Michael Jackson HIStory World Tour
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Michael Jackson: i dubbi sul documentario "Leaving Neverland"

Il discusso docufilm, che sarà trasmesso oggi sulla HBO, ha per protagonista Wade Robson, a cui sono state già rigettate due cause contro il Re del Pop. La controprogrammazione del 3 e 4 marzo.

A quasi dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 25 giugno del 2009 a causa di una dose eccessiva di Propofol somministrata colposamente dal suo medico curante Conrad Murray (poi condannato a quattro anni di reclusione), continua a non esserci pace per Michael Jackson, da molti considerato il più grande performer di sempre.

Il 25 gennaio, al Sundance Film Festival di Park City (Utah) è stato proiettato in anteprima un documentario incentrato sui presunti abusi sessuali che Michael Jackson avrebbe perpetrato nei confronti di due bambini di 7 e 10 anni, oggi trentenni: Wade Robson e James Safechuck.

Intitolato Leaving Neverland, il documentario di 233 minuti è stato diretto da Dan Reed, un regista che già in passato si era occupato di questa tematica con il docu-film "The Pedophile Hunters" ("I cacciatori di pedofili").

Alcuni fan del cantante hanno protestato davanti all'Egyptian Theatre di Park City, mostrando cartelloni con le scritte "Innocente" e "Cercate la verità".

Il documentario sarà trasmesso il 3 e il 4 marzo, in due episodi sulla pay tv HBO in Usa e il 6 e il 7 marzo su Channel 4, alla tv britannica.

Considerando che il 25 giugno 2019 ricorreranno i 10 anni dalla morte del Re del Pop, Leaving Neverland, a partire dalla sospetta tempistica e dai nomi dei due protagonisti, appare come l'ennesima occasione per gettare fango nei confronti di una persona morta che, come tale, non può replicare a queste terribili accuse.

Il documentario, tralasciando l'aspetto "artistico", da un punto di vista cinematografico (oltre che etico) lascia davvero perplessi: intervistare solo i due protagonisti e i loro stretti familiari, con primi piani, lacrime di prammatica e musichette d'atmosfera, non offre quella pluralità di voci e quell'approfondimento che sono elementi indispensabili a ogni documentario degno di questo nome.

Inoltre, a fronte di accuse gravissime, appare davvero incredibile che il regista non si sia premurato di ascoltare o di riportare la versione dei fatti di uno dei rappresentanti legali o della fondazione che cura gli interessi di Jackson: il diritto alla difesa, in caso di accuse penalmente rilevanti, è costituzionalmente garantito in ogni stato occidentale, in Usa come in Italia.

Dal lungometraggio, di una durata parossistica (4 ore!), non sono emerse prove concrete, che diano credibilità alle testimonianze, ma solo uno sfilacciato taglia e cuci di immagini e dichiarazioni il cui unico obiettivo è screditare Michael Jackson.

Insomma, Leaving Neverland, più che un documentario, sembra un perfetto esempio di "mockumentary", un particolare genere cinematografico che simula lo stile e il procedimento documentaristico, celandovi la costruzione di una fiction, a cavallo tra lo scandalistico e il fantastico. (ecco la nostra recensione)

Marcos Cabotà, un regista presente alla prima, ha stroncato Leaving Neverland, dandogli 1 su 10 come voto: "Dopo aver assistito alla prima, è evidente che si tratti di un mockumentary (documentario di fantasia) invece di un documentario. Non riesco a credere a una sola parola delle due "vittime". Cattiva recitazione. A volte, vergognosa. La regia e i testi sono addirittura peggio. 1/10".

Il nipote Taj Jackson, membro dei 3T, ha promosso una campagna di crowdfunding per la realizzazione di un film-verità come risposta a quello di Dan Reed, per difendere la reputazione dello zio. Servono almeno 777.000 dollari (circa 681.000 euro): al momento le donazioni ammontano a 30.000 dollari.

Dopo alcuni giorni di riflessione, il 28 gennaio è arrivata una lunga e articolata dichiarazione dei familiari di Jackson: «Michael Jackson è nostro fratello e nostro figlio. Siamo furiosi per il fatto che i media, senza uno straccio di prova o un singolo pezzo di indizio materiale, abbiano scelto di credere alla parola di due bugiardi conclamati invece che a quella di centinaia di famiglie e amici in tutto il mondo che hanno trascorso del tempo con Michael, molti di loro a Neverland, e che hanno sperimentato la sua leggendaria gentilezza e generosità globale. 
Siamo orgogliosi di ciò che Michael Jackson rappresenta.

