Roma Jazz Festival 2017: quando il jazz incontra la religione
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Roma Jazz Festival 2017: quando il jazz incontra la religione

Tanti i concerti imperdibili, da Chick Corea a Fabrizio Bosso, da Kenny Barron a Simona Molinari, tutti a tema spirituale

"Durante l'anno 1957 sperimentai, per grazia di Dio, un risveglio spirituale che doveva condurmi ad una vita più ricca, più piena, più produttiva. A quel tempo, per gratitudine, chiesi umilmente che mi venissero concessi i mezzi ed il privilegio di rendere felici gli altri attraverso la musica. Sento che ciò mi è stato accordato per Sua grazia. Ogni lode a Dio".

Queste bellissime parole di John Coltrane scritte nelle note di copertina di A Love Supreme, da molti considerato il suo capolavoro, rivelavano la natura spirituale e religiosa del jazz, musica solo apparentemente profana.

Anche la produzione musicale di alcuni grandi artisti come John Coltrane, Archie Sheep, Marie Lou Williams e Duke Ellington conferma la dimensione spirituale e la ricerca del senso della vita della musica improvvisata di matrice afroamericana, in cui spesso il virtuosismo non è un esercizio di stile fine a se stesso, ma la ricerca dell'assoluto nel momento stesso in cui la musica si crea.

Artisti del calibro di Albert Ayler, Pharoah Sanders e Kalaparusha Maurice McIntyre, nei loro dischi, hanno più volte celebrato il sincretismo religioso.

Una dimensione spirituale più intimistica è presente anche nella musica dei rappresentati del free jazz quali Albert Ayler, gli Art Ensemble of Chicago o Anthony Braxton, che hanno elevato i significati della propria filosofia aldilà di qualsiasi idea religiosa.

Tutte queste esperienze musicali, pur nella loro evidente diversità, sono legate da un unico denominatore che è quello di sfruttare il senso musicale a favore di temi spirituali e sociali.

Per questo il Roma Jazz Festival, una delle manifestazioni musicali più longeve nel panorama italiano giunta alla 41esima edizione, celebra quest'anno i 100 anni dalla pubblicazione del primo disco di jazz con una ricca edizione, dal 5 al 30 novembre, dal titolo "Jazz is my religion", mutuato dal poeta Ted Joans.

L'iniziativa, che è parte del programma di Contemporaneamente Roma 2017 promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e in collaborazione con Siae, si terrà in numerosi spazi della città, scelti con il criterio di maggior suggestione, riflessione, per ognuno dei progetti presentati dagli artisti.

Vediamo insieme il ricco e articolato programma dei concerti, selezionato dal direttore artistico Mario Ciampà, che renderanno Roma per quasi un mese la capitale non solo d'Italia, ma anche del jazz.

5 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA,CHICK COREA e STEVE GADD SEXTET

Nel loro gustoso video di presentazione i due leader si divertono ad invertire i nomi di questo straordinario sestetto. Si tratta infatti di una formazione con due leader, che sono anche leggende viventi. Da un lato Steve Gadd, forse uno dei batteristi che più ha influenzato il drumming degli ultimi quarant’anni, dall’altro Armando “Chick” Corea. In qualunque elenco dei pianisti jazz più influenti degli ultimi cinquant'anni, il suo nome è una presenza inevitabile. Non c'è genere o stile che egli non abbia toccato, dalla tradizione al free fino al jazz-rock dei Return to Forever e dell'Elektric Band. Ma Corea è anche un uomo profondamente attratto dalla spiritualità, che nel suo caso ha preso la forma di Scientology.

6 NOVEMBRE CASA DEL JAZZ, THUMBSCREW

Il progetto Thumbscrew vede la chitarrista di Boston Mary Halvorson in un trio di assi del jazz contemporaneo, insieme a Michael Formanek (basso) e Tomas Fujiwara (batteria) . La loro musica è qualcosa di fisico, di materico, di tortuoso, costantemente in movimento. E’ un trio che non ha un leader, tutti suonano alla pari, le idee sembrano nascere da tutti e tre contemporaneamente, la comprensione reciproca è telepatica, il suono e l’interplay sono praticamente perfetti.

