Intervista a Tormento: "Il mio nuovo disco? Armonia, stimoli e buone vibrazioni"
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Intervista a Tormento: "Il mio nuovo disco? Armonia, stimoli e buone vibrazioni"

Il rapper racconta il nuovo progetto tra passato, futuro e cimatica, la scienza che studia le forme geometriche armoniose dei suoni

"Che gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia è la più importante di tutte le lezioni di storia". Parte con una citazione di Aldous Leonard Huxley la mia intervista a Tormento, istituzione dell'hip hop italiano e appena uscito con "Dentro e fuori", il suo tredicesimo album in carriera. Dopo "El Micro de Oro" insieme a Primo del 2014 il nuovo progetto rivoluziona gli equilibri di un percorso che dallo pseudonimo di Yoshi e una musica di protesta torna su sonorità che scivolano leggere come i concetti contenuti nel disco. Per Tormento è una nuova presa di coscienza, un progetto di qualità valorizzato da un personaggio come Shablo, altro pezzo di storia dell'hip hop italiano fin dai tempi con la PMC di Bologna arrivando alla consacrazione recente con il disco "Thori e Rocce" e il progetto Roccia Music insieme a Marracash. Proprio da Shablo e dal suo entusiasmo è nata la voglia di sfornare un prodotto di livello, capace non solo di fare il punto della situazione ma anche di coinvolgere l'ascoltatore in un messaggio unico per questo periodo: la semplicità, le priorità, le giuste vibrazioni che derivano dalla musica. 

Come nasce "Dentro e fuori"?

Sicuramente dalla collaborazione con Shablo e dalla voglia di rimettermi in gioco con un progetto di qualità, a partire dal team con cui sto lavorando ogni giorno. Avevo voglia di staccarmi un po' dai miei ultimi progetti underground, soprattutto dopo "El Micro de Oro" che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Vedo tutto il movimento underground un po' fermo, è successo anche negli anni 90 ma in modo diverso. Ricordo quando non compravano gli album dei Sangue Misto, allo stesso modo dopo tanti prodotti più underground volevo cambiare prospettiva, si può capire anche dalle featuring. L'obiettivo era un prodotto di qualità ma con una priorità chiara: parlare alla gente, fare arrivare un messaggio diverso da quelli che vanno per la maggiore in questo periodo di sovraesposizione del genere: violenza, sesso ed eccesso. I prodotti musicali di adesso sono saturi di questi messaggi, io volevo un disco che comuincasse positività, uno spunto per un'analisi interiore: a quali energie fai riferimento nella tua vita?

Lo chiedi anche nel singolo "Segreti", parli direttamente all'ascoltatore...

Esatto. "Scopri chi sei. Ognuno ha la sua verità". Il disco è un continuo riferimento all'equilibrio, alla natura, c'è molta meditazione dietro questo progetto. "Ti sto chiedendo di andare più a fondo, almeno per un momento, fermanti per un secondo guardanti dentro per cambiare il mondo". Mi sono accorto che con Yoshi ero entrato nel loop della protesta, ho realizzato quanto sia importante pensare più a noi stessi e farsi influenzare di meno dall'esterno. Anche per questo il titolo è chiaro, "Dentro e fuori": far germogliare ciò che abbiamo dentro e portarlo fuori. 

Dentro e Fuori, Tormento torna con il suo tredicesimo album

Dopo il boom credi che il movimento del rap in Italia sia in una fase crescente o calante?

Credo sia una fase calante, adesso siamo arrivati al top ma c'è tanto web e poche possibilità di parlare nei salotti che contano, di dare un valore diverso all'artista rap oltre alla musica. Negli anni '90 con i Sottotono eravamo in tutte le trasmissioni, potevamo dire la nostra. Ora è come se si stesse spolpando il frutto nel modo sbagliato, facendo così faccio fatica a vedere un futuro roseo...

Prima o poi vedremo un rapper in politica?

(Ride) Questo non so dirtelo. Di certo non ho un'idea splendida dei politici e della politica. Se siamo a questo punto è principalmente per colpa loro. Nel mondo e soprattutto negli ultimi anni si è imparato a conoscere l'Italia per i suoi scandali, da Tangentopoli ai più recenti. I politici di trent'anni fa non puntavano sui giovani ma solo a garantirsi una posizione. Ora che l'hanno ottenuta e hanno settantanni è lo stesso e lo spazio per i giovani non c'è comunque. Nel resto del mondo non è così, in Usa ho avuto modo di conoscere il manager di Ludacris, aveva 24 anni. In tutto il mondo si dà la possibilità a chi ha voglia e talento di ritagliarsi un ruolo importante. Qui non è così, lo sarà mai? 

Cosa ne pensi dell'annuncio di Guè Pequeno di aver iniziato una collaborazione con la Def Jam? E' una notizia positiva per tutto il movimento?

Non posso che stimare Guè Pequeno per le sue scelte. Non tanto per la collaborazione con la Def Jam, che negli anni ha perso anche un po' del suo spessore storico con produzioni spesso opinabili, quanto per la volontà di mandare un messaggio chiaro. A partire dal titolo "Vero", passando per le citazioni importanti e la voglia di "riportare questa musica in strada". Ha dimostrato di tenere al genere, si è preso una bella responsabilità e non posso che fargli i complimenti per questa nuova collaborazione e per il suo nuovo progetto.

Alcuni però contestano anche le tue featuring con lui ed Emis Killa, definiti troppo commerciali...

Io queste cose non le capisco. Tutti e tre abbiamo pubblici diversi, ma siamo tutti molto legati da stima reciproca. Pochi giorni fa Emis ha anche pubblicizzato il mio disco con un video messaggio, l'ho apprezzato, sono gesti non dovuti che hanno molto valore. Alcuni si lamentano per le collaborazoini con loro? Non ha senso. E poi quando faccio i dischi underground non li comprano... Viviamo una situazione strana: chi ne capisce di musica non la compra e chi invece fa la fortuna del mercato spesso non ne capisce nulla.

Morale, i giovani di adesso si stanno perdendo dei pezzi?

No, non è così. Dobbiamo stare vicino ai giovani, a partire dalla musica. Io non giudico le passioni e le preferenze, ognuno sceglie il genere musicale che gli è più vicino, quello che stimola le sensazioni e le emozioni più forti. E' normale che adesso i ragazzini non ascoltino i consigli dei più grandi, lo abbiamo fatto tutti. Il mio messaggio è diverso, ognuno dovrebbe esplorare i propri limiti, cercare di capire da cosa deriva la propria serentià, mettersi in discussione partendo dalle vibrazioni giuste, dalla positività. 

L'obiettivo per questo disco? 

Mi piacerebbe poterne parlare in qualche salotto importante, da Fazio o dalla Bignardi, parlando anche di cimatica, la scienza che studia le onde e i suoni che creano forme geometriche armoniose. Più in generale sono soddisfatto già così, spero che arrivi il messaggio che ho voluto trasmettere con la stessa potenza e chiarezza con cui l'ho colto io in fase di scrittura. 

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Matteo Politanò