Led Zeppelin 1971: la notte da incubo al Vigorelli di Milano
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Musica

Led Zeppelin 1971: la notte da incubo al Vigorelli di Milano

Un estratto dal libro che ricostruisce tutto quello che è successo nell'unica e rocambolesca data italiana della leggendaria rock band inglese

Uno dei momenti più oscuri della musica live in Italia negli anni Settanta: di questo parla l'intrigante libro di Giovanni Rossi, Led Zeppelin '71 edito da Tsunami Edizioni.

- Ore 22.40. In modo informale, con estrema scioltezza, i Led Zeppelin salgono a sorpresa sul palco con un’ora abbondante di anticipo sulla scaletta della serata. Va così perché Cole non ne può più di quanto sta accadendo: “L’atmosfera era troppo agitata, così abbiamo detto: Vaffanculo, non staremo qui ad aspettare tutta la notte per voi italiani del cazzo in mezzo a questo cazzo di casino! Vaffanculo, noi cominciamo quando abbiamo voglia!”.

Troupe televisive e numerosi fotografi sono assiepati sotto il palco. Un particolare curioso, se si pensa al fatto che dell’esibizione non rimarranno che pochissime foto e alcuni misteriosi girati di pellicola che non si vedranno mai. Quando Page e compagni occupano il palcoscenico, si trovano di fronte ad una situazione di grandissima confusione. Sugli spalti ci sono fette intere di pubblico, quello del Cantagiro, che tentano di uscire dal velodromo, con genitori preoccupati soltanto di mettere al sicuro i loro figli e persone che non vogliono rischiare di esser prese in mezzo dalle cariche della celere. Chi ha deciso di restare si è invece riversato dagli spalti al centro del prato nel tentativo di sfuggire al fumo dei lacrimogeni.


È in questo momento che Pierangelo Corti riesce ad entrare insieme ai suoi amici: “All’interno, la gente che voleva i Led Zeppelin cominciava a reclamare, quelli che salivano sul palco venivano colpiti da lattine di birra e da tutto quello che si poteva tirargli addosso, così hanno fatto uscire prima del dovuto i Led Zeppelin per calmare un po’ la gente”. Corti ed amici se ne stavano lì, davanti ai cordoni di sbarramento, pronti a sfruttare l’occasione giusta che finalmente è arrivata. I manifestanti sono mischiati agli autoriduttori che tentano di entrare ed ai giovani che si accodano al marasma per sfruttarne le opportunità. “Il casino era già scoppiato e ai portoghesi si aggiungevano quelli della sinistra extraparlamentare. Però in quel momento c’è stato il cambio”, prosegue Corti, “tutta la gente che ascoltava il Cantagiro è uscita, per cui in quell’attimo noi siamo riusciti a entrare e fuori la polizia si era mossa per calmare tutti quelli che erano all’esterno. Erano già iniziati i caroselli con le camionette e i primi scontri”. Dentro il velodromo, la polizia è schierata sul lato sinistro del prato, pronta ad intervenire in caso di disordini.
A ridosso del palco e sul prato migliaia di giovani inneggiano alla band nell’attesa che Jimmy Page faccia partire la prima nota. “I Led Zeppelin vengono accolti da un urlo selvaggio”, così Il Giorno racconta il boato che saluta l’arrivo degli inglesi sul palco; ma Robert Plant nota subito che c’è qualcosa che non va, come ricorda in un’intervista di appena un mese dopo: “Avevamo sentito voci di bottiglie tirate sul palco a Roma, ma, ci avevano assicurato, quello non sarebbe stato il nostro caso. Allora incominciamo a suonare in un’arena ciclistica, con la gente che aveva continuato a protestare durante tutte le precedenti esibizioni e, appena entriamo sul palco, io noto del fumo proveniente dal retro dell’arena... e continuava ad esserci fumo, e c’era un pompiere dietro di noi e io gli dicevo ‘Fire! Fire!’ con il mio ‘scorrevole’ italiano, ma... niente da fare, quello mi ignora”.

Dai cancelli continua a confluire uno sciame di ragazzi. Gli organizzatori stimano adesso un pubblico di oltre 15.000 persone. Dentro al Vigorelli si inizia a sentire l’odore acre e nauseabondo del fumo dei lacrimogeni. Sirene della polizia che ululano, boati vicini, cori di ragazzi. La temperatura è già di per sé alta, si misurano oltre 30 gradi di caldo estivo, ma quanto sta succedendo non fa che aumentare il calore. Dentro il velodromo si è subito sparsa la voce degli scontri tra polizia e manifestanti, e questo non fa che accrescere ancora di più la tensione. Ma una buona parte di questi ragazzi è qui solo per ascoltare i Led Zeppelin.

E i Led Zeppelin sono qui per suonare. Page e Bonham attaccano con la prorompente scarica di ‘Immigrant Song’. È un’autentica botta di adrenalina, il pubblico esplode. “Chi ha detto che il loro ‘sound’ ha lo stesso effetto di un ‘viaggio’ non è andato lontano dal vero (s’intende, per un certo pubblico). Urla, rapimento, applausi, mani alzate con il segno a V: la folla ormai è in delirio”, chiosa Carlo Giovetti sulle colonne de Il Giorno. La canzone è potente, diretta, ed il testo belligerante è il frutto delle riflessioni di Plant durante la tappa islandese dell’ultimo tour del gruppo: the hammer of the gods, i Led Zeppelin come discendenti di un’antica stirpe di dominatori. Il ricordo di epopee lontane. La cultura celtica. La risposta del pubblico è estatica, nonostante la bolgia del Vigorelli non permetta di assaporare al meglio la musica. Ma ciò che di più impressiona le migliaia di spettatori è il volume spropositato con cui le note dei Led Zeppelin vengono sparate dall’impianto di amplificazione, un autentico muro di suono che si riversa sul pubblico. La batteria di Bonham si abbatte come mille tuoni, mentre Page inizia a sciorinare i fraseggi per i quali è diventato celebre in tutto il mondo. L’impatto dell’unione tra l’energia della musica del quartetto ed il volume è devastante. I Led Zeppelin sfumano il brano con ‘Mr. You’re A Better Man Than I’ degli Yardbirds, un omaggio ad un recentissimo passato che ora appare sempre più lontano.


