272 nuovi vigili da scrivania: beffa al comune di Roma
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272 nuovi vigili da scrivania: beffa al comune di Roma

A causa del ritardo di un giorno nella richiesta di appello presentata dall'Avvocatura del comune, 272 uomini della polizia locale saranno promossi a funzionari, svuotando le strade e aggravando il bilancio della città

 

Di tutto aveva bisogno in questo momento il sindaco Ignazio Marino tranne che di un “regalo” del genere. Al bilancio dissestato di Roma Capitale sta per aggiungersi un nuovo fardello. Relativamente piccolo per ora, almeno in confronto al resto, ma assai grave per le sue implicazioni future, fra cui il rischio di un vero e proprio assalto alle promozioni da parte del personale del Campidoglio.

   La vicenda riguarda 272 vigili urbani che nel lontano 2003 risultarono idonei (ma non vincitori) in un concorso interno per un posto da funzionari. Ora, poiché nel frattempo la pianta organica non è stata riempita del tutto (nonostante la promozione di ben 1.600 candidati che ebbero allora il massimo del punteggio) anche quelli con punteggio più basso hanno fatto ricorso, chiedendo il passaggio all’agognata “categoria D”, che significa in sostanza un aumento di stipendio mediamente di  300 euro lordi a testa e mansioni di livello più elevato. Come se non ci fossero già troppi vigili negli uffici e troppo pochi in strada.

   In primo grado il giudice del lavoro ha dato loro ragione, con una sentenza che presenta, a quanto spiegano gli esperti, diversi punti deboli, non ultimo il fatto che nel frattempo la legge è cambiata e non è più possibile effettuare infornate di questo tipo senza passare per un concorso aperto a tutti. Per questo era considerato quasi scontato che in appello la decisione sarebbe stata rovesciata. Ma proprio qui pare si sia verificato l’intoppo. Il termine per fare appello scadeva, a quanto risulta a Panorama.it, il 24 marzo, mentre l’avvocatura di Roma Capitale (guidata da Rodolfo Murra, che proprio il sindaco volle fortemente in quella posizione, e  composta da ben 23 avvocati fra i più pagati d’Italia) avrebbe presentato la richiesta solo il giorno successivo.

   La sentenza di primo grado dovrebbe dunque diventare definitiva non appena il giudice darà un’occhiata alle date e certificherà che il termine ultimo per l’appello è stato superato. Fatti due conti, la novità costerebbe a Roma Capitale una cifra fra 900 mila e un milione di euro l’anno, da oggi fino a quando i 272 promuovendi non andranno in pensione.  Una prospettiva che sta già mettendo a rumore il mondo politico romano. “Se davvero questo fosse l’esito della vicenda” ha detto la capogruppo del Nuovo Centrodestra Sveva Belviso “ritengo che il capo dell’avvocatura Murra debba chiedere scusa e dimettersi”.

   Rivendicazioni simili a quelle dei vigili, oltretutto, covano in gran quantità fra i dipendenti del Campidoglio. E se si sparge la voce che vincere è facile il sindaco Marino rischia di essere sommerso dalle cause. Con danni sia economici che organizzativi anche nel caso l’avvocatura ricordasse d’ora in poi di fare ricorso nei tempi giusti.

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Stefano Caviglia