Le persone hanno sempre amato perseguitare Michael. Era un bersaglio facile perché era unico. Ma Michael fu sottoposto a un'indagine approfondita che incluse un raid a sorpresa a Neverland e in altre proprietà, nonché un processo davanti a una giuria in cui Michael venne considerato COMPLETAMENTE INNOCENTE. Non c'è mai stato uno straccio di prova di nulla. Eppure i media sono ansiosi di credere a queste bugie.

Michael ha sempre rivolto l'altra guancia, e anche noi abbiamo sempre rivolto l'altra guancia quando le persone hanno perseguitato i membri della nostra famiglia - questo è lo stile dei Jackson. Ma non possiamo semplicemente stare fermi di fronte a questo linciaggio pubblico e alla persecuzione da parte di avvoltoi e altri che non hanno mai incontrato Michael.
Michael non è qui per difendersi, altrimenti queste accuse non sarebbero state fatte.

I creatori di questo film non erano interessati alla verità. Non hanno mai intervistato una sola anima che conoscesse Michael, tranne i due spergiuri e le loro famiglie. Questo non è giornalismo, e non è giusto, eppure i media continuano a diffondere queste storie.

Ma la verità è dalla nostra parte. Fate le vostre ricerche su questi opportunisti. I fatti non mentono, le persone sì. Michael Jackson era e sarà sempre al 100% innocente da queste false accuse.

La famiglia Jackson».

Jermaine Jackson, durante la trasmissione "Good Morning" condotta da Susanna Reid e Piers Morgan, è scoppiato in lacrime mentre difendeva suo fratello dalle accuse del documentario proiettato al Sundance Festival, dichiarando: «Ciò che la gente non sa è che Wade Robson ha cambiato la sua versione dei fatti, quella che aveva raccontato sia prima che dopo la morte di Michael.

Dopo essere stato escluso dallo spettacolo del Cirque du Soleil dedicato a MJ, se n'è andato in giro a cercare un contratto di pubblicazione per il suo libro sui presunti abusi, che nessun editore ha mai neanche considerato.

Ha citato in giudizio l'Estate di MJ per 1,5 miliardi di dollari, ma è stato sbattuto fuori dal tribunale. Dunque, tutto ciò che gli rimaneva da fare era un documentario. Così si è messo di fronte a una telecamera con un gruppo di persone e ha vomitato tutte queste assurdità.

La nostra famiglia è stanca, siamo molto stanchi. Lasciate riposare quest'uomo, ha fatto tanto per il mondo, lasciatelo riposare.

Abbiamo perso Michael, abbiamo perso nostro padre, siamo ancora in lutto. Abbiamo perso molto, lasciateci soli, lasciatelo in pace, lasciatelo riposare, merita di riposare.

Sono sicuro al mille per cento dell'innocenza di Michael. È stato giudicato da una giuria e assolto da tutto ciò perché non c'era alcun indizio concreto. Non c'era niente lì. Non esiste alcuna verità in questo documentario.

Viviamo in un'epoca in cui le persone possono dire qualsiasi cosa e viene accolta come verità. Sotto giuramento, Robson ha detto ciò che ha detto, ma si preferisce credere a un documentario.

Se agiremo per vie legali? Sono cose che riguardano la sua Estate».

Dopo la prima al Sundance Festival, non si è fatta attendere la reazione dell'Estate di Jackson, che ha denunciato le affermazioni contro il cantante e il documentario nel suo complesso.

"Leaving Neverland" non è un documentario, è una sorta di assassinio del personaggio tabloid che Michael Jackson ha sopportato nella vita, e ora nella morte. Il film tratta accuse non provate per cose presumibilmente successe 20 anni fa e le tratta come fatto. Queste affermazioni sono state la base di querele depositate da questi due bugiardi, che sono state in via definitiva respinte da un giudice. I due accusatori avevano (in precedenza) testimoniato sotto giuramento che questi eventi non si sono mai verificati. (Nel film) non hanno fornito nessuna prova evidente e assolutamente nessuna prova a sostegno delle loro accuse, il che significa che l'intero film si basa esclusivamente sulla parola di due spergiuri.

