Nashville: giochi di potere a ritmo country

Nashville: giochi di potere a ritmo country

Cominciamo dai dati fondamentali e, se volete, anche un po’ noiosi. Nashville è una nuova serie della ABC creata dalla brava Callie Khouri, già vincitrice del Premio Oscar per la sceneggiatura di Thelma & Louise. Inutile dire che il …Leggi tutto

Cominciamo dai dati fondamentali e, se volete, anche un po’ noiosi. Nashville è una nuova serie della ABC creata dalla brava Callie Khouri, già vincitrice del Premio Oscar per la sceneggiatura di Thelma & Louise. Inutile dire che il centro dell’azione è la città di Nashville, città che come ci ha già spiegato grazie all’omonimo film il grande Robert Altman nel 1975 è il fulcro, il cuore pulsante della musica country. E qui dobbiamo aprire una piccola parentesi. La musica country negli Stati Uniti è un fenomeno di enormi dimensioni. Vero è, come vuole la vulgata, che il country equivale un po’ al nostro liscio, ma c’è da fare i conti con un mercato molto più grande e soprattutto con un’evoluzione del genere che tenta ancora oggi di essere al passo con i tempi. Il country non è rimasto a fare i conti solo con Romagna Mia ma, al fianco dei grandi nomi del passato, trova in continuazione nuove leve che cercano di avvicinare la loro musica a quelli che sono i gusti del nuovo pubblico. Negli States il country è un’industria che sposta milioni di dollari, ancora molto fiorente e con un grosso background alle spalle. C’è anche da dire che a noi italiani, di una cosa del genere, non ce ne frega niente di niente. Eppure il pregio di una serie come Nashville sta proprio nell’essere in grado di rendere il tutto incredibilmente affascinante.

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Per chi ne sa di country: busty blonde vs busty milf

Nashville per ora è sicuramente una delle serie più riuscite e complete di quest’anno. Il merito è proprio della scrittura della Khouri che riesce non solo a farci appassionare a un mopndo così distante dal nostro, ma  anche a carpirne le innumerevoli sfaccettature. La storia principale vede contrapposto due star della musica country: da una parte abbiamo la vecchia Rayna Jaymes (interpretato da Connie Britton, la milfettona di American Horror Story, qui anche produttrice) e la giovane Juliette Barnes, portata sul piccolo schermo da Hayden Panettire, aka la cheerleader di Heroes. La prima è sul viale del tramonto mentre la seconda sta per diventare una star di fama mondiale. Vecchia scuola, vecchio valori e una certa idea di qualità musicale che si scontrano con l’avvenenza, la sfacciataggine e l’immediatezza delle nuove leve. L’idea è piuttosto semplice – è vero – ma il confronto tra le due è molto più sfaccettato di quello che si potrebbe pensare. Anche se la Britton è fondamentalmente la protagonista (ma ricordiamo è anche la produttrice) s’è scelto di non caratterizzare le due donne come una buona a tutto tondo e l’altra come sua antagonista; Rayna e Juliette sono due donne determinate e decise, a volte apertamente “cattive”, a cui principalmente interessa la conquista o il mantenimento del potere. Con ogni mezzo a loro disposizione.

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i mezzi a disposizione di Hayden Panettiere

A fianco di questo confronto tra la vecchia e la nuova Nashville si agitano molte altre storie. C’è un semplice triangolo amoroso con al vertice l’affascinante musicista Deacon, conteso dalle due donne.  C’è poi il marito di Rayna che viene fondamentalmente obbligata dal di lei cattivissimo padre (un sempre più incredibile Powers Boothe) a gareggiare per la poltrona del sindaco della città. C’è la madre di Juliette che si fa di crack che tenta di sfruttare il talento della figlia per soddisfare la propria dipendenza. Ci sono altre storie d’amore tra altri personaggi che si agitano tra le mura del vecchio locale nel centro di Nashville, quello dove le vecchie glorie sono diventate quello che sono oggi. E poi c’è la musica: tanta musica, tane canzoni suonate, ascoltate, scritte, viste nei video delle televisioni specializzate. Insomma, come già il film di Altman, anche questo Nashville è un ampio racconto corale dalle mille sfaccettature. Il pregio è quello di saper raccontare pregi e difetti di un mondo a noi totalmente alieno, prendendo spunto da piccolo storie quotidiane. Assolutamente da citare il contributo alla colonna sonora del leggendario T-Bone Burnett, vera leggenda del genere e già curatore di colonne sonore come quelle per Fratello Dove Sei? e Crazy Heart. Insomma, per quanto mi riguarda, tra le tante serie nuove uscite quest’anno, sicuramente una delle più interessanti e complesse. L’unica controindicazione potrebbe proprio essere la musica, forse per qualcuno fin troppo ingombrante

https://youtu.be/76fS5Kg0TXQ.

 

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Federico Bernocchi

Federico Bernocchi è un giovane di 35 anni. Conduce la trasmissione televisiva Cloud su Coming Soon TV, scrive per Rivista Studio, Wired e Vogue. Sacrifica la sua vita sociale e le sue ore di sonno guardando insistentemente film e serie televisive.

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