori. Ad Angelino Alfano, vicepremier e ministro dell’Interno, vengono attribuite da vari giornali frasi (a cominciare dal Corriere della sera) mai smentite in cui sostiene che Panorama è pronto ad attivare per i «lealisti» del Pdl il cosiddetto «Metodo Boffo». Starebbe insomma preparando un dossier pieno di illazioni e bugie con l’unico scopo di screditare lui, i suoi alleati e persino le persone a lui care. Sono fandonie, queste, che non meriterebbero replica se non svilissero il lavoro, serio e sincero, di professionisti qualificati. Su Panorama in edicola da giovedì 14 novembre ci sarà  semplicemente un ritratto di Alfano, accompagnato, peraltro, da un altro ritratto, uguale e contrario: quello del suo più forte competitore, Raffaele Fitto. Tutto qua, anzi no.

Le esternazioni non smentite di Alfano sono ancor più gravi perché prestano il fianco a giornali dichiaratamente e ossessivamente antiberlusconiani di usarle strumentalmente. Sul Messaggero del 12 novembre il direttore, Giorgio Mulè, spiega categorico che a Panorama «non sono mai stati fatti dossier», questa «è un’accusa inaccettabile, falsa e inquietante». Un’ora dopo sull’Huffington Post, del gruppo Repubblica-l’Espresso (che proprio oggi, non caso, ospita su Repubblica una paginata sul metodo Boffo rilanciando le dichiarazioni non smentite di Alfano), ecco il seguente, tendenzioso, titolo: «Cosa vuol sapere Panorama di Alfano? Il direttore non parla di Metodo Boffo ma ammette che sta lavorando a un’inchiesta sul vicepremier». Appunto: chi è che fomenta il venticello della calunnia? Chi è che semina illazioni e bugie proprie del «Metodo Boffo»?

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Carlo Puca