E' significativo che il regista abbia ammesso al Sundance Film Festival di aver limitato le sue interviste solo a questi accusatori e alle loro famiglie. Nel farlo, ha intenzionalmente evitato di intervistare numerose persone che, nel corso degli anni, hanno trascorso un tempo significativo con Michael Jackson e hanno inequivocabilmente dichiarato che ha sempre trattato i bambini con rispetto e non ha fatto loro nulla di male. Scegliendo di non includere nessuna di queste voci indipendenti che potrebbero sfidare la narrazione che era determinato a vendere, il regista ha trascurato di fare la verifica dei fatti realizzando così una narrazione così palesemente unilaterale che gli spettatori non avranno mai nulla di vicino ad un ritratto equilibrato.

Per 20 anni, Wade Robson ha negato in tribunale e in numerose interviste, anche dopo la morte di Michael, di essere stato vittima e ha dichiarato di essere grato per tutto quello che Michael aveva fatto per lui. La sua famiglia ha beneficiato della gentilezza di Michael, della generosità e del sostegno alla sua carriera fino alla morte di Michael. A prescindere da "Leaving Neverland", occorre considerare il fatto che quando a Robson è stato negato un ruolo in una produzione di Cirque du soleil a tema Michael Jackson, sono improvvisamente emerse le sue accuse di molestie.

Siamo estremamente solidali con qualsiasi effettiva vittima dell'abuso di minori. Questo film, però, fa un disservizio a quelle vittime. Perché nonostante tutte le false smentite fatte che qui non si tratta di soldi, si è sempre parlato di soldi - milioni di dollari - risalente al 2013 quando sia Wade Robson che James Safechuck, che condividono lo stesso studio legale, hanno lanciato senza successo le loro affermazioni contro la Estate di Michael.

Ora che Michael non è più qui per difendersi, Robson, Safechuck e i loro avvocati continuano i loro sforzi per raggiungere la notorietà e per essere pagati coprendolo con le stesse accuse di cui una giuria lo ha trovato innocente quando era vivo" (The Estate of Michael Jackson)

L'Estate ha annunciato di avere fatto causa alla HBO, non solo distributore ma anche  coproduttore di "Leaving Neverland", poiché nel 1992 la stesso canale stipulò un accordo per la messa in onda del concerto "Live From Bucharest", che diventò lo speciale più visto nella storia di HBO. Nell'ambito di tale accordo, la HBO accettò disposizioni non denigratorie che restano in vigore, quindi la società è accorsa in una violazione del contratto.

L'Estate ha lanciato una controprogrammazione il 3 e il 4 marzo, negli stessi giorni e fasce orarie in cui HBO trasmetterà "Leaving Neverland", quando verranno pubblicati sul canale Youtube di MJ i concerti "Live in Bucharest" e "Live at Wembley", gli unici ufficialmente in commercio.

Disponibili per un periodo di tempo limitato, il "Live in Bucharest" (Dangerous World Tour, 1º ottobre 1992) sarà online dalle 8:00 pm del 3 Marzo (le 2:00 in Italia), mentre il "Live at Wembley" (Bad World Tour, 16 Luglio 1988) dalle 8:00 pm del 4 Marzo (le 2:00 in Italia).

I due concerti vanno ad aggiungersi al "Michael Jackson's This Is It" che, non a caso, proprio in questi giorni è disponibile on demand su Netflix.

L'emittente pubblica britannica BBC ha annunciato "Michael Jackson The Rise and Fall", un nuovo documentario dedicato al Re del Pop e alternativo a "Leaving Neverland"

Diretto dal giornalista investigativo Jacques Peretti, il documentario racconterà i momenti più significativi della vita di Michael Jackson: dall'infanzia a Gary alla carriera con i Jackson 5, dai giorni dello Studio 54 alla nascita del Neverland Ranch, fino al "This Is It".

Verrà affrontato anche il tema delle accuse, ma con l'approccio scientifico tipico di Peretti, che al Re del Pop ha già dedicato tre documentari: “What Really Happened”, “Michael Jackson’s Last Days: What Really Happened” e “Michael Jackson’s Secret Hollywood”.

«Peretti è uno dei più importanti esperti di Michael Jackson e della sua turbolenta vita ed eredità», ha dichiarato Patrick Holland, direttore di BBC Two, dove l’emittente britannica ha intenzione di trasmettere il documentario.

«Quando è venuto da noi con l’idea di riesaminarlo a dieci anni dalla morte, siamo stati immediatamente conquistati dal progetto. Sapevamo che non si sarebbe tirato indietro rispetto alle controversie che lo circondano».

Inoltre l'Estate ha rilasciato una lunga lettera di ringraziamento ai fan di Michael Jackson, che in questi giorni si sono prodigati in tutto il mondo per far conoscere la verità.

