Quincy Jones celebra la sua arte a Umbria Jazz - Recensione
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Quincy Jones celebra la sua arte a Umbria Jazz - Recensione

Il genio di Chicago è stato celebrato dall'Orchestra di Umbria Jazz e da Dee Dee Bridgewater, Patti Austin, Ivan Lins, Take 6 e Paolo Fresu

"Sono molto contento di essere qui, è una serata speciale per me, devo moltissimo alla musica".

Così Quincy Jones ha salutato gli oltre 4.000 spettatori che hanno affollato l'Arena Santa Giuliana di Perugia per l'evento inaugurale della 45esima edizione di Umbria Jazz, dedicato alla celebrazione di questo splendido ottantacinquenne a cui tutti gli amanti della buona musica debbono qualcosa.

I premi vinti

Quasi impossibile citare tutti i premi vinti: ci limiteremo qui alle 28 vittorie ai Grammy, incluso il piu prestigioso di tutti, il Grammy Legend Award, assegnato soltanto a quindici artisti, senza contare la Legione D'Onore e le lauree ad honorem e i master delle più prestigiose università, da Harvard a Princeton a Seattle.

Q. si è impegnato in prima persona per i diritti civili e per le cause umanitarie, dal sostegno a Martin Luther King e Nelson Mandela fino alle famose campagne We Are The World, che ha raccolto 63 milioni di dollari per l’Etiopia, "Cancella il debito" e "We Are The Future".

Jones, che ha iniziato giovanissimo la sua carriera come trombettista jazz per poi ampliare i suoi orizzonti musicali senza pregiudizi di genere, ha prodotto il disco più venduto della storia, Thriller di Michael Jackson (oltre 100 milioni di copie vendute).

Fly Me to The Moon, da lui arrangiata per Frank Sinatra con la big band di Count Basie, è stata la prima canzone suonata sulla Luna da Buzz Aldrin nella missione della Nasa del 1969.

I suoi numerosi ruoli 

Trombettista, polistrumentista, compositore, arrangiatore, produttore, direttore musicale, autore di colonne sonore per cinema, teatro e televisione, titolare o responsabile di case discografiche, attore: insomma, quella di The Dude è stata una vita vissuta pienamente, che meritava di essere celebrata e ripercorsa a Umbria Jazz in occasione del suo 85esimo compleanno.

Si respirava l'atmosfera delle grandi occasioni all'Arena Santa Giuliana, con numerosi vip e musicisti presenti fra gli spalti, e la serata, sebbene forse troppo diluita in oltre tre ore, non ha assolutamente deluso le aspettative, grazie alla maiuscola performance dell'Umbria Jazz Orchestra diretta da John Clayton e dallo stesso Jones, con ospiti speciali Nathan East e Harvey Mason.

Il concerto-evento, con la regia di Nanni Zedda e la conduzione di Nick The Nightfly, è stata una vera e propria parata di star che hanno avuto la fortuna di collaborare con il genio di Chicago.

Q. ha seguito buona parte del concerto a bordo palco su una comoda poltrona, a causa dei problemi motori che gli impediscono di stare in piedi, ma ha partecipato attivamente alla serata raccontando a Nick The Nightfly gustosi aneddoti sui singoli artisti e sulla sua carriera.

Di concerti di questo tipo, Jones, che centellina le sue apparizioni pubbliche, ne fa quattro o cinque in un anno, tanto per sottolineare la straordinarietà della serata.

Tutti gli arrangiamenti dei brani sono gli originali scritti da Quincy, o rivisitazioni che coprono tutta la carriera, dal jazz fino al pop e alle colonne sonore, con un mix equilibrato di vecchio e di nuovo.

Il racconto della serata

Dopo una prima parte interamente orchestrale, dove non poteva mancare l'iconica Soul Bossa Nova e una versione da brividi di The separation da Il colore viola, è iniziata la parata di ospiti, tutti all'altezza del compito: i Take 6 hanno incantato con i loro straordinari impasti vocali, soprattutto nel capolavoro Lovely day di Bill Withers, grandi applausi anche per l'artista brasiliano Ivan Lins, definito da Jones come "il migliore, sono fortunato ad aver prodotto i suoi album", mentre Noa ha eseguito un originale adattamento di Bach e una splendida versione di Luce in ebraico, facendo ballare tutti con le sue irresistibili percussioni tribali.

