Steve Hackett, "Wolflight": il ritorno del chitarrista dei Genesis - Intervista
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Steve Hackett, "Wolflight": il ritorno del chitarrista dei Genesis - Intervista

Dopo quattro anni il musicista pubblica un disco di inediti tra progressive rock, world music, classica e folk. Lo abbiamo incontrato a Milano

Comodamente sprofondato nella poltrona di un hotel milanese, Steve Hackett sorseggia caffè. Ha il piglio e la posa di un signore d'altri tempi, l'ex chitarrista dei Genesis, uno dei musicisti che hanno contribuito a creare il mito della band che fu di Peter Gabriel. Oggi ha 65 anni e il suo ultimo giorno nei Genesis fu l'8 ottobre 1977.

L'occasione per questo incontro è l'uscita di Wolflight, un nuovo album che tiene insieme la sterminata cultura musicale di Mister Hackett. "Un disco rock che guarda alla world music, arricchito dalla potenza di un'orchestra" racconta. "Negli ultimi quattro anni sono stato impegnato a suonare dal vivo i classici dei Genesis, volevo far rivivere il sogno di quell'era anche ai ragazzi che allora non erano nati. Chiusa quella missione, mi sono rimesso al lavoro ed è nato questo progetto. Che fonde le mie radici progressive con la canzone d'autore francese, il folk, la classica... Non mancano gli strumenti inusuali, come il tar (dall'Azerbaijan), il digeridoo o il duduk".

Perché Wolflight? "L'idea del titolo viene dall'Odissea, in particolare fa riferimento a quel passaggio in cui Odisseo racconta di essersi svegliato nel mezzo della "wolflight", un'ora della notte che precede l'alba. Quando c'è ancora buio, ma inizia a intravedersi la luce. In questa fascia di tempo i lupi vanno a caccia. E, sempre nelle stesse ore, sono nate le canzoni di questo album. Per me quelle ore del mattino sono particolarmente felici dal punto di vista creativo".

Compone e sperimenta Steve Hackett, ma una parte del suo spettacolo live è sempre dedicata alle canzoni simbolo incise con i Genesis. "Quella parte della vita si è conclusa decenni fa, ma rimane ovviamente un rapporto fortissimo con la musica di allora. Per me risuonare i Genesis in concerto è come rituffarsi in un passato glorioso ed eccitante, anni indimenticabili che m'hanno consentito di allungare il tempo dell'adolescenza: me ne sono andato quando lo spazio per il mio strumento si è assottigliato troppo. Una questione di dignità, soprattutto come musicista".

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Gianni Poglio