"Quando, il 9 Gennaio, apprendemmo per la prima volta dell'esistenza di 'Leaving Neverland', fu inconcepibile per noi - e probabilmente anche per voi - che dietro a tutto questo ci fosse una società rispettata come la HBO. Davamo per scontato che i valori aziendali della HBO riflettessero un impegno rivolto all'equità, all'onestà e all'integrità. Purtroppo, ci sbagliavamo.

'Leaving Neverland' non è altro che un'imboscata premeditata, annunciata all'ultimo momento al Sundance Film Festival nell'ambito di un raggiro durato due anni, e tenuto segreto per sfuggire al controllo della famiglia, dell'Estate, degli amici, dei soci e dei fan di Michael.

Quando il film venne annunciato, la HBO cercò anche di tenere nascosti i nomi dei due accusatori, diffondendoli malvolentieri soltanto dopo che, tramite la nostra prima dichiarazione pubblica, rivelammo l'identità di quei due querelanti falliti che ben conosciamo.

L'obiettivo della HBO è ovvio: vuole silenziare le voci di tutti coloro che parlerebbero in difesa di Michael Jackson, che conoscono la mancanza di credibilità di queste accuse e la personalità degli individui che le espongono.

Grazie a tutti voi, HBO e il suo regista non sono stati in grado di evitare - come speravano di fare - che la luce della verità illuminasse le menzogne di questo film.

Vogliono che nessuno noti la sua natura assolutamente unilaterale. Vogliono che non si sappia che il regista, in due anni, non ha cercato di contattare nessuno a parte i due soggetti e le loro famiglie, neanche coloro che ha diffamato e che sarebbe stato moralmente ed eticamente obbligato a contattare.

HBO vuole che nessuno sappia di come i soggetti in questione abbiano ripetutamente ritrattato la loro versione dei fatti, rilasciato falsa testimonianza e agito per motivazioni finanziarie tenute nascoste al pubblico.
Piuttosto, HBO spera di eludere 'Leaving Neverland' da un rigoroso controllo dei fatti e dalla credibilità che avrebbe dovuto richiedere al suo regista.

Ma la vostra tenace passione nel difendere Michael di fronte a tale disonestà ha trafitto la mancanza di trasparenza della HBO. Ciò è fonte di ispirazione e commozione, e ve ne siamo grati.

HBO e il suo partner Channel 4 vogliono distogliere l'attenzione dal fatto di stare attaccando un uomo innocente che non è più con noi per difendersi, e si sentono in diritto di farlo solo perché non possono essere ritenuti legalmente responsabili della diffamazione di una persona deceduta.

HBO continua a ripetere che l'equità sia irrilevante, aggiungendo la falsa e assurda affermazione che il suo film non riguardi Michael Jackson.
Parliamoci chiaro: riguarda interamente Michael Jackson. Lo stesso Michael Jackson che, solo 14 anni fa, fu giudicato in un tribunale e dichiarato unanimemente innocente su tutti i fronti da una severa giuria.

Ma nel tribunale di HBO non esiste giuria, non c'è l'opportunità di esaminare i testimoni e nessuna difesa; solo una convinzione predeterminata su un uomo innocente da parte di un regista intenzionalmente raccapricciante, che si è auto-proclamato giudice e giuria.

E piuttosto che lasciare che le persone valutino tutte le prove e decidano autonomamente se i soggetti stiano mentendo o dicendo la verità, HBO dà in pasto agli spettatori la trama del suo regista, senza concedere spazio - in quattro ore - neanche a una scintilla delle innumerevoli prove in contrasto con le sue tesi.

Durante la sua vita, Michael Jackson è stato travolto da un'ondata di malignità che nessun artista della sua generazione è mai stato costretto a sopportare.

Come scrisse profeticamente James Baldwin nel 1985, quando Michael era reduce dal fenomeno globale di 'Thriller', «La cacofonia su Michael Jackson è affascinante in quanto non riguarda affatto Jackson. Spero che abbia il buon senso di capirlo e la fortuna di strappare la sua vita dalle fauci di un successo carnivoro. Non sarà perdonato facilmente per aver cambiato così tante carte in tavola, per aver dannatamente ottenuto il massimo possibile. L'uomo che sbancasse il casinò di Monte Carlo non sarebbe nulla in confronto a Michael».

Purtroppo i suoi figli, dopo aver perso il loro padre, hanno dovuto sopportare ripetutamente l'ulteriore dolore derivante da questi raccapriccianti pettegolezzi da tabloid, sia durante il processo penale all'uomo responsabile della sua morte, sia per le affermazioni dei due individui presenti in questo film.

