Janis Joplin: la sua storia in un film - La recensione
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Janis Joplin: la sua storia in un film - La recensione

L’anima della vocalist nella pellicola-documentario che Amy Berg ha portato alla Mostra di Venezia

Non è facile realizzare un documentario su una figura emblematica e catartica come quella di Janis Joplin, entrata ormai di diritto nell’immaginario di tutti noi come un’altra santità mistificata alla stregua del mito del rock’n’roll. Ne sono state dette, scritte, pensate, millantate veramente tante sul suo conto, come d’altronde sulla vita di altre rockstar che ci hanno lasciato nel pieno della loro creatività artistica e giovinezza.

Amy Berg, regista e sceneggiatrice di questo documentario distribuito in Italia da I Wonder Pictures e nelle sale il prossimo 8 ottobre - presente anche in sala all’anteprima mondiale a Venezia72 a fianco di una sfegatata Gianna Nannini–è riuscita a dispiegare i primi anni della cantante prima del successo, intervistando familiari e amici e anche amori presunti o sfumati per le coincidenze della vita. Ma non solo.

 C'è la ragazzina di Port Arthur che vuole sentirsi bella e femminile come tutte le altre, ma soprattutto accettata dai compagni di scuola che, invece, non aspettano altro che deriderla e schernirla con scherzi terribili come votarla “uomo più brutto del campus”. Anche dieci anni dopo la fine della scuola, durante un ritrovo di ex allievi, Janis si presenta sperando di essere finalmente parte del gruppo grazie ai suoi successi. Ma non è così, e alle domande per un’intervista, si nota come nelle sue parole ci sia ancora la consapevolezza che nulla è cambiato e la sofferenza di non essere stata inviata al ballo di fine anno è ancora lì, vivida più che mai e solo perché nessuno ha voluto portarcela. La pellicola acquista sempre più il valore di una catarsi emotiva grazie alla voce di Chan Marshall aka Cat Power che ridà vita all’anima di Janis attraverso le lettere originali indirizzate ad amici, amanti e familiari.

 Il racconto cinematografico prosegue con Janis che scappa lontano dal Texas, in cerca di quella libertà creativa che le mancava per immergersi negli anni d’oro di San Francisco, dove inizia a esibirsi in piccoli folk club in cambio di birre gratis, fino all'incontro con i Big Brother and the Hold Company, che saranno i primi a farla sentire parte di qualcosa, come una nuova famiglia; quella che la capisce sul serio a dispetto di quella biologica che non comprenderà mai le sue ambizioni. Arrivano i primi concerti importanti, come il Monterey Pop Festival, che la farà conoscere al grande pubblico e ottenere un contratto discografico con la Columbia Records grazie al manager Albert Grossman (quello di Bob Dylan, per intenderci). E poi Woodstock dove, nonostante una massiccia dose di eroina assunta nei bagni chimici con un’amica, si esibirà leggermente stordita, ma sempre conscia delle sue capacità vocali.

 Infine c'è“la Janis Joplin” che abbiamo visto più volte comparire in programmi televisivi, che viene intervistata da chiunque, che gira il mondo per esibirsi (anche in compagna di Jerry Garcia dei Greatful Dead sul treno del Train Express Festival) e con tutto questo fermento l’aumento dei dubbi sul suo successo. L’ambizione, insieme al potenziale del suo talento, la allontaneranno definitivamente dai compagni di band dei primi tempi, che non riescono a “competere” con la crescita delle sue doti canore e di perfomer.

 Le delusioni d'amore si alternano con l'insicurezza di non farcela, di non essere abbastanza brava e non rispecchiare le aspettative che il pubblico ha per lei e la preoccupazione di perdere l’amore ottenuto fino a quel momento. Poi un viaggio in Brasile per staccare da tutto e provare a disintossicarsi; un incontro con l’ultimo amore, da cui ne uscirà felice e purificata per qualche tempo, fino a che lui non la lascerà per cercare se stesso in Nord Africa. Un telegramma che arriverà troppo tardi alla reception dell'hotel in cui alloggia Janis in cui lui scrive di aspettarlo, di vedersi presto.

 Amori spesso fugaci, talvolta idealizzati, spesso respinta, altre volte voluta e poi abbandonata nuovamente. Il palco come unica ragione d’essere per poi ritrovarsi sola in una stanza d’hotel insieme alla solitudine, mitigata solo dall'alcol e dall'eroina, unici veri amanti che non l’hanno mai tradita e che le sono rimasti accanto fino alla fine.

 Enrico Rossi https://www.facebook.com/enrico.youthlessfanzine

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