Mi chiamo Veronica, risolvo problemi
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Mi chiamo Veronica, risolvo problemi

La moglie del celebre tenore è anche la sua manager e la vicepresidente della sua fondazione. Si occupa di tutto, dalle uscite degli album agli spostamenti, dai figli all'insalata di polpo

L a prima volta che ha dormito a casa di Andrea Bocelli, prima che lui si svegliasse si è messa a stirare le sue camicie. "Perché quando vedo che c’è da fare qualcosa proprio non riesco a stare ferma, mio padre mi ha cresciuto a pane e etica del lavoro". 

Oggi Veronica Berti, da quattro anni moglie del super-artista e accanto a lui da 16, non sopporta che qualcuno le chieda "Ma perché, tu lavori?" con aria stupita. "In tanti ancora pensano che se sei legata a un uomo famoso, sei autorizzata a non lavorare. Non so se sia più buffo o triste".

Da 12 anni è ceo di Almud, la società che cura il business management di suo marito, da sette vicepresidente della Andrea Bocelli Foundation, ormai, racconta "la priorità" della sua vita, un’impellenza benefica che la fa viaggiare al ritmo di 400-600 mail al giorno.

Tant’è che all’Ischia Global film fest, dove la coppia primatista di charity ha ritirato l’Humanitarian award, l’artista ha divertito il pubblico raccontando che, da quando si occupa della loro fondazione benefica, Veronica non è più il suo angelo custode dei loro primi anni insieme. "Quando le chiedo qualcosa prima di avere una risposta devo aspettare il suono di una mail o di un messaggio whatsapp che parte".

Il destino gioca strani scherzi. Perché se a 21 anni Veronica non fosse andata a Ferrara alla festa di Vittorio Sgarbi dove è scoccato il colpo di fulmine che oggi si  è evoluto in "amore profondo" e si nutre anche di "grande attrazione fisica", la vita di questa donna dalla bellezza mediterranea che si racconta a Panorama come un fiume in piena con un accento toscano in cui si affacciano radici anconetane e termini inglesi come "problem solving" e "mission", avrebbe preso una piega diversa. E lei, anziché laurearsi in management della musica e dello spettacolo, abitare a Forte dei Marmi e girare il mondo, avrebbe vissuto probabilmente nella campagna marchigiana, da biologa, come desiderava suo padre. "Dicevo a tutti che da grande sarei voluta stare con gli animali. Con un marito  e tre  figlioli così (Amos e Matteo, figli della prima moglie di Bocelli e Virginia, nata sette anni fa ndr), non ci sono andata così lontano", ride.  

Partiamo dalla campagna marchigiana...
Sono nata ad Ancona, ma papà, professore di matematica e fisica e mamma, che lavorava nel marketing di una delle aziende del gruppo Gillette, a un certo punto hanno scelto la campagna di Offagna, paesino di 800 abitanti. Vivevano da amanti della natura, tra galline, pecore, cavalli. Non si comprava niente fuori, fino ai sette anni penso di non aver mangiato niente che non provenisse dal nostro orto.

Che ragazzina era?
Brava a scuola, mai ribelle, forse pure un po’ noiosa. I miei non mi hanno mai vietato nulla ma in famiglia c’erano regole ferree. Non mi impedivamo di andare in discoteca e di rientrare alle 3 del mattino, ma alle 7 mio padre mi buttava giù dal letto, per raccogliere le olive o tagliare l’erba. Sono figlia unica e sono cresciuta con la mia amica del cuore Barbara, quasi una sorella. Poi lo è diventata davvero perchè i miei genitori a un certo punto si sono separati e papà ha sposato sua mamma.

Come l’ha presa?
Nessun trauma, sono stata fortunata. I miei sono un po’ particolari: dopo 15 anni dal divorzio, mia madre e il suo nuovo marito sono andati addirittura ad abitare in una casa adiacente a quella di mio padre, condividendo l’orto. Credo che questo mi abbia aiutato ad integrarmi silenziosamente nel pacchetto familiare di mio marito. Esiste una madre, un padre e si può essere di supporto, anche se Amos e Matteo li considero i miei figlioli.

Con la sua Virginia come se la cava?
Credo di essere stata più mamma con Amos e Matteo, perchè ero più giovane e allora non lavoravo. Virginia è una terzogenita molto indipendente, socievole, e a me piace che sia così. Del resto a un mese già viaggiava, è venuta spesso ad Haiti con me per la fondazione. Ho meno tempo da dedicarle, ma mi auguro che sia di qualità.

La sua giornata lavorativa tipo?
Dalle 9 del mattino alle 8 di sera. Per fortuna ho l’ufficio in casa, così ottimizziamo il tempo. Il mio lavoro da manager di Andrea si intreccia con quello della fondazione. Fa, ahimè, tutto capo a me, devo approvare campagne pubblicitarie, budget, cachet, pianificare trasferte e concerti. Perché sono la persona più vicina ad Andrea, quella che  può raggiungerlo con più facilità. Adesso stiamo lavorando sulla Celebrity fight night, l'evento benefico a favore della nostra fondazione, che si terrà l'8 settembre all'Arena di Verona, con Andrea protagonista. Io risolvo problemi (durante l’intervista Bocelli le telefona per chiederle di trovare un’insalata di polpo, mission che Veronica sbriga in fretta), diciamo che sono una segretaria di alto livello (ride).