Nonostante la stampa abbia diffuso le accuse denunciate nel film come se fossero fresche e nuove, in realtà sono sei anni che i due individui raccontano ai media queste stesse accuse false e oscene, più della metà del tempo trascorso dal decesso di Michael.

Ma avendo deviato la credibilità di HBO, tutto ciò che hanno adesso è soltanto una piattaforma più potente, una colonna sonora, scene riprese da un drone, un abile montaggio e un budget promozionale da svariati milioni di dollari. Ciò che non possono comprare è la verità. I fatti non mentono, le persone sì.

Nei sei anni trascorsi da quando queste false accuse vennero presentate per la prima volta, la musica e l'eredità di Michael hanno prosperato per una semplice ragione: non si può mettere a tacere Michael Jackson.
Il suo genio e il suo talento artistico sono senza tempo, e la sua resilienza prevale sempre.

Continueremo a combattere le infondate rivendicazioni dei suoi accusatori, perché lui è innocente. La sua eredità è più forte di due individui che reclamano centinaia di milioni di dollari dopo averlo difeso per anni, e le cui simili rivelazioni sollevano innumerevoli domande sulla loro tempistica e sulle loro motivazioni.

La reiterata disonestà, dalla falsa testimonianza all'occultazione delle prove, dice tutto sulla loro mancanza di credibilità, che quattro ore di 'Leaving Neverland' cerca in tutti i modi di colmare.

Infine, è importante ricordare ciò che Michael disse nel 1994, quando fu invitato ai NAACP Image Awards. A quel tempo, la persecuzione implacabile che lo avrebbe inseguito per il resto della sua vita, era iniziata. Parlando al pubblico, reclamò con forza il diritto di tutti noi alla presunzione di innocenza.

«Non mi ero mai preso del tempo per capire l'importanza di questo ideale fino ad ora», disse Michael, «fino a quando non sono diventato vittima di false accuse, e della volontà altrui di credere e cavalcare il peggio prima di avere la possibilità di ascoltare il verità. Perché non solo sono presumibilmente innocente, io sono innocente. E so che la verità sarà la mia salvezza».  (L'Estate di Michael Jackson)

Vediamo più da vicino chi sono i protagonisti del documentario.

Wade Robson e James Safechuck erano due bambini che frequentavano Neverland, la casa di Michael Jackson dal 1988 al 2005, nella contea di Santa Barbara, in California, a circa 150 miglia da Los Angeles.

Neverland

La proprietà era composta da 22 strutture e da un terreno di quasi 1.300 ettari contenente una villa con 6 stanze da letto e 30 posti letto medici in cui i bambini con gravi patologie potevano ricevere cure e vedere film sul maxischermo, uno zoo, un parco giochi, una stazione ferroviaria, una piscina, un campo da tennis e uno da basket, una sala cinematografica da 50 posti e due laghi artificiali.

"Ho comprato Neverland per me e per dividerlo con gli altri- ha sottolineato Jackson- Mi ha dato una possibilità di fare quello che non avevo potuto fare quando ero piccolo. Non potevamo andare al cinema, Non potevamo andare a Disneyland. Tutte queste cose divertenti non potevamo farle. Eravamo in tour. Abbiamo lavorato duramente. Ma questo mi ha consentito di avere un posto dietro al cancello, un mondo come io lo amavo."

Neverland non era la sordida cornice dove avevano luogo i suoi incontri proibiti, come molti media hanno lasciato intendere, ma un posto che accoglieva per un breve periodo bambini gravemente ammalati (anche terminali) e le loro famiglie, regalando loro attimi di gioia e divertimento.

Neverland era sempre pieno di persone, quindi non si capisce davvero come il cantante possa aver commesso degli abusi con decine di occhi costantemente puntati su di lui, tra cui quelli dei genitori degli ospiti.

L'attore Macaulay Culkin ha parlato recentemente del suo rapporto con Michael Jackson durante il podcast "Inside of You" condotto da Michael Rosenbaum: «Alla fine, è piuttosto facile dire che [il nostro rapporto] fosse strano o altro, ma non lo era perché aveva un senso. In sintesi, eravamo amici. So che per chiunque altro possa sembrare chissà cosa, ma per me era solo una normale amicizia. Le accuse contro Michael sono assolutamente ridicole».

