Italia Loves Emilia: i duetti, le emozioni di Campovolo
Musica

Italia Loves Emilia: i duetti, le emozioni di Campovolo

Il miracolo musicale di Campovolo del 22 settembre 2012 è arrivato. Dalle sventure, per fortuna, nascono (spesso) grandi cose

La forza della musica. Quando capiterà di nuovo (nella vostra vita) di vedere Jovanotti, Tiziano Ferro, Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Renato Zero, Elisa, Giorgia, i Negramaro, i Litfiba, Fiorella Mannoia, i Nomadi e Zucchero insieme? Probabilmente, dopo "Italia Loves Emilia" di Campovolo lo scorso 22 settembre 2012, mai più.

Poteva uscire un bel pasticcio, diciamocelo, non è facile gestire un palco di dimensioni devastanti come queste, per molti di loro è stata una prima volta, non capita tutti i giorni di avere di fronte 150 mila persone sotto il palco, più di 50 mila su Sky e un numero imprecisato sintonizzati su Radio Loves Emilia.

Insomma: un grande successo, con duetti irripetibili e con l'idea di uno spettacolo che univa tutti (quasi tutti) i mostri sacri della musica italiana, oggi. E sono gli incontri, quelli che ci hanno emozionato di più, insieme alla risposta del pubblico, forte e entusiasta per ogni singolo artista nelle quattro ore di live. Un piccolo miracolo di unione in un mercato che divide, oppone, che critica più che ascoltare.

Per la prima volta abbiamo visto Giorgia cantare "Tu mi porti su" insieme a Jovanotti, abbiamo goduto dell'omaggio di Fiorella Mannoia con Giuliano Sangiorgi a Lucio Dalla con "Anna e Marco",  Elisa e Ligabue hanno cantato insieme "Ti vorrei sollevare", Litfiba e Ligabue si sono esibiti in una veste super rock con "Tex", lo stupendo duetto di Jovanotti con Renato Zero in "Amico" è ormai un cult. La reunion per il brano "Il mio nome è mai più", il gran finale con "A muso duro" in omaggio a Pierangelo Bertoli. Un miracolo dietro l'altro.

Insomma, qualcuno si giustificava con degli "abbiamo provato poco", ma quello che abbiamo visto noi è stato un momento di grande musica, di enorme talento, di grandi energie sul palco. Dalle sventure, per fortuna, nascono (spesso) grandi cose.

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