Una "segretaria" che l’anno scorso ha anche tenuto uno speech alle Nazioni Unite, in un inglese perfetto.
Non così perfetto. Mia figlia, che ha una tata inglese, mi corregge. L’ho imparato per strada. Del resto pur di non star zitta io studierei anche l’arabo.

La vita accanto a Bocelli le ha sottratto qualcosa, e cosa le ha donato invece?
Andrea mi ha dato la continuazione della mia famiglia, oggi ne ho una più grande che include figli e fondazione. Ho perso, certo, un po’ di tempo per me, ma ho deciso io di dedicarlo agli altri, difficilmente subisco le scelte degli altri.

Ma riesce ritagliarsi dei momenti per sé?
Dopo aver accompagnato Virginia a scuola e prima di lavorare mi dedico a un’ora di ginnastica o di bicicletta. Per me è vitale. Andrea, che dorme fino a tardi mi dice scherzando "Ma ti paga qualcuno?". Giorni fa ho fatto 70 chilometri in bici, quando ero più allenata arrivavo a 500 a settimana.

La lettura non la rilassa invece?
Essendo inondata di mail non ho molto tempo per leggere. Mi dedico giusto ai libri che mi raccomanda Andrea. Lui è capace di divorarne anche cinque a settimana e oltre a inviarmi bellissime poesie ha l’abitudine di scrivere mail, in copia a me e ai due figlioli, in cui sintetizza il libro e spiega perché lo raccomanda a uno di noi. L’ultimo è stato La storia di San Michele di Axel Munthe, bellissimo davvero, tant’è che siamo andati in visita/pellegrinaggio alla sua casa di Capri.

Gestire una fondazione che dà cure e istruzione ai bambini di Haiti e aiuta i terremotati italiani che emozioni le dà?
All’inizio mi provocava una sorta di sindrome da Schindler’s list: la notte mi svegliavo pensando a cosa non ero riuscita fare per aiutare altri bambini e altre mamme disperate. Poi padre Rick, il chirurgo-missionario che ho conosciuto ad Haiti quando prima di dare vita alla Bocelli Foundation supportavamo la fondazione Rava, mi ha spiegato che bisogna capovolgere il ragionamento, pensando ai tanti che abbiamo salvato. Altrimenti si impazzirebbe.

È religiosa?
I miei mi hanno educata laicamente anche se forse sono più religiosi di quanto pensino. Andrea mi ha avvicinato molto alla religione, vado in chiesa la domenica. Ma prego più nei momenti di felicità che in quelli di fragilità.

Le qualità che si riconosce?
La socievolezza e l’altruismo. Mi piace sentire le storie della gente e, soprattutto, veder felici gli altri.

Difetti?
L’impazienza. Lo sono diventata da quando lavoro. Se non mi capiscono al volo mi innervosisco. Andrea dice che così mi rendo antipatica dimostrando di non avere l’umiltà di capire i limiti altrui. Mi dicono anche che sono "comandina", è un termine che non mi piace tanto, forse proprio perché è vero. Sono obbligata a prendere decisioni, ma forse è più impegnativo che stare a guardare.

È gelosa?
C’è stato un periodo in cui lo sono stata, perchè quando l’ho conosciuto lui aveva già vissuto tanta vita e con gli amici era tutto un "ti ricordi quello" "ti ricordi quell’altra?", da cui io mi sentivo esclusa.  Me ne lamentavo con il mio amico Giacomo che mi ha aperto gli occhi: "ma non ti rendi conto che sei noiosa?". E ho smesso.

Aveva avuto qualche storia prima di lui?
Un fidanzato che oggi è architetto. Si è sposato qualche giorno fa e sono stata la loro testimone. Perché come dice mio padre, non si smette di volere bene a chi ti è stato vicino.

Le sue amiche più care fanno parte dello star system?
Ma no. Una è Francesca, l’insegnante di pianoforte di Amos e Matteo, l’altra è Chantal che nei momenti importanti c’è sempre. E’ diventata una manager importante, vive a Dubai ma ogni tanto salta su un aereo e viene a trovarmi. C’era anche quando dopo il parto mi sono ammalata di osteomielite, l’unica che riesciva a farmi ridere in ospedale.

Organizzate delle cene tra donne?
No, facciamo sport, si parla di figli e di vita. Andrea dice di essere toscano, in realtà è del profondo Sud. Mi vuole sempre con lui a tavola e io sono felice così.

Cucina lei?
Non sono un granché, sono campionessa di prosciutto e melone. E poi tra chi lavora con noi, figli e loro amici ogni giorno tra pranzo e cena siamo una trentina. Un ristorante, insomma. La regina della cucina è "mamma Mariella", come chiamiamo la signora che si occupa della casa.

Segue qualche dieta?
Sto attenta tutta la settimana, tranne un giorno in cui mangio come se non ci fosse un domani.                                                        n

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Antonella Piperno