Musica

Roger Waters fa pace con Emilio Isgrò: niente plagio nell'ultimo album

Il pittore ha rinunciato alla sua azione relativa alla violazione del copyright nei confronti dell'ex Pink Floyd

Pace fatta tra Roger Waters ed Emilio Isgrò per la controversia relativa al materiale grafico dell'ultimo album dell'ex Pink Floyd, l'intenso e politico Is This The Life We Really Want?.

"Emilio Isgrò -spiega la Sony in una nota diffusa alla stampa- ha inequivocabilmente rinunciato alla sua azione relativa alla violazione del copyright nei confronti di Roger Waters, delle cui opere è grande fan e ammiratore. Isgrò riconosce con piacere che la buona fede di Waters non è in discussione e il fatto che, come da Waters stesso dichiarato, questo materiale grafico è stato sviluppato da lui stesso e dai suoi creativi collaboratori, in modo indipendente dall’opera di Isgrò".

Roger Waters ha avuto, a sua volta, attraverso questa vicenda, l’opportunità di venire a conoscenza del grande artista italiano e delle sue opere, considerato nella cerchia dei critici come uno dei più importanti rappresentanti dell’arte contemporanea italiana e creatore della “Cancellatura”.

Roger Waters ha dichiarato: “Con la copertina di "Is This The Life We Really Want?" parlo della censura, una cosa che, da allora, ho scoperto di avere in comune con le opere di Emilio Isgrò”.

"Questi grandi artisti -proegue la nota della Sony -Isgrò e Water, sono lieti di avere l’opportunità, quali artisti contemporanei in campi diversi, di unirsi e sottolineare l’ingiustizia sociale nonché i pericoli della censura attraverso i mezzi della musica e dell’arte contemporanea".

Ma torniamo per un attimo indietro nel tempo e vediamo com'è nata la querelle tra i due artisti, celebri anche per i loro caratetteri diversamente accomodanti.

L'uscita dell'album Is This The Life We Really Want?

ll 2 giugno 2017 il co-fondatore e principale autore dell’iconica band inglese ha pubblicato il nuovo, attesissimo album Is This the Life We Really Want?, a 25 anni di distanza dal precedente Amused to death.

Co-prodotto da Nigel Godrich, che tanto ha contribuito al suono inimitabile dei Radiohead, e anticipato dai singoli Smell the roses, Deja Vu e The last refugee, il disco, graffiante e con una forte impronta politica, è stato descritto dallo stesso Waters come «una dura presa di posizione nei confronti del mondo contemporaneo e di quest’epoca confusa».

Le principali fasi della vicenda giudiziaria

Il 18 giugno 2017 il giudice Sara Giani, della sezione specializzata in materia d'impresa del tribunale di Milano, aveva disposto con un decreto d'urgenza lo stop alla vendita dell'album, dopo l'istanza dei legali di Isgrò per presunto plagio.

Il giudice aveva fissato contestualmente un'udienza ordinaria, che si è tenuta il 27 giugno, nella quale si era decisa una sospensione del blocco e il ritorno dell'album nei negozi per cercare un accordo tra le parti.

Accordo che allora non c'è stato, come conferma poi dall'ordinanza del 26 luglio del Tribunale di Milano, che ha inibito la commercializzazione, diffusione e distribuzione dell'involucro, della copertina, del libretto illustrativo e delle etichette "che riproduce, come emerge ictu oculi dal raffronto, le forme espressive dell'opera Cancellature 1964 di Isgrò".

Il plagio sarebbe stato confermato anche "dalla comune percezione da parte dei critici musicali e dei critici dell'arte, che hanno immediatamente associato la copertina dell'opera discografica all'artista Emilio Isgrò".

Il giudice aveva disposto, inoltre, una penale di 100 euro per ogni violazione della sentenza, ordinando la pubblicazione dell'ordinanza a caratteri doppi del normale, su due edizioni nazionali, cartacee e online, dei quotidiani Corriere della Sera e Repubblica e ha condannato la casa discografica al pagamento delle spese processuali.

Chi è Emilio Isgrò

Le opere del pittore e fotografo Emilio Isgrò, in cui alcune righe sono cancellate con pesanti tratti di inchiostro nero per mettere in maggiore risalto il messaggio rimanente, sono esposte in tutti i principali musei d’arte moderna, dal MoMa di New York al Centre Pompidou di Parigi, dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia al Palazzo Reale e Museo del Novecento a Milano, dalla Biennale di Venezia a quella di San Paolo del Brasile di cui ha vinto la quattordicesima edizione.

Isgrò, a proposito della decisione del tribunale di Milano, aveva dichiarato allora, senza troppi giri di parole, che l’artwork di Is This the Life We Really Want? è un "plagio palese delle mie opere".

Di parere del tutto opposto il critico d'arte Vittorio Sgarbi, che ha dichiarato al "Corriere della Sera": "E' come se gli eredi di Leonardo avessero dovuto querelare Duchamp per la Gioconda coi Baffi. Isgrò sta approfittando della popolarità di Waters, querelandolo, per rinverdire la sua, evidentemente un po’ in calo".

I confini labili tra tributo e plagio

Un po’ come accade spesso nella musica, anche nella pittura c’è sempre qualcuno che si è ispirato, in modo più o meno velato, alle opere di un altro artista, contemporaneo e non.

Le celebri cancellature di Isgrò sarebbero a loro volta un omaggio al Poema Ottico del 1924 del pittore dadaista Man Ray, che si è esplicitamente rifatto, dichiarandolo pubblicamente, al Canto notturno del pesce del 1905 del poeta tedesco Christian Morgenstern.

Poiché il confine tra ispirazione e plagio è spesso labile e sfuggente (confrontate, ad esempio, Mammagamma dell’Alan Parsons Project con Another brick in the wall dei Pink Floyd oppure Last Christmas degli Wham! con Joanna dei Kool & The Gang), il provvedimento appariva eccessivamente duro, anche perché chi cura gli interessi di Man Ray non si è mai rivalso nei confronti di Isgrò, considerando il suo più un tributo che un’appropriazione indebita del suo lavoro.

Oggi è arrivata, finalmente, la notizia dell'accordo tra i due artisti, che ha messo fine a una querelle che non avrebbe giovato a nessuno dei due.

Roger Waters
Sean Evans, Sony
Roger Waters, dopo i concerti di Milano e Bologna, si esibirà la prossima estate al Circo Massimo di Roma e al Lucca Summer Festival

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Gabriele Antonucci