Corti è in mezzo alla folla che si trova davanti a Jimmy Page, sul lato sinistro del palco: “Jimmy Page aveva i soliti pantaloni scampanati, l’immagine che ho più presente anche oggi è quella sua e di Robert Plant. Però i suoni... I suoni sono la cosa che ho presente più di tutto. C’era questa massa enorme di suono che usciva dalle casse laterali, non c’era americana o i sistemi che si usano oggi, per cui eravamo bombardati da questo suono, ed era esattamente quello che noi aspettavamo! Il suono è la loro immagine”. Subito dopo è la volta di ‘Heartbreaker’, uno dei pezzi più attesi dai fan, quindi tocca a ‘Since I’ve Been Loving You’ terminare il terzetto di riscaldamento. Nel frattempo, la situazione dentro e fuori il velodromo è sempre più difficile, peggiorata da un ulteriore fatto: alcuni spettatori iniziano ad accendere dei fuochi a ridosso del palco, un comportamento che rischia di scatenare una tragedia. Se il legno del palco o quello della pista dovessero prendere fuoco, il Vigorelli si trasformerebbe in brevissimo tempo in una trappola mortale per migliaia di persone. In più, la polizia presente in modo massiccio al di fuori dei cancelli inizia a lanciare dei lacrimogeni anche dentro al velodromo. Si tratta senza dubbio di un gesto deliberato, perché le lunghe tettoie che ricoprono le gradinate del Vigorelli richiedono che si prenda attentamente la mira per poter lanciare un candelotto all’interno in modo da superarle.

Che gli scontri fossero iniziati da fuori lo conferma anche Enzo Gullino: “I disordini erano iniziati fuori, perché noi dentro eravamo tranquilli. Dopo un po’ abbiamo iniziato a preoccuparci, perché da fuori si sentiva il suono delle sirene e non riuscivamo a capire se fossero quelle della polizia o delle ambulanze. Poi a un tratto si sono visti i fumogeni che cascavano dentro al Vigorelli. Non penso che uno sbagli a tirare un fumogeno dentro uno stadio, ci devi mirare!”. Plant si ferma un attimo, cercando di tranquillizzare il pubblico. “C’era Robert Plant che diceva, ‘State calmi, sedetevi’”, prosegue Gullino, “e quindi ci siamo seduti tutti tranquillamente. Anche Robert Plant aveva capito che stava succedendo un casino, e così provava a tenerci tranquilli”.  Il cantante impressiona il giovane di Ivrea per quella sua dote ormai diventata leggendaria: “Era incredibile, aveva una voce straordinaria che si sentiva riecheggiare nel velodromo anche senza il microfono. Non ho mai sentito una cosa simile!”.

I Led Zeppelin riprendono quindi con un inedito, ‘Black Dog’, brano che andrà ad aprire ‘Led Zeppelin IV’, introdotto da un accenno di ‘Out Of The Tiles’, quinta traccia dell’album precedente. Ma durante l’esecuzione del pezzo i falò proseguono, così come si diffonde il gas dei lacrimogeni sparati fuori dal velodromo, che lentamente inizia ad invadere tutta la struttura. Gli occupanti delle prime file iniziano ad essere sbattuti avanti e indietro dall’ondeggiare creato dalle spinte del pubblico che cerca di raggiungere il palco allontanandosi dal fumo dei lacrimogeni. Plant cerca di placare gli animi: “Keep quiet, keep cool, please”, calmi ragazzi, state calmi e tranquilli, ripete diverse volte. Ma non serve granché. Il cantante prova anche a sdrammatizzare buttandola sull’ironia: “Soffiate con me, così facciamo sparire il gas!”.

Ma la situazione peggiora, perché da fuori continua la pioggia dei lacrimogeni ed il loro fumo giallo ormai ammorba l’aria all’interno del catino. Plant è costretto più volte a fermare il concerto: “Siamo andati avanti per un po’, ma c’era un sacco di fumo!”. Il concerto viene quindi sospeso per una decina di minuti, durante i quali l’organizzazione raccomanda a Grant e al gruppo di proseguire, perché un annullamento dello spettacolo potrebbe far precipitare ulteriormente la situazione.

Page lacrima vistosamente e Plant è interrotto da violenti colpi di tosse. “La cosa che mi sorprendeva”, sorride De Scalzi, “è che loro, a dispetto di tutto, continuavano a suonare anche in un momento che sembrava critico e pericoloso. I commenti che giravano dietro al palco erano: ‘Vedi quelli lì? Sono abituati alle V2 e continuano a suonare perché gli inglesi sono un popolo abituato a queste cose!’, mentre noi non vedevamo l’ora di scappare perché cominciava a diventare pesante. Non eravamo ancora abituati a queste cose, tra l’altro in un contesto popolare familiare”. Alcuni giornalisti presenti, come Daniele Iorio de L’Unità, giurano di aver visto agenti sparare proiettili di gas ad altezza uomo direttamente contro spettatori inermi. La cura sta diventando peggiore della malattia.


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Gianni Poglio