Rock: la guerra dei Guns'n Roses
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Rock: la guerra dei Guns'n Roses

Sono stati un gruppo cult per almeno due generazioni. Poi uno sgarbo ed è stata subito rissa. Che vede contrapposti Axl, il leader della band, e il suo ex chitarrista Slash. Il primo ha costituito una nuova formazione. Il secondo, oggi solista, cerca un’occasione per ricostituire i Guns, ma ottiene solo pugni in faccia dall’ex amico. Come racconta a Panorama

"Togliti subito quella maglietta oppure non entri". Era a Londra il 31 maggio scorso per godersi in pace lo show dei Guns’N Roses, James Revell, 18 anni. Non poteva certo immaginare che sarebbe stato lui l’ultima vittima della «guerra dei Roses», l’eterna sfida tra Axl Rose e Slash, l’ex chitarrista del gruppo. La colpa di James? Essersi presentato ai cancelli della 02 Arena con la T-shirt sbagliata: quella di Slash. "La security ha umiliato me e molti altri perché temevano che Axl, dal palco, vedendo le magliette del suo nemico, avrebbe sospeso immediatamente lo show". Abbacchiato e a torso nudo, James una piccola rivincita se l’è presa subito, spifferando la sua disavventura ai cronisti del New Musical Express presenti all’evento.

La stessa sorte era toccata 11 anni prima al povero Nazario, allora 22enne, inseguito come un borseggiatore sul prato del Maracanà di Rio de Janeiro perché in testa aveva una tuba nera uguale a quella abitualmente sfoggiata da Slash sul palco. «Prendete quel tizio, buttatelo subito fuori di qui» s’era messo a urlare Axl nel mezzo di una canzone davanti a 150 mila fan allibiti. Un mese prima, nel dicembre 2000, le braccia robuste della sicurezza avevano sollevato di peso Slash per impedirgli di entrare all’Hard Rock Café di Las Vegas e assistere così al primo concerto dei Guns senza di lui.

Dietro tutto questo c’è la fine della più grande rock band del mondo: i Guns’N Roses. Tre dischi incisi tra il 1987 e il 1992, oltre 100 milioni di copie vendute e una presenza nelle classifiche worldwide che dura ininterrottamente dagli esordi. Una fine sancita nel giugno del 1996, quando Axl, dopo avere conquistato il marchio Guns’N Roses, ha deciso di proseguire da solo con nuovi musicisti (in concerto il 22 giugno all’Arena Rho Fiera di Milano), estromettendo («Se ne sono andati» sostiene lui) Slash e i vecchi compagni d’avventura. Quel giorno è iniziata la guerra dei Roses, ovvero la più incredibile faida della storia della musica; quel giorno è iniziata la discesa di Axl verso l’autoreclusione e l’assenza di comunicazione con il mondo; quel giorno Slash ha capito che l’avventura con i Guns era finita per sempre. Quel che iniziava era invece una durissima e surreale battaglia fatta di avvocati, insulti, recriminazioni e colpi bassi: il tutto in barba ai fan, ai promoter e ai discografici del pianeta, disposti a tutto, anche in termini economici, pur di rimettere in pista i vecchi Guns.

"Ma quale reunion, Slash era ed è un brutto cancro che andava estirpato. Meno ne parlo e meglio sto" ha sibilato Axl di recente, incurante del fatto che la madre di Slash è morta da poco per un tumore ai polmoni. "Mi odia come nessun altro al mondo. Chissà perché..." è stata la replica di Slash. "So di stargli tremendamente sulle scatole, ma sono sicuro che se ci sedessimo a un tavolo avremmo molte cose interessanti da raccontarci" ha proseguito, ben sapendo che niente fa infuriare Axl più della eventualità di trovarselo davanti per una conversazione a quattr’occhi. Parole velenose, pronunciate dopo anni in cui Axl aveva deliberatamente scelto di trasformarsi nel Michael Jackson del rock, chiuso come in un bunker nella sua villa di Malibu, in California.

L’ultima volta che si erano visti di persona, in uno studio di registrazione, Slash se n’era andato furioso sbattendo la porta. Le sue parti di chitarra erano già state suonate da un altro chitarrista, ma nessuno lo aveva avvisato. Da allora, cioè da metà anni Novanta, fine delle comunicazioni, fatta forse eccezione per un veloce e brusco addio senza guardarsi in faccia, separati da uno dei muri di cinta della casa di Axl. Per Slash è stato l’inizio di una brillante carriera da solista (l’ultimo cd è Apocalyptic love, che presenterà in concerto a Milano il 28 luglio), per Axl l’avvio di una sistematica opera di distruzione del proprio mito. Non parla più con nessuno, fatta eccezione per la governante, la guardia del corpo e una misteriosa guida spirituale di origine asiatica, Sharon Maynard, che vive a Sedona, a 150 miglia da Phoenix, in Arizona. La sua funzione è proteggerlo dalle onde d’energia negative: Axl si convince che il mondo è infestato da pericolosi campi magnetici, studia estenuanti percorsi alternativi per non transitare in zone ad alto contenuto magnetico, ma soprattutto affida a Sharon la parola finale nella scelta dei musicisti dei nuovi Guns. Quando intercetta un musicista che fa al caso suo, lo fotografa e manda a Maynard lo scatto. Lei ne analizza l’aura ed emette il responso. A volte, quando è incerta, pretende e ottiene anche le immagini dei figli dei musicisti in questione.

Dal 1996 al 2000 il frontman vive così, in balia di quella che gli uomini del suo entourage ribattezzano ironicamente Yoda, come lo Jedi di Guerre stellari. Nel 1998, per difendere da un’ispezione in aeroporto una sfera di cristallo che gli ha regalato Yoda, Axl si è fatto arrestare e rilasciare dopo avere pagato una cauzione. Era finito in manette dopo avere minacciato un poliziotto: "Se tocchi quella sfera, ti spacco la faccia". A Malibu dorme di giorno e sta sveglio la notte, nel suo giardino colleziona rettili e rare specie di ragni. Non esce mai, fa saltare tutte le cene che gli amici gli organizzano per il compleanno. Unica eccezione la notte di Halloween, quando invita a casa le famiglie dei pochi che gli sono rimasti vicino. Si presenta travestito da suino o da coccodrillo, ride molto e parla poco. Del disco dei nuovi Guns nessuna traccia. Arriva nel 2008 (Chinese democracy, il titolo) dopo 14 anni di lavorazione e si rivela un mezzo flop. Ma un record riesce a batterlo: è l’album più costoso del rock: 14 milioni di dollari.

Slash fingendo ammirazione lo provoca: "Niente da dire, ha inciso un disco fenomenale". Axl non gradisce e l’ipotesi di rivederli sullo stesso palco si allontana. Fino ad aprile di quest’anno, quando per la cerimonia d’introduzione dei Guns nella Rock and roll hall of fame s’intravede la possibilità che suonino un paio di canzoni insieme come ai vecchi tempi. Una pia illusione. Axl fiuta "la trappola" e scrive una lunga lettera per dire al mondo: "Non se ne parla nemmeno".

Tutto finito? Neanche per sogno: Slash e gli altri si presentano alla Hall of fame con un nuovo cantante, Myles Kennedy, e suonano due hit per la folla in delirio. Alle loro spalle un megaschermo con la faccia di Axl. L’ultimo sgarbo. "Non so come finirà tutto questo" racconta a Panorama Slash. "So solo che tutto è iniziato a casa di mia madre quando io e Axl abbiamo scritto la canzone che ci ha cambiato la vita: Welcome to the jungle. Eravamo felici".

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Gianni Poglio