Musica

The Who, trionfo a Bologna: recensione, scaletta e video

Roger Daltrey e Pete Townshend hanno confermato di essere ancora una live band esplosiva

Eccellente la band con Pino Palladino al basso e Zak Starkey (figlio di Ringo Starr) alla batteria

C’è L'urlo di Edvard Munch, 1893, geniale pittore norvegese, e c’è l’urlo di Roger Daltrey, 1971, straordinaria voce degli Who. Un accostamento che può sembrare irriverente, ma non per gli amanti del rock, che sanno quanto quel grido di ribellione verso la fine dell'adrenalinica Won't get fooled again risuoni ancora oggi con intatta forza, come è accaduto anche ieri sera all'Unipol Arena di Bologna intorno alle 23.

La nostra memoria è legata a dei fotogrammi, e sarà difficile dimenticare l'urlo lancinante del cantante, nonostante le 72 primavere, per affermare che“non ci prenderanno in giro di nuovo”, mentre il chitarrista Pete Townshend, 71 anni, si gettava a terra scivolando sulle ginocchia e brutalizzava la chitarra con uno dei suoi caratteristici "mulinelli", uno dei gesti più iconici e riconoscibili della storia del rock. La bellezza di 143 anni in due e la grinta di una band di esordienti

Sono passati 49 anni dall'ultimo concerto degli Who a Bologna, allora ospitato nel Palazzetto dello Sport, ma la magia che caratterizza un concerto degli Who è ancora intatta.

Portabandiera del movimento Mod nell’Inghilterra degli anni Sessanta, gli Who hanno innalzato il rock da mero intrattenimento a forma d’arte con le rock opera Tommy e Quadrophenia, prima album di culto e poi film di successo.

L’alchimia perfetta tra l’esuberanza vocale del frontman Roger Daltrey, le rivoluzionarie intuizioni compositive di Pete Townshend, l’irruenza percussiva di Keith Moon e il virtuosismo del bassista John Entwistle ha permesso agli Who di vendere oltre 100 milioni di dischi e di essere l’unico gruppo ad aver partecipato a tutti i grandi raduni rock degli ultimi cinquant’anni, tra cui Woodstock.

Nonostante la morte di Keith Moon, avvenuta nel 1978, e di John Entwistle, nel 2002, gli Who hanno continuato a portare avanti il verbo del rock, a riunirsi per poi sciogliersi di nuovo, a pubblicare album, l’ultimo dei quali è il non indimenticabile Endless wire del 2006.

Il repertorio della band inglese, però, per quantità e qualità ha pochi rivali ed è accostabile a pieno titolo a quello dei Beatles, dei Rolling Stones e dei Pink Floyd per la capacità di influenzare la storia della musica e del costume degli ultimi cinquant'anni.

Il concerto di ieri sera a Bologna, prima tappa del minitour italiano di Back to the Who Tour 51 che farà tappa lunedì al Forum di Assago, è stato introdotto dalla convincente performance degli inglesi Slydigs, che hanno scaldato il pubblico con un solido pop-rock di matrice british.

Poco dopo le 21 fanno il loro ingresso trionfale Roger Daltrey e Pete Townshend, salutati dal boato dell'Unipol Arena e accompagnati da una band di altissimo livello in cui spiccano le qualità del bassista italoamericano Pino Palladino e del batterista Zak Starkey, talentuoso figlio d'arte di un certo Ringo Starr, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni.

"Buonasera Bologna,come stai?"-saluta Townshend, rilassato e sorridente-Io sto bene".

L'inzio è scoppiettante con I can't explain, il primo singolo composto da Pete Townshend, un beat breve e incisivo che viene eseguito tradizionalmente come introduzione di ogni concerto del gruppo.

Il rovente rock-blues di The seeker è accompagnato sul maxischermo dalle immagini di Daltrey che corre a perdifiato in Tommy, mentre Who are you, che molti conosocono come tema della fortunata serie CSI - Scena del crimine, è una riuscitissima commistione di progressive e punk.