Alfonso Ribeiro, famoso in tutto il mondo per il ruolo di Carlton Banks nella sit-com "Willy, il principe di Bel-Air", ha dichiarato:«Non mi importa cosa dica la gente, non crederò mai che Michael abbia fatto ciò di cui lo hanno accusato. Sono stato anch'io un bambino di 12, 13, 14 anni. Ho conosciuto Michael, sono uscito con lui e mai niente di simile si è verificato. Non è mai successo nulla di discutibile. Io semplicemente non ci credo».

Tesi confermate dal sound engineer Rob Hoffman, uno che Michael lo conosceva da vicino: "Ho passato quasi 3 anni lavorando con lui, e non ho mai messo in discussione la sua morale, non ho mai creduto in nessuna delle accuse che gli sono state fatte. E a quel tempo non ero nemmeno un suo fan. L'ho visto interagire con i figli dei suoi fratelli, i figli degli altri e, a un certo punto, anche con i figli della mia ragazza. Ho passato una intera giornata a Neverland con loro. Michael è un essere umano davvero incredibile, sempre alla ricerca di un modo per migliorare la vita di tutti i bambini. Ogni fine settimana a Neverland venivano ospitati gruppi diversi di bambini - bambini con AIDS, bambini affetti da cancro, ecc... E il più delle volte Michael non era neanche lì".

Stessa opinione di Bill Whitfield, bodyguard di Jackson dal 2006 al 2009: “Quando trascorri 3 anni con qualcuno come bodyguard personale, loro si fidano e dipendono da te. Puoi vedere il loro vero carattere, la loro anima e il cuore. Il signor Jackson che conoscevo so che non avrebbe mai potuto fare o pensare una cosa simile, non avrebbe mai abusato o fatto del male a un bambino. Lui non era così . Era un bravo ragazzo e non perché lo penso io ma perché lo so”.

Curioso come centinaia di bambini abbiano frequentato Neverland, ma soltanto quattro abbiano accusato di abusi Michael Jackson: Jordan Chandler, Gavin Arvizo, Wade Robson e James Safechuck.

E che solo loro gli abbiano intentato cause milionarie, spesso molti anni dopo.

Chi è l'accusatore Wade Robson

Il ballerino e coregrafo Wade Robson, che in passato ha lavorato con Britney Spears ed è apparso nelle serie So You Think You Can Dance su Fox, fu chiamato a testimoniare nel 2005 nel processo Arvizo, negando allora con decisione che Jackson lo avesse mai infastidito e affermando sotto giuramento che "mai niente di inappropriato era accaduto con il Signor Jackson".

Thomas Mesereau, il brillante legale che difese Michael Jackson, scelse come primo testimone per la difesa di Jackson lo stesso Wade Robson, che ora sostiene di essere stato molestato da MJ quando era bambino.

Nel 2005, Robson - come affermato da Mesereau - era «irremovibile» sul fatto che Jackson non gli avesse mai fatto nulla di male.

Anche la madre e la sorella di Robson affermarono le stesse cose.
I Robson volarono dall'Australia per il processo. Rimasero a Neverland, e Mesereau li interrogò ripetutamente.

Mesereau, dopo la prima di Leaving Neverland, ha dichiarato: «Trovai Wade eloquente e simpatico. Difese strenuamente Michael. Sua madre e sua sorella lo sostennero con le loro dichiarazioni. Sul banco dei testimoni, Wade fu sottoposto a un pubblico ministero accanito. Sono scioccato dal fatto che abbia assunto una posizione così diversa rispetto a ciò che mi disse e che testimoniò in tribunale».

Quando il cantante morì, il 25 giugno 2009, Robson scrisse sui social: "Michael Jackson ha cambiato il mondo e, più personalmente, la mia vita per sempre. Lui è il motivo per cui ballo, il motivo per cui faccio musica e uno dei principali motivi per cui credo nella pura bontà del genere umano. E’ stato un mio caro amico per 20 anni. La sua musica, il suo movimento, le sue personali parole di incoraggiamento e di ispirazione e il suo amore incondizionato vivranno per sempre dentro di me. Lui mi mancherà immensamente, ma so che ora è in pace e incanta il cielo con una melodia e un Moonwalk". 

Dopo la morte del cantante, il coreografo ha fatto di tutto per avere i biglietti per partecipare al suo memoriale (come confermano gli sms scambiati con Taj Jackson, che li ha pubblicati su Twitter) e ha partecipato ai tributi del de cuius insieme Janet Jackson.

Robson, a decenni di distanza dai presunti incidenti, ha partecipato ad alcuni barbecue con Michael Jackson e i suoi figli e nel 2005 voleva addirittura sposarsi a Neverland.