7 NOVEMBRE ALCAZAR, DAYMÉ AROCENA QUARTET

Daymé Arocena viene da Cuba e ha solo ventiquattro anni, ma sono già in molti ad indicarla come una delle artiste più interessanti emerse negli ultimissimi tempi. Del resto, il titolo del suo disco d'esordio parla chiaro: “Nueva Era”. La voce di Daymé rappresenta il nuovo corso che l'isola caraibica sta prendendo. Daymé Arocena rappresenta un ponte tra il passato e il futuro, tra il jazz e il grande oceano delle musiche di tutto il mondo.Tra i suoi modelli, cita i musicisti cubani e brasiliani, ma anche Nina Simone ed Ella Fitzgerald.

8 NOVEMBRE L PITIGLIANI CENTRO EBRAICO ITALIANO, GABRIELE COEN QUINTET

Gabriele Coen è il fondatore dei Klezroym, che rileggono la musica klezmer, ossia il folklore ebraico dell'Europa orientale, in chiave jazzistica. Zorn ha descritto così la musica di Coen: “All’avanguardia, eppure fermamente radicato nella tradizione, esprime passione, integrità e un’impeccabile arte interpretativa”. L'ultima produzione di Coen è “Sephirot”, che si ispira alla simbologia mistica della Kabbalah ebraica. Il riferimento stilistico è da una parte il jazz elettrico di Miles Davis, dall'altra le sonorità degli Electric Masada di John Zorn. Un lavoro che l'autore caratteriza come “un'esplorazione della struttura del mondo divino ma anche un viaggio dentro gli stati d'animo dell'essere umano”

9 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, SIMONA MOLINARI QUARTET feat. MAURO OTTOLINI "LOVING ELLA"

Un omaggio all'artista di Newport News - una delle più famose e amate signore del Jazz, dalla voce straordinaria, potente e duttile, capace di spaziare tra i vari generi e stili, dal più puro swing,al bebop, dal blues al samba, dal gospel al calypso, con un grande talento per l'improvvisazione. La cantante partenopea proporrà un'antologia dei brani più celebri, e racconterà alcuni dei momenti più significativi della vita di Lady Ella, un'esistenza tra luci ed ombre, dagli inizi all'Apollo Theater ai Grammy Awards, agli anni della malattia – tra amori, fatidici incontri, luci della ribalta e grandi successi. Ospite speciale il trombonista Mauro Ottolini, uno dei musicisti più importanti del nuovo jazz italiano, più volte votato dalle riviste specializzate come miglior trombonista e miglior arrangiatore italiano.

11 NOVEMBRE CASA DEL JAZZ, SWING VALLEY BAND

La Swing Valley Band diretta dal sassofonista, pianista, vibrafonista, arrangiatore e compositore Giorgio Cùscito, conosciuto e realmente insignito dalla comunità di ballerini swing del titolo di "Ambasciatore dello Swing". La band propone i concerti presentati da John Hammond alla Carnegie Hall di New York nel 1938 e nel 1939 che prevedevano la presenza di grandi musicisti quali Count Basie, Benny Goodman, Big Joe Turner e Pete Johnson, Golden Gate Quartet, James P. Johnson, Big Bill Broonzy, Sonny Terry e molti altri. Le registrazioni dei concerti, commissionate da Hammond, furono messe su nastro solo nel 1953 e distribuite nel 1959. L'album è ormai considerato un classico.