Dee Dee Bridgewater, che ha sostituito last minute Erykah Badu nel cast del concerto, ha dato un saggio del suo eccellente controllo vocale in Misty, proposta nell'arrangiamento di Quincy Jones per Sarah Vaughan e nella swingante Honeysuckle Rose nella versione della divina Ella Fitzgerald, confermandosi una delle migliori voci black contemporanee.

I talenti da lui lanciati

Jones è un artista ancora attivissimo, soprattutto come talent scout e mentore di giovani artisti di grande talento, come il one-man-bandJacob Collier, due Grammy Awards vinti con il suo album di debutto, il pianista Alfredo Rodriguez (che Q. definisce scherzosamente "il mio insegnante di spagnolo") e il percussionista Pedro Martinez.

Gli ultimi due erano presenti alla serata all'Arena di Santa Giuliana, dove hanno mostrato le loro eccezionali qualità. "Alfredo Rodriguez suona il pianoforte 14 ore al giorno -sottolinea Jones- Senza ilduro lavoro, il talento non serve a nulla".

Patti Austin, che Jones conosce da quando lei aveva 4 anni e che chiama affettuosamente la sua "figlioccia", ha mostrato di avere ancora una voce prodigiosa e un immutato senso del ritmo, facendo muovere a tutti il piedino sotto la sedia con il suo funk-jazz ricco di groove, in particolare nell'irresistibile Razzmattaz.

Paolo Fresu, unica guest star italiana sul palco, ha incantato con la tua tromba ricca di lirismo in My Ship, un momento di grande suggestione dove lo stesso artista sardo aveva gli occhi lucidi mentre suonava.

Ivan Lins, Patti Austin e i Take 6 hanno unito le loro ugole nella suggestiva Setembro, uno dei vertici artistici del capolavoro Back On The Block del 1989, nonché uno dei brani più suonati ai matrimoni in Brasile.

Non poteva mancare l'omaggio a Michael Jackson, con una scatenata versione di Wanna Be Startin' Somethin', adrenalinico incipit dell'album dei record Thriller, eseguita magistralmente dai Take 6 che fanno scattare in piedi la finora compassata platea, che si riversa in massa sotto al palco per ballare la canzone del Re del Pop. Indimenticabile la scena in cui lo stesso Quincy, pur con i suoi ben noti problemi motori, ha accennato alcuni passi di danza per la gioia del pubblico, ormai a pochi metri da lui.

Arriva il momento di dare il giusto riconoscimento a Jones, con il patron del festival Carlo Pagnotta che consegna a Quincy l'Umbria Jazz Award, il primo assegnato in 45 anni della kermesse, e con l'abbraccio dell'amico Tony Renis, che conosce da oltre cinquant'anni: "Nel 1963 eravamo due sbarbatini -afferma Renis- lui rappresentava la musica americana e girava con una certa Sarah Vaughan. Una sera passando vicino al suo camerino, lei mi diede un bacio sulla mano e lui, che aveva visto tutta la scena, mi avvertì... devi stare attento!".

Jones scherza sulla durata-monstre del concerto: "Avrò 95 anni quando sarà finita la serata".

Noa incanta ancora una volta con la sua prodigiosa estensione vocale in Beautiful That Way, dalla colonna sonora di La vita è bella di Piovani, cantata in coro da tutti gli spettatori.

Quincy guadagna lentamente i camerini, salutato da una lunghissima standing ovation, manda baci e si tocca il cuore per dimostrare che l'affetto con i fan è reciproco.

Il bis è quasi obbligato, con l'irresistibile Soul Bossa Nova, sorprendente incontro tra jazz, Brasile e Usa, eseguita dall'Orchestra di Umbria Jazz.

Un ringraziamento speciale a Quincy per aver connesso, con la sua musica, ogni parte del mondo, abbattendo con la sua arte ogni barriera di genere e di razze.

Gabriele Antonucci
Quincy Jones viene premiato per la sua attività da Umbria Jazz

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Gabriele Antonucci