James Taylor: "Devo tutto ai Beatles"
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Musica

James Taylor: "Devo tutto ai Beatles"

Il tour europeo del grande cantautore americano farà sei tappe ad aprile in Italia. In scaletta anche alcuni brani inediti

Molti dei brani pop-dance che dominano oggi le classifiche, se spogliati dai loro ipertrofici arrangiamenti, rivelano tutta la loro pochezza. Al contrario le canzoni di James Taylor, uno dei giganti del cantautorato folk-rock, sono straordinariamente solide pur nella loro apparente semplicità.

La voce vellutata, la sua inseparabile sei corde, i testi di grande spessore, le melodie indimenticabili, gli arrangiamenti minimali: sono questi gli ingredienti di capolavori come You’ve got a friend, Sweet Baby James, Carolina in my mind, Something in the way she moves, Fire and rain e Country road.  

Taylor ha venduto oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo ed è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame e nella Songwriter's Hall of Fame. Nella sua bacheca trovano posto 5 Grammy Awards, 40 dischi d'oro, numerosi dischi di platino e multi-platino. Nel 2011 la rivista Rolling Stone lo ha indicato tra i 100 migliori cantanti di sempre. Davvero niente male.

Il cantautore ha incontrato ieri i giornalisti all’Auditorium Parco della Musica di Roma per presentare il suo tour italiano di aprile, nel quale si esibirà in sei concerti: il 18 all’Auditorium Lingotto di Torino, il 19 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 21 all'ObiHall di Firenze, il 22 al Politeama Rossetti di Trieste, il 24 al GranTeatro Geox di Padova e il 25 al Teatro degli Arcimboldi di Milano.

L'artista americano sarà accompagnato da una superband formata da Michael Landau alla chitarra, Jimmy Johnson al basso, Steve Gadd alla batteria, Larry Goldings alle tastiere, Andrea Zonn al violino, Kate Markowitz e Arnold McCuller ai cori. "Ho il privilegio di avere al mio fianco musicisti straordinari e di grande talento –ha sottolineato Taylor- A loro devo anche il mio successo. L'energia che sento quando mi esibisco sul palco è la cosa più importante per me. E devo dire che gli spettatori italiani mi danno sempre prova di grande energia. E' il pubblico di fronte al quale mi piace di più esibirmi”.

Non è una novità l’amore del folksinger di Belmont per il nostro paese, del quale ha detto: “Ormai il mondo risponde alle regole dell’omologazione. Un posto vale l’altro. Solo qui in Italia trovo spiccate differenze di personalità fra una città e l’altra. Ogni centro ha caratteristiche che sono solo sue”.

Inevitabile una domanda sull’attacco terroristico a Charlie Hebdo e della mancanza di Barack Obama, di cui Taylor è un convinto sostenitore, all’oceanica marcia di pace di Parigi: "Anch’io sono rimasto sorpreso dalla mancanza di una presenza ufficiale più consistente degli americani a Parigi. Sono un uomo di spettacolo, non un esperto di politica internazionale. Difficile per me valutare. Di certo se lo scopo del terrorismo è dividere e spiazzare, il risultato dell’attentato si è rivelato l’esatto contrario: la comunità internazionale ha urlato con una sola voce il suo rinnovato impegno per difendere valori fondamentali, la libertà di stampa e di parola, l’importanza dello stato di diritto".

Un tuffo nel passato, per ricordare il provino che sostenne nel 1968 alla Apple Records dei Beatles, davanti a Paul McCartney e George Harrison. Taylor cantò Something in the way she moves,  che ispirò Harrison per  il suo capolavoro Something. "E’ stata un’esperienza straordinaria- ricorda il cantautore-  Io ero un grande fan dei Beatles, che seguivo e studiavo, cercando di rubare loro ogni segreto. Essere apprezzati e ricambiati da loro per me è stata una vera svolta. Lì è iniziata la mia carriera e lì è partita la mia musica".

Negli ultimi quindici anni Taylor ha proposto principalmente album di cover come A Christmas album(James Taylor), At Christmas, Covers e Others Covers. I motivi sono semplici:  "In questo momento mi risulta difficile scrivere, sento meno urgenza rispetto al passato. In questi anni, tra l'altro, sono successe molte cose che mi hanno sviato dal comporre e dallo scrivere. Posso però anticiparvi che sto completando le lavorazioni di un nuovo album che uscirà tra maggio e giugno e che comprenderà solo brani inediti composti negli ultimi anni".

Quattro di questi brani saranno inseriti nella scaletta dei concerti del tour europeo, un motivo di ulteriore interesse per le sue sei esibizioni italiane. 

Riguardo al ritorno trionfale del folk nelle classifiche, grazie a gruppi come i Mumford & Sons e i Lumineers, l’artista americano ha le idee chiare: "Forse quello che affascina la gente è proprio l'immediatezza della semplicità. Io non sarei mai in grado di rendere più complicata la mia musica. Sono un musicista folk, faccio musica popolare con chitarra e voce. La musica va oltre le analisi cervellotiche e i giudizi complessi: segue delle rigorose leggi fisiche e, a differenza della parola, è essenziale, non si può distillare ulteriormente".

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Gabriele Antonucci