Nascite senza sesso: l’avvenire di una pandemia

Nascite senza sesso: l’avvenire di una pandemia

Una delle domande trasversali a tutte le culture recita così: “Da dove vengo?”. A pensarci bene, la ricerca delle proprie origini appartiene anche alla curiosità infantile. I bambini chiedono di sovente come siano nati e le risposte che …Leggi tutto

Una delle domande trasversali a tutte le culture recita così: “Da dove vengo?”. A pensarci bene, la ricerca delle proprie origini appartiene anche alla curiosità infantile. I bambini chiedono di sovente come siano nati e le risposte che ricevono sono le più fantasiose e variegate.

In una conferenza emiliana, lo psicoanalista Francois Ansermet, riflette su una rivoluzione tanto rapida, quanto epocale: quella fra sessualità e riproduzione. C’è stato un tempo in cui il sesso era legato alla riproduzione, poi con la diffusione della pillola, si è passati al sesso svincolato dall’aspetto riproduttivo e infine oggi si assiste a una riproduzione non necessariamente sessuale.

Con le sue prassi, la medicina della fertilità accomuna prepotentemente il pensiero scientifico e quello religioso su un piano paradossale: la rimozione della sessualità. Le tecniche biomediche rivelano la possibile inutilità del rapporto sessuale. Il coito potrebbe non essere necessario per procreare, nella misura in cui un embrione si insedia nel grembo femminile anche e solo dopo un trattamento cellulare di laboratorio.

Di qui, le battaglie etiche e legislative sulla crioconservazione, sull’impianto degli embrioni e su una possibilità più o meno vantaggiosa per divenire genitori che cambia appena oltre i confini.

Ciò che sembra destare scalpore, secondo Ansermet, non riguarda le questioni embriologiche sul limite tra non vita e vita, quanto l’inevitabile piacere del sesso che si mostra con maggior vigore proprio nel caso in cui non serve, come nella procreazione medicalmente assistita (PMA).

La fecondazione artificiale sancisce definitivamente l’autonomia della sessualità rispetto alla riproduzione.

 Pertanto rispondere al bambino in provetta sulla sua provenienza non è cosa ardua. Dietro a un percorso di PMA c’è sacrificio, desiderio, rinuncia, voglia di cedere una parte del proprio Io per dedicarsi alla cura di un Altro da Sé. Il bambino in provetta è stato concepito a lungo nella mente dei genitori, che lo hanno atteso più di una naturale venuta al mondo. Il rovescio di questa condizione ideale potrebbe però essere rappresentato da una distratta clinica dell’infertilità che rende meccanico un processo che è prima di tutto psichico.

In Italia, più di una coppia su dieci ha difficoltà riproduttive, per molteplici motivi, che non esulano dal contesto storico e socio-economico. La generazione di un figlio, salvo le eccezioni psicopatologiche, ripete l’atto di filiazione proprio del cristianesimo e della ineluttabile verità dell’amore per il prossimo.

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Giacomo Ciocca