12 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, TEATRO STUDIO BORGNA, “Spirits Rejoice. La religione del jazz”

Considerato musica profana e peccatrice per eccellenza, il jazz affonda le sue radici in una antica e robusta tradizione religiosa, che dall’Africa ai Caraibi ne ha plasmato valori e linguaggio. Senza contare gli spiritual, i rapporti con l’Islam, il cattolicesimo, le denominazioni protestanti e le forme eterodosse di devozione spirituale che hanno toccato gli artisti più diversi, da Louis Armstrong a John Coltrane. Le Lezioni di jazz di Stefano Zenni, giunte alla sesta edizione, si confermano l’occasione ideale per avvicinarsi ad uno dei generi musicali più importanti e sorprendenti del nostro tempo, per approfondire le sue figure più significative, i capolavori memorabili, gli strumenti, le connessioni con i grandi temi della cultura. Ogni lezione è corredata da ascolti, filmati, grafici nonché esempi al pianoforte. Dalla sesta stagione, le Lezioni si tengono in un nuovo orario, alle 18.

12 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, MULATU ASTATKE & STEPS AHEAD BAND

L'Africa, grande madre ancestrale del jazz, ha prodotto di per sé pochi jazzisti. Ci sono però due grandi eccezioni: il Sud Africa e l'Etiopia, in cui il jazz ha attecchito e dato frutti. Mulatu Astatke viene dal'Etiopia, dove è nato nel 1943, ed è stato il primo africano a studiare alla Berklee, nonché a suonare con Duke Ellington. Suona il vibrafono, le percussioni, le tastiere e l'organo ed è unanimemente considerato il padre del jazz etiope. La sua musica, che ha attratto l'attenzione di moltissimi artisti di tutto i mondo, mescola il jazz, i ritmi latinoamericani e la tradizione del suo paese per creare un ibrido che è ben più della somma dei suoi elementi. Astatke è un vero maestro e, in fin dei conti, come tutti i maestri, somiglia soltanto a se stesso.

13 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, ADAM BEN EZRA

Strabiliante contrabbassista e multi-strumentista, nato e cresciuto a Tel Aviv, Adam con quasi 10 milioni di visitatori sul suo canale di Youtube è a tutti gli effetti considerato una star del web. La sua missione è quella di portare il contrabbasso nel ventunesimo secolo: da strumento di sottofondo e accompagnamento a solista e virtuoso. Capace di passare abilmente da uno strumento all’altro nel corso di una performance, Adam crea atmosfere sonore uniche in cui unisce elementi di jazz, rock e world music con un sound affascinante, versatile e visionario. Il suo album di debutto “Can’t Stop Running” lo ha fatto conoscere al pubblico non solo come virtuoso strumentista, ma anche come compositore sensibile e, soprattutto, senza barriere musicali,

15 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, LYDIAN SOUND ORCHESTRA Guest star Jeremy Pelt

In occasione del centenario della nascita di Gillespie il maestro Riccardo Brazzale ha realizzato il programma "To Be or Not To Bop" (titolo dell'autobiografia di Gillespie) incentrato in gran parte sul repertorio di brani composti da Dizzy (A Night in Tunisia, Con Alma, Groovin’ High, Salt Peanuts) o tipici dei suoi concerti come la ballad "I Waited for You”. Il programma si completa con altri brani significativi del periodo bop, tratti dalle composizioni di Bud Powell, Monk, Tadd Dameron, Charlie Parker, Max Roach e George Russell, molto legato a Dizzy e autore del Lydian Chromatic Concept of Tonal Organisation. Ospite speciale Jeremy Pelt, considerato tra i migliori trombettisti della scena jazz contemporanea, acclamatissimo dal grande pubblico statunitense e votato “Rising Star” della tromba negli ultimi cinque anni dalla prestigiosa testata Downbeat Magazine.

17 NOVEMBRE CHIESA SAN NICOLA DA TOLENTINO, TIGRAN HAMASYAN

Il jazz, ormai, è un esperanto universale. Lo dimostra un artista come Tigran Hamasyan, armeno, classe 1987, che è riuscito a fondere il linguaggio afroamericano con la sua tradizione nativa. E così, nella sua musica, il ritmo e i fraseggi del jazz si mescolano con le scale modali e le arcane sonorità dell'Armenia. Hamasyan è un artista moderno, padrone di molti linguaggi: la musica classica, il rock (da bambino sognava di diventare un chitarrista metal), il jazz, che ha studiato in America quando aveva ancora sedici anni, persino il rap e l'hip-hop. Ma la cifra più profonda del suo stile è il legame con la sua terra, che l'ha portato a intitolare il suo ultimo disco “An Ancient Observer”, “un antico osservatore”: che rappresenta il punto d'unione fra passato, presente e futuro.

