Kiss: il duetto mancato con Lady Gaga - intervista esclusiva a Paul Stanley
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Kiss: il duetto mancato con Lady Gaga - intervista esclusiva a Paul Stanley

Parla il frontman della leggendaria band americana, in Italia il 17 giugno a Codroipo e il 18 a Milano.

'Ciao Gianni, come stai?'. L'italiano americanizzato non riesce a celare l'inconfondibile tono di voce del frontman dei Kiss. Per i fan, Paul è il Robert Plant dei Kiss, il talentuoso del gruppo, l'artista. L'opposto del suo eterno collega Gene Simmons, businessman e anima commerciale della band. Paul è la voce, il tratto distintivo distintivo del Kiss sound. Un grande songwriter, uno dei migliori della scena hard rock made in Usa. Dagli anni 80 ad oggi, Stanley ha mantenuto saldamente nelle sue mani la direzione artistica della band. Lui è sicuro di sapere come deve suonare un album del Kiss: per questo ha prodotto gli ultimi due: Sonic Boom e Monster. 'Soprattutto per Monster' racconta a Panorama.it 'mi sono calato nei panni del coach del gruppo. I Kiss sono una leggenda costruita su un modo di fare musica che tiene insieme potenza e melodia. Ci sono delle regole non scritte che bisogna rispettare. Quindi, il mio lavoro in fase di registrazione dei pezzi è stato non perdere di vista quel che siamo. Ho vigilato, ma non mi sono comportato da dittatore'. Per un soffio, nel disco, non è finito quello che sarebbe stato un duetto epocale, tra i Kiss e... Lady Gaga. 'Sarebbe stato indubbiamente molto divertente e Gaga lo avrebbe fatto più che volentieri, ma non siamo riusciti a organizzarci. Peccato, ma la vita va avanti lo stesso'.  

Manca meno di un mese alle date italiane del gruppo (a Villa Manin, a Codroipo (UD) il 17 Giugnoe il 18 al Mediolanum Forum di Milano (organizza Barley Arts). Quello tra i Kiss e l'Italia è un rapporto che dura dall'agosto del 1980 quando si presentarono a Roma, Milano e Genova accompagnati dagli Iron Maiden come band di supporto. Era un'altra era: il batterista Peter Criss se n'era appena andato, ma c'era ancora Ace Frehley, il chitarrista, che avrebbe fatto le valigie un paio d'anni più tardi. Furono anni turbolenti contrassegnati da una nuova formazione in maschera messa in archivio nel 1983 con la scelta di smascherarsi. A dare continuità alla band sempre loro due: Gene & Paul, Paul & Gene. Che, in concerto presentano da sempre una setlist con tutti i loro classici, anche a scapito di hit minori ma molto popolari nella fan base, come Hide your hearto Magic touch. 'Per noi mettere mano alla scaletta è complicato. Ci sono alcuni hard fan che vorrebbero suonassimo anche pezzi meno conosciuti, ma noi dobbiamo sempre pensare a tutti quelli che vengono a vederci, non solo a una parte. Ci sono canzoni storiche che non possiamo permetterci di non suonare. La gente ci rimarrebbe male. Comunque, nei concerti italiani, ci saranno anche brani di Monster'. 

Kiss in formato Hello Kitty, il logo sulla bottiglia della Coca Cola, tremila licenze ad altrettanti prodotti brandizzati con il marchio e le maschere del gruppo. Dietro la musica c'è anche questo, una band che si è fatta brand. Una trionfale operazione di marketing che, almeno per chi scrive, in alcuni casi ha penalizzato la credibilità artistica del gruppo. Ma Paul non è di questo parere: 'Nella mia visione tutto il merchandising del mondo non riesce ad oscurare il primato della musica che è l'essenza di questo gruppo'. Il discorso porta dritto a parlare della convivenza tra lui e Gene Simmons che più diversi di così non potrebbero essere. Gene ama spararle grosse, pontifica il dio denaro, si celebra in un reality show, ha fatto l'attore a Hollywood, è coinvolto in decine di business lontani anni luce dalla musica. L'ultimo con lo stesso Paul: il brand di una catena di ristoranti: Rock & Brews. 'Siamo diversi, molto diversi, ma da quarant'anni giochiamo nella stessa squadra. L'unico modo per tollerare quel che non sopporti dell'altro è pensare al bene del team. Quello è il valore supremo'.  

Nel 1996, dopo 13 anni senza maschera, i Kiss si sono riformati nella formazione originale con Peter Criss ed Ace Frehley. Il risultato fu un tour di straordinario successo, un evento. Ne seguì il tentativo di registrare un album. Il disco, Psycho Circus, alla fine uscì, ma il percorso per registrarlo fu un un incubo. 'Un vicolo cieco. C'erano due persone, io e Gene, che tentavano di fare un buon album e due (Ace e Peter; ndr) che ci facevano chiamare tutti i giorni dai loro avvocati per negoziare qualunque cosa del disco. Pessimo. Così non si può lavorare. Adesso con Tommy Thayer ed Eric Singer siamo una band. Forse come non lo siamo mai stati'.

In mezzo ai cambiamenti, di formazione, musica, look e quant'altro, c'è qualcosa che è sempre rimasto quel che era. Qualcosa che ha aggiunto ai live della band un quid speciale. Stiamo parlando dell'interazione tra Paul e il popolo dei Kiss. Stanley non è solo un cantante, è uno smaliziato intrattenitore, uno che tiene il pubblico in pugno anche quando parla tra una canzone e l'altra. Gli speech del cantante sono ormai mitici: girano addirittura alcuni bootleg che raccolgono i suoi parlati live. 'Il mio punto di riferimento vocale è Robert Plant' dice a Panorama.it 'ma se parliamo di un frontman con incredibili capacità comunicative non posso prescindere dal mio maestro, Steve Marriott (il vocalist di Small Faces e Humble Pie). Lui si rivolgeva al pubblico come il predicatore che parla ai fedeli in chiesa. E anche io mi sento un po' così, un sacerdote del rock'n'roll'. Ciao Italia, ci vediamo presto'. 

Kiss live in Milano 2010

 

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Gianni Poglio