Non c'è un attimo di pausa ed ecco, uno dopo l'altro, due brani leggendari come I can see for miles, primo e unico singolo estratto dall’eccentrico album The Who sell out, e l'iconica My generation, uno dei brani che meglio fotografa la ribellione dei Mods alla metà degli anni Sessanta. Certo, fa uno strano effetto ascoltare Daltrey che canta, a 72 anni, "spero di morire prima di diventare vecchio": un auspicio provocatorio che,per nostra fortuna, non si è realizzato.

"Grazie belli, thank you so much -dichiara Townshend visibilmente soddisfatto  per il calore del pubblico- Chi è di Ferrara? Ho due nipoti che vivono a Ferrara, uno è carino, l’altro è dispettoso”. E' poi la volta di Behind blue eyes. che inizia con un morbido arpeggio di chitarra acustica, al quale si aggiungono via via il basso e le varie armonizzazioni, fino all’innesto della chitarra elettrica. Dietro gli occhi blu, c’è ancora un talento unico.

Nel presentare Bargain, il chitarrista scherza con il pubblico: "Questa canzone è stata scritta prima che molti di voi nascessero". Un affare (la traduzione di "Bargain", n.d.r.) che, dopo oltre quarant'anni, è ancora irrinunciabile.

All'inizio di Join together viene proiettata sul maxischermo un'immagine dell'Italia e una didascalia in memoria delle vittime del terremoto di Amatrice, salutata da un applauso scrosciante.

Arriva l'atteso momento di Quadrophenia con la trascinante 5:15, che rivela tutto l'amore degli Who per la musica nera, e con I'm one, in cui il protagonista della rock opera, il tormentato mod Jimmy, passa dalla malinconica rassegnazione di sentirsi un perdente fino alla presa di coscienza di essere unico e di poterlo dimostrare a tutti.

Da adesso in poi è un crescendo di emozioni che va dall'epico e magniloquente brano strumentale The rock, con uno Starkey devastante alle pelli della batteria, alla struggente Love, reign o'er me, un trionfo di archi, sintetizzatori e percussioni in cui Daltrey usa la voce in modo più controllato rispetto a quarant'anni fa, passando per Eminence Front, Amazing Journey e Acid Queen dal capolavoro Tommy.

Per il gran finale, gli Who calano un poker d'assi con Pinball wizard, una festosa celebrazione del potere salvifico del flipper che in Tommy viene eseguita da Elton John, la commovente See me Feel me, che si trasforma nella cavalcata epica di Listening to You, caratterizzata da un coro di sapore gospel, e con l'uno-due micidiale di Baba O'Riley - Won't Get Fooled Again, che fanno tremare le pareti dell'Unipol Arena, con Daltrey che dà tutto se stesso a livello vocale, con la camicia aperta a mostrare un fisico ancora asciutto.

"Romagna vi amo, wonderful!", saluta Townshend, prima di presentare uno ad uno i componenti dell'(eccellente)band.

Due ore di grande musica, senza mai una pausa e un calo di tensione, che confermano ancora una volta come gli Who siano, nonstante l'età, una delle live band più esaltanti della storia del rock.  A giudicare dal concerto di ieri, i ragazzi stanno bene(The kids are alright), e questa non può che essere una bellissima notizia per tutti gli amanti del rock. [Cliccare su Avanti per scaletta e video] 

Setlist concerto Bologna

Can't Explain
The Seeker
Who Are You
The Kids Are Alright
I Can See For Miles
My Generation
Behind Blue Eyes
Bargain
Join Together
You Better You Bet
5:15
I Am One
The Rock
Love, Reign o'er Me
Eminence Front
Amazing Journey
Acid Queen
Pinball Wizard
See Me, Feel Me
Baba O'Riley
Won't Get Fooled Again

Pinball wizard

The rock

I am one

Baba O'Riley

Can't explain

Who are you?

My generation

Won't get fooled again

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Gabriele Antonucci