18 NOVEMBRE CASA DEL JAZZ, THREE BLIND MICE special guest LUCA VELOTTI

Nonostante dovesse confessare una certa debolezza per alcuni peccati veniali quali il mangiare, il bere e il fumare, per non parlare del gentil sesso, Louis Armstrong aveva uno spiccato senso religioso tanto da essere nota a tutti la sua grande generosità. Sembra infatti che abbia donato più soldi di quanti ne abbia speso per sé e a quanto si dice è stato anche uno dei più importanti finanziatori del reverendo Martin Luther King. Nel 1958 Armstrong pubblicò l'album "Louis Armstrong and the Good Book" che si contraddistingue per i brani Spiritual o comunque di ispirazione spirituale che lo caratterizzano. The Three Blind Mice interpreterà alcuni dei brani musicali contenuti in questo album, solista Davide Richichi alla tromba.

20 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, FOUR BY MONK BY FOUR

Due pianoforti per quattro pianisti: Kenny Barron, Dado Moroni, Cyrus Chestnut e Danny Grisset. Quattro maestri della tastiera che si dedicano ad esplorare la musica di Thelonious Monk, del quale quest'anno ricorre il centenario della nascita. Dopo un secolo, la musica di Monk rimane ancora un mistero: obliqua, misteriosa, eppure – a suo modo – razionalmente perfetta, essa non smette di affascinare musicisti e pubblico, che da sempre cercano di penetrare le sue implacabili geometrie. Eppure, come per tanti altri musicisti afroamericani, una delle sorgenti della sua arte fu la chiesa: Monk imparò a suonare il pianoforte accompagnando i canti religiosi e il suo primo ingaggio professionale fu con una predicatrice itinerante. Se ne volete una prova, ascoltate la prima traccia del disco “Monk's Music” (Riverside, 1957): una solenne versione dell'antico inno Abide With Me, che riemerge come una gemma dalle memorie d'infanzia di Monk.

21 NOVEMBRE SACRESTIA DEI BORROMINI, GIOVANNI GUIDI

Quando, nei primi anni Duemila, Giovanni Guidi cominciò a farsi conoscere nei gruppi “Under 21” e “New Generation” del suo mentore Enrico Rava, si poteva definire a buon titolo un enfant prodige.Nato a Foligno nel 1985, il pianista esibiva un talento sorprendente, in paragone alla giovanissima età, per di più con una scelta di modelli stilistici che sfuggiva ai soliti stereotipi per cercare linfa nelle pieghe più avanzate e creative del jazz. Oggi, Guidi non è più una giovane promessa, ma uno dei jazzisti italiani più affermati. Oltre ai lavori con Rava, ha collaborato con nomi illustri, ha diretto gruppi propri con cui si è esibito in tutto il mondo ed ha all'attivo sette dischi da leader, tre dei quali su etichetta Ecm. Niente male, per un musicista di soli trentadue anni. A Roma, Giovanni Guidi si presenta con un progetto originale, intitolato “Angeli e demoni”. State sicuri che saprà sorprenderci ancora una volta.

23 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, OMAR SOSA & SECKOU KEITA

Omar Sosa viene da Cuba, e Cuba significa, fra tante altre cose, anche Santeria: il culto sincretistico nel quale i rituali cattolici si fondono, senza soluzione di continuità, con gli antichi dei africani del popolo Yoruba. Sosa è un adepto della Santeria, il cui complesso mondo spirituale si riflette nella sua musica. Che si esibisca da solo, o con un piccolo gruppo, o con una big band, Omar Sosa sa sempre far sì che la sua arte sfugga a qualsiasi definizione, per abbracciare con uno sguardo ampio e partecipe tutte le culture del mondo. In questa ottica è anche il progetto attuale con il cantante e maestro di Kora Seckou Keita, con il quale ha da poco pubblicato il disco “Trasparent Water”.