L'Estate di Michael Jackson si fidò di lui e lo coinvolse nel 2012 nella lavorazione degli show del Cirque du soleil dedicati a Michael, i fortunati Immortal e One, ma in seguito lo licenziò, insoddisfatta del suo comportamento.

Nel 2013 Robson, quattro anni dopo la morte del Re del Pop, affermò ex abrupto di essere stato molestato quando era bambino da Michael Jackson e intentò due cause milionarie per risarcimento dei danni morali contro l'Estate del cantante per i presunti abusi.

Tra il 2012 e il 2014, il ballerino scrisse 2 bozze di una biografia sui presunti abusi di Jackson, cercando, senza successo, di venderle agli editori.

Jimmy Safechuck, dopo aver visto Wade Robson, intervistato sulla sua causa contro l’Estate di Jackson, si ricordò improvvisamente di essere stato molestato da Jackson, quindi decise di unirsi alla causa, contattando lo stesso avvocato.

Una “illuminazione” coincisa con questioni di eredità dopo la morte di un suo parente, i cui fratelli sopravvissuti hanno cominciato a farsi causa l'uno con l'altro per il controllo degli affari di famiglia.

Nel 2017 due diversi collegi giudicanti rigettarono le accuse intentate per mancanza di prove.

Secondo il giudice della Corte Superiore di Los Angeles Mitchell Beckloff, oltre all'insussistenza del fatto, il motivo alla base del rigetto delle accuse da parte del giudice è che Robson abbia atteso troppi anni per sporgere denuncia contro Jackson, addirittura il maggio del 2013, quasi 4 anni dopo la sua morte.

Davvero singolare che, con questi precedenti ben noti alla stampa, il Sundance film festival, diretto dall'esperto Robert Redford, abbia accettato di proiettare un documentario che appare assai poco credibile, anche nella durata monstre di quasi quattro ore, in una ricerca fin troppo evidente della morbosità a tutti i costi.

La verità sul rapporto di Jackson con i bambini

Ma facciamo un salto indietro nel tempo al 1993, per capire meglio come sia nata la leggenda metropolitana della supposta pedofilia dell’artista, una brutta storia che si è autoalimentata nel tempo di veleni, sospetti e falsità, fino a distruggere di fatto la sua reputazione e, di conseguenza, la sua carriera.

Jackson fu accusato per la prima volta nel 1993, all’apice del successo, da Evan Chandler, padre di un tredicenne, Jordan Chandler.

L’amicizia tra suo figlio e il cantante fu inizialmente ben accolta da Evan Chandler, più interessato a una carriera di sceneggiatore a Hollywood che a quella di dentista.

L’uomo cercò di sfruttare l’amicizia del figlio con il Re del Pop per ottenere finanziamenti per la realizzazione di quattro film, di cui aveva già scritto le sceneggiature, ma il cantante, su suggerimento dei suoi consiglieri, non cedette mai alle continue richieste di denaro.

La prospettiva di veder sfumati i suoi sogni di gloria, unita alla gelosia per il rapporto sempre più solido tra Jordan e Michael, che l'aveva sostituito come figura paterna, convinse il dentista a mettere in piedi un piano ben congegnato per ottenere denaro dalla popstar, con l’accusa più infamante per un benefattore di bambini: quella di aver abusato sessualmente di suo figlio.

Chandler senior chiamò un avvocato senza scrupoli, Barry Rothman, per intentare una causa per la custodia del figlio e, successivamente, per intavolare una lunga trattativa con i legali del cantante, avanzando una richiesta di venti milioni di dollari per risolvere la vicenda senza intentare una causa civile.

Nel libro Redemption, Geraldine Huges, allora segretaria legale dell'avvocato Rothman, parlò senza mezzi termini di estorsione. "La mia posizione è che Michael Jackson sia innocente per quanto riguarda le accuse di molestie sessuali e mi baso su fatti che avvalorerò nel corso del libro", ha scritto la donna nell'introduzione del libro. "Ho visto comportamenti, ascoltato dichiarazioni e letto documenti che erano più rivolti a pianificare un elaborato piano di estorsione che a perseguire la giustizia". 

La vicenda si risolse con un accordo extragiudiziario con la famiglia, di cui in seguito lo stesso Jackson si sarebbe pentito, versando un assegno da 22 milioni di dollari per chiudere in fretta la questione su pressione della sua casa discografica, che non voleva ripercussioni sul tour in corso di Jackson.

