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Adozioni estere: inchiesta chiusa, scandalo aperto

La Procura di Savona contesta l'associazione per delinquere e la truffa a un ente che operava tra Italia e Kirghizistan. Come denunciò Panorama

A raccontare la storiaccia delle adozioni in Kirghizistan fu Panorama, nel febbraio-aprile 2014. Oggi la Procura di Savona, dopo avere riunito i vari filoni d'inchiesta che erano stati aperti nelle città dove alcune delle famiglie coinvolte avevano denunciato di essere state ingannate (da Mantova a Pisa e Bergamo, fino a Roma), ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti dei responsabili dell'Associazione Airone onlus.

Sono cinque gli indagati che adesso rischiano il processo, e tra loro l'allora presidente di Airone, Silvia La Scala, la sua ex vicepresidente Orietta Maini (oggi presidente del nuovo Airone Onlus, società che si “ispira ai principi di solidarietà umana” e si occupa tra le altre cose di “promuovere e sostenere l’affidamento familiare, l’adozione nazionale e internazionale …”), la dipendente Inna Troukhan e i due referenti esteri dell'organizzazione. L'inchiesta si è concentrata a Imperia perché l'Airone, fondata nel 1991, aveva la sede principale ad Albenga.

Tra 2011 e 2012 molte famiglie italiane avevano dato mandato di un'adozione internazionale all'ente L'Airone, e nel giugno di tre anni fa una ventina di coppie era stata indirizzata dall'ente a un’adozione in Kirghizistan. Le coppie avevano pagato in media 11 mila euro (escluse le spese di viaggio), e una volta arrivate a Biskek, la capitale kirgiza, erano state prese in carico da referenti locali dell’Airone.

Stando alle denunce di alcune delle coppie coinvolte, e come testimoniato dallo stesso ex ambasciatore italiano in Kazakistan, Alberto Pieri, questi referenti avevano condotto gli italiani attraverso un lungo, inconcludente tour fra il tribunale di Biskek e un orfanotrofio.

Qui gli aspiranti genitori avevano prima incontrato bimbi non adottabili, in quanto i loro genitori non erano affatto consenzienti all'adozione, o perché già abbinati ad altre coppie, e successivamente avevano presenziato a "finte udienze" di fronte a sedicenti funzionari che in seguito si era scoperto essere figuranti.

A Panorama una coppia aveva raccontato che, già da quel primo contatto, alcuni bimbi avevano rivelato gravi condizioni di salute. A quel punto, sempre stando al racconto delle coppie, i referenti kirghizi avrebbero proposto loro di "cambiare" gli abbinamenti con i bimbi affetti da patologie e "acquistare” bambini diversi da quelli per i quali il centro aveva consegnato la documentazione ufficiale. Tale documentazione risultava essere comunque gravemente incompleta (mancavano le date e il nome dei futuri genitori).

Nessuna coppia, comunque, era mai riuscita a tornare a casa con il figlio "adottato": perché, come si sarebbe scoperto più tardi, nessuna delle domande di adozione delle coppie italiane era mai stata depositata ufficialmente in Kirgizistan.

Insomma, i referenti dell'ente avevano messo in atto comportamenti così anomali e tanto opachi che, quando il caso Kirghizistan era emerso a seguito delle denunce delle coppie, la Commissione per le adozioni internazionali (Cai), cioè l'ente pubblico che dipende dalla presidenza del Consiglio e dovrebbe sorvegliare sull'operato dei centri adozione, nel marzo-aprile 2014 aveva revocato tutte le autorizzazioni all'Airone.

Oggi l'inchiesta finalmente è chiusa. Ora si vedrà se il giudice riterrà di disporre il rinvio a giudizio per gli indagati. Intanto alcune delle famiglie coinvolte nel caso (che si costituiranno parte civile nell'eventuale processo) criticano l'operato anche della Cai, dalla quale non si sono sentite adeguatamente tutelate in nessuna fase dell'iter adottivo: come è stato possibile che venissero inviate ben 20 coppie in un Paese "nuovo" nell'ambito delle adozioni internazionali senza che nemmeno una sola pratica si fosse conclusa positivamente? Come mai nessuno alla Cai ha visto le palesi irregolarità nelle documentazioni relative agli abbinamenti provenienti dal Kirghizistan?

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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