24 NOVEMBRE PANTHEON, DIMITRI GRECHI ESPINOZA

Classe 1965, Dimitri Grechi Espinoza si è formato tra Mosca (dove è nato), New York e l'Italia. La sua musica, partita dal jazz, ha sempre puntato in due direzioni complementari: da una parte la ricerca nelle culture tradizionali del mondo, portata avanti con i suoi Dinamitri Jazz Folklore, dall'altra quella nella spiritualità, che ha concretizzato nel suo progetto in solo intitolato Oreb. In quest'ultima situazione, Dimitri Grechi Espinoza ha espresso l'esigenza di riscoprire il suono del sax come tramite di un respiro spirituale universale, grazie al quale fa risuonare lo spazio – che sia quello di una chiesa o quello di un teatro – di sonorità che sfuggono al tradizionale sistema temperato europeo.

25 NOVEMBRE CASA DEL JAZZ, LUCA FILASTRO

Luca Filastro, pianista e compositore, classe 1992, é una certezza nel panorama italiano del pianismo jazz. I più lo conoscono, in Italia e all’estero, come uno fra i più grandi esponenti dello “stride piano”.Studioso e appassionato di jazz il suo repertorio spazia fra i ritmi della Swing Era alla rivoluzione del Bebop.Il complesso pianismo di Filastro è ben riconoscibile dal suo incredibile senso dello swing, del blues e dell'improvvisazione, in cui riecheggiano le sonorità dei grandi pianisti come Fats Waller,Earl Hines, e Art Tatum, mantenendo sempre una evidente natura personale.

25 NOVEMBRE ALCAZAR, EZRA COLLECTIVE

“Poiché Esdra aveva applicato il cuore allo studio ed alla pratica della legge dell’Eterno, e ad insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine”, dalla Bibbia, Esdra Capitolo 7. Con questa ispirazione filosofica la band ha tratto l’insegnamento per andare sempre avanti con tenacia, senza mai guardare indietro. Questi giovani strumentisti, capitanati dall''enfant prodige Femi Koleoso, hanno dato vita a un collettivo che riprende la musica di Sun Ra e del periodo Spiritual jazz interpretandola in chiave contemporanea. Vincitori nel 2012 del Yamaha Jazz Experience Competition, e messisi in luce con una serie di acclamate apparizioni dal vivo come alla Royal Albert Hall, London Jazz Festival e Worldwide Awards 2017, sono oggi considerati da molti come una delle migliori promesse della nuova scena Contemporary Jazz.

26 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, FABRIZIO BOSSO SPIRITUAL TRIO Feat. WALTER RICCI

Se si va a guardare il curriculum di Fabrizio Bosso, si stenta a credere che sia quello di un musicista poco più che quarantenne. In attività fin da metà anni Novanta, dirige gruppi propri da quasi vent'anni e può vantare una sfilza di collaborazioni con tutti i più importanti nomi italiani e internazionali, tutto questo senza porsi limiti stilistici: impeccabile se c'è da suonare jazz, non si fa alcun problema a farsi accompagnare da un'orchestra sinfonica, o ad affiancare un artista pop. Lo Spiritual Trio è uno dei progetti più affascinanti di Bosso, la cui matrice è un omaggio alla musica nera, declinata nella sua variante Gospel e Spiritual. In questo progetto anche il giovane cantante partenopeo Walter Ricci (classe 1989) che, oltre a cantare con grande intensità i temi, già molto emozionanti, contenuti nel repertorio che via via si arricchisce, spesso improvvisa con notevole perizia e fantasia, creando con Bosso vivacissimi duetti.