Il cantante spiegò così la sua decisione: "Ho chiesto ai miei avvocati se potevano garantirmi che sarebbe stata fatta giustizia. Mi hanno risposto che non c'è garanzia per ciò che un giudice o una giuria possono decidere. Perciò ho deciso che dovevamo fare qualcosa per mettere fine all'incubo. Io e i miei legali ci siamo riuniti e abbiamo preso la decisione unanime di chiudere il caso".

L’avvocato dell'artista, Tom Meserau, ha confidato: “E’ vero che per lui erano spiccioli, ma fu un errore gravissimo, creò un precedente e qualcuno deve aver pensato, perché lavorare se si possono estorcere quattrini a Jackson? Michael fu consigliato male dal suo staff, la cui unica preoccupazione era quella di perdere somme di denaro, magari essere costretti ad annullare gli spettacoli per via del processo”.

Il processo Garvin Arvizo

Ancora più infamanti le accuse rivolte anni dopo da Gavin Arvizo, un tredicenne che Jackson aveva aiutato a guarire dal cancro. Arvizo accusò il Re del Pop di abusi sessuali sull'onda dell’eco mediatica creata dallo speciale televisivo Living with Michael Jackson del giornalista britannico Martin Bashir, andato in onda il 3 febbraio.

Un perfetto esempio di cattivo giornalismo, nel quale, con un sapiente taglia e cuci di immagini e di spezzoni di interviste, fu messo in cattiva luce l’ex bambino prodigio dei Jackson Five.

Il processo iniziò il 31 gennaio 2005 e terminò il 13 giugno dello stesso anno, quando la giuria emise un verdetto unanime di "non colpevolezza" per tutti i quattordici capi d'accusa. La notizia dell’assoluzione di Jackson fu data dai media in modo fugace, per loro è sempre stato colpevole e, a quanto dimostrano gli ultimi accadimenti, lo è tuttora.

Michael Jackson, che ha espresso tutta la sua rabbia nei confronti delle fantasiose ricostruzioni giornalistiche sulla sua vita privata nella corrosiva Tabloid Junkie, ha dichiarato: “La tecnica che usano i giornali è molto semplice: se continui a raccontare una bugia assurda, il lettore, a un certo punto, comincerà a pensare che sia vera”.

La giornalista Aphrodite Jones seguì il processo per conto della Fox. Riteneva anche lei colpevole il Re del Pop, ma in seguito cambiò idea e scrisse nel 2007 un libro, dall'inequivocabile titolo Il complotto. “Quando in quell’aula – rivela la giornalista – il giudice pronunciò per 14 volte non colpevole, guardai Jackson in faccia e mi resi conto che la sua espressione era quella di un uomo grato, soddisfatto che giustizia fosse stata fatta, perché non era colpevole. Lì cambiai idea”.

Il cantante, pur sollevato da quelle terribili accuse, ne uscì distrutto dal punto di vista psicologico e artistico. Il suo fisico non ha retto a una dose eccessiva di Propofol, la sostanza che, incautamente somministrata dal suo medico curante Conrad Murray (condannato per omicidio colposo), l’ha ucciso il 25 giugno del 2009.

L'eredità artistica del Re del Pop

Oggi, a quasi 10 anni di distanza dal tragico evento, non c’è praticamente artista r&b contemporaneo, da Pharrell Williams a Robin Thicke, da Bruno Mars a Justin Timberlake, che non si ispiri apertamente al pop visionario e senza confini di Michael Jackson.

Il suoi passi vengono insegnati nelle scuole di danza moderna, i suoi album, sia di repertorio che postumi, vendono ancora migliaia di copie e ogni anno il numero dei suoi fan cresce in modo esponenziale.

Tutti sanno che appartiene a lui l’album più venduto della storia, il capolavoro Thriller, con cento milioni di copie (anche se alcuni sostengono che siano in realtà 66 milioni, comunque il primato non cambia), un numero che continua a crescere di anno in anno.

Un record meno conosciuto, ma ancora più importante, è quello certificato dal Guinnes dei primati di maggior filantropo nello show business, con quasi quattrocento milioni di dollari donati in opere di beneficenza e di filantropia, in particolare ospedali e orfanotrofi.

Ci auguriamo che il prossimo 25 giugno, decimo anniversario della morte del cantante, sia un giorno in cui sarà celebrata in tutto il mondo la genialità artistica di Jackson, senza sterili polemiche su accuse che sono già state ampiamente smentite nel corso di un processo.

Michael Jackson
FRANCIS Sylvain/AFP/Getty Images
Michael Jackson, nato a Gary il 29 agosto del 1958, avrebbe compiuto 60 anni

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Gabriele Antonucci