Nell'attentato terroristico a Parigi l'ennesimo fallimento dell'integrazione a tutti i costi
(Ansa)
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Nell'attentato terroristico a Parigi l'ennesimo fallimento dell'integrazione a tutti i costi

Attacco a colpi di machete sotto la redazione di Charlie Hebdo, come 5 anni fa. Nulla è cambiato, nulla abbiamo imparato

Ancora terrorismo, ancora Parigi, ancora la redazione di Charlie Hebdo. La capitale francese oggi è tornata indietro nel tempo a 5 anni fa giorno della strage alla redazione del giornale satirico costata 12 morti. Oggi un pakistano, musulmano, con piccoli precedenti penali, si è recato nell'XI arrondissement, in Boulevard Richard Lenoir proprio dove si trovava la vecchia sede di Charlie Hebdo e ha colpito con un machete i presenti ed alcuni passanti.

Primi a finire sotto i colpi della lama tra grida infernali due giornalisti di un'agenzia di stampa la cui redazione si trova accanto a quella del giornale satirico. A quel punto è cominciata una caccia all'uomo con il terrorista ed un complice che lungo la fuga hanno ferito in maniera lieve altri passanti.

Un attentato terroristico che arriva non a caso dopo che, in occasione del via al processo per gli autori della strage del 2015, il rionale ha deciso di ripubblicare le famose vignette satiriche su Maometto che scatenarono la furia del terroristi. Da quel giorno la redazione che si trova in un luogo tenuto segreto è stata come nel 2015 oggetto di minacce (due gironi fa una dirigente è stata posta sotto scorta dopo aver ricevuto intimidazioni gravi e circostanziate secondo la Polizia Francese) sempre da parte di fondamentalisti islamici. Minacce di cui l'attentato di oggi è solo la logica conseguenza.

Ma anche la prova che in 5 anni non è cambiato nulla. Che c'è ancora qualcuno per cui una vignetta satirica su Maometto diventa ragione sufficiente per uccidere, anzi, un diritto se non un dovere. E il suo identikit alla fine è sempre il solito: giovane, musulmano, pregiudicato, non perfettamente e realmente integrato nel mondo occidentale.

Nulla è cambiato e purtroppo nulla abbiamo imparato. L'accoglienza senza limiti sembra essere un obbligo non contestabile (altrimenti come minimo si è razzisti), ma poi come dimostra quanto successo in settimana non esiste un vero e proprio progetto di integrazione.Li facciamo entrare tra sorrisi ed applausi per poi vederli sparire e finire chissà dove. Fino, nei casi limite, a ritrovarli un giorno con un machete in mano alla ricerca di qualcuno da ammazzare.

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