27 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, TINO TRACANNA

Double Cut è un insolito quartetto formato da due sassofoni, un contrabbasso e una batteria più una serie di strumenti inusuali. Nato nel 2014 in concomitanza con l’anniversario della nascita di Adolphe Sax, il gruppo mira ad esplorare le potenzialità espressive dello strumento sia rielaborando classici del Jazz sia brani originali che fanno da sfondo ad improvvisazioni libere da appartenenze di genere. Il confronto generazionale tra Milesi e Tracanna fa da catalizzatore alle differenti visioni, idee ed esperienze musicali dei componenti del gruppo dando luogo ad un progetto che incontra elementi appartenenti a mondi musicali diversi. Il “Double Cut” è proprio il luogo musicale che viene generato da esperienze diverse che incrociandosi e confrontandosi danno luogo ad uno nuovo spazio come quello definito da due segni tracciati su un piano.

28 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, CORY HENRY & THE FUNK APOSTLES

Alla base del jazz c'è il blues, certo. Ma non dimentichiamoci che altrettanto importante è la musica che si suonava (e cantava) nelle chiese, dove moltissimi jazzisti mossero i primi passi sui propri strumenti. Quindi, tra i genitori del jazz vanno senz'altro annoverati gli spiritual e il gospel. Cory Henry, newyorkese nato nel 1987, è l'ultimo anello di questa lunga tradizione. Pianista e organista jazz, ma anche praticante del gospel, del soul e del funk, può vantare due dischi da leader e tre Grammy Awards, oltre alla collaborazione negli Snarky Puppy, l'ensemble autogestito che è una delle più elettrizzanti novità emerse nel jazz dell'ultimo decennio. Cory Henry è il prototipo di un musicista moderno, che però non dimentica mai le proprie radici.

29 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, FRANCESCO BEARZATTI / ROBERTO GATTO / BENJAMIN MOUSSAY “DEAR JOHN”

Francesco Bearzatti ci ha abituato ad aspettarci l'imprevisto. Nel corso della sua carriera, ogni nuovo progetto ha costruito immagini inaspettate e sorprendenti: Thelonious Monk mescolato al rock'n'roll, una suite dedicata alla fotografa Tina Modotti, il sax che viene filtrato dall'elettronica fino a trasformarsi in una chitarra elettrica. Stavolta, ha scelto di rendere omaggio a John Coltrane, a cinquant'anni dalla morte, ma lo ha fatto a modo suo, scrivendo una lettera aperta al grande sassofonista. La formazione è un trio sax-batteria-Fender, che richiama le sonorità del soul-jazz e del rhythm'n'blues: quelle, guarda caso, con cui Coltrane esordì e crebbe, prima di lanciarsi nell'esplorazione introspettiva della musica e dello spirito. Lo accompagnano il batterista Roberto Gatto, musicista che non ha certo bisogno di presentazioni, e il tastierista francese Benjamin Moussay, un artista abituato a incrociare mondi sonori diversi, dal jazz alla classica, fino al rock e all'elettronica.

30 NOVEMBRE AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, NEW TALENTS JAZZ ORCHESTRA
E IL CORO DEL CONSERVATORIO DI SANTA CECILIA

Duke Ellington scrisse nel corso della sua carriera - a partire dal '65 e fino agli ultimi anni di vita - tre concerti sacri per big band, coro e voci soliste. I concerti gli furono commissionati da alcune chiese ed istituzioni.Ellington ha sempre considerato la musica di questi concerti come la più importante e impegnativa da lui mai scritta. Nello spirito e nella prassi Ellingtoniana La New Talent Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini e il Coro del Conservatorio di Santa Cecilia condotto da Carla Marcotulli presentano un programma di brani appartenenti ai tre concerti. L'esecuzione filologica delle musiche, si baserà sui manoscritti di Ellington conservati allo Smithsonian Institute di Washington trascritti ed editi da Schirmer/Ricordi.

Big Time
Steve Gadd e Chick Corea

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Gabriele Antonucci