Inno di Gianna Nannini: la recensione del nuovo album (con Tiziano Ferro)
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Inno di Gianna Nannini: la recensione del nuovo album (con Tiziano Ferro)

Come si fa a dare vita a un 18esimo disco di inediti così fresco a poco meno di 60 anni? Bisogna essere artisti di enorme talento. Con una voce che sembra di sentirla per la prima volta nella vita.

Un viaggio fatto di salite, voli e discese.

Tra inferno carnale e paradisco dell'anima, in 13 tracce tutto l'amore della rocker italiana per la musica. Venti secondi di corale, qualcosa che ha molto a che vedere sia con il titolo del disco, "Inno", che al vestiario francescano di Gianna Nannini, portano a "Indimenticabile", prima vera traccia del disco.

"Dove cominci tu finisco io" è una delle frasi più intense del pezzo, prima grande ballad con sottili sfumature rock e una fortissima presenza di archi in sottofondo, senza dimenticare un ritmo incalzante. Si tesse la tela su cui si costruirà il disco ed è già magia.

La voce di Gianna è incantevole, graffiante come sempre. Dove la parola "graffiante" non è solo una sfumatura vocale, ma la sensazione di "lesione" sul cuore, sui ricordi, sull'amore che genera in ogni parola. Con un'intensità che sembra incredibile di questi tempi dove molte canzoni d'amore italiane non sembrano dire niente.

Arriva presto la prima sorpresa, "Nostrastoria". Un brano tessuto dalla sartoria elegante e immediata di Tiziano Ferro che contiene, anche se molto sottili, giochi di parole e rendono il brano finemente r'n'b pur con un'anima del tutto melodica, con una vena ironica delicatissima. Un vero incontro artistico che non stravolge l'una ma si arricchisce di una firma inconfondibile. Emozionante.

"Danny" racconta invece di una storia d'amore esotica, è una dedica delicata e raffinata a un uomo. Un amore che vive anche di innocenze e di stupore. Una linea sottile porta così a Penelope, la sua prima figlia, a cui viene dedicata "Ninna Nein". "Se penso che ci sei non vorrei morire" è la dedica di una donna che ha trovato nella sua maternità non solo un sogno, ma un motivo di vita.

Le prime pennellate ironiche arrivano con "In The Rain". "Siamo in pochi a far l'amore, a buttarci dentro il cuore", canta. Una delle canzoni più belle al primo ascolto. Contiene un'energia speciale. E un ritmo incalzante, che si fa riascoltare milioni di volte senza sosta.

Ecco poi la prima stoccata rock. "Scegli me" è una caramella, ha uno schema semplice, è un salto nel passato di "America" con un occhio nel presente. "Non si vince senza perdersi", canta. Tutto il disco è permeato di rock inglese e in questo è ancora più evidente, con richiami agli anni '80. L'impronta di Wil Malone è ancora più evidente qui rispetto a "Io e te". Il risultato è notevole.

La title track "Inno" è una canzone che contiene come prevedibile molti aspetti di carattere religiosi. Il coro, quel sapore folk rock dei cori nel ritornello, che incanto! E ecco finalmente "La fine del mondo", il singolo che ha anticipato l'uscita del disco, un viaggio sonoro, un esperienza che va oltre le parole e in modo sorprendente, si innalza. E sei nello spazio. Bellissima.

"Dimmelo chi sei" è forse la canzone più rock dell'album, una scarica di energia, una martellata in testa, un brano carico di erotismo. Le chitarre sensuali si mescolano a un testo e un'interpretazione che sembra pensata per il live. Grandissima energia con un bridge da sogno, non vediamo l'ora di ascoltarla live.

Ultime battute con "Lasciami stare", un brano intimo e carnale, il racconto di una storia finita, di dolore, con una punta di maliziosa gioia. Un brano che respira, gioisce, è un abbraccio. "Tornerai" va a chiudere il ciclo della canzone precedente. È un lento che rallenta il tempo, un brano malinconico, ricorda "Sei nell'anima" nella struttura e nell'impronta vocale.

Ma quanto è capace di trasformarsi in una ragazzina meravigliosa Gianna Nannini in "Sex, Drugs and Beneficenza"? Ovviamente il tema è l'amore, la sessualità, il gioco dell'amore. Un brano fondamentale, assolutamente da pubblicare come singolo. Spiazzante, una chiusura di un album che emoziona senza essere struggente in modo forzato e fa sorridere, sperare.

Con "Inno" Gianna Nannini ha scelto il meglio di tutta se stessa e lo ha messo in un disco che trasuda una forma perfetta, un'energia incredibile. Verrebbe da abbracciarla.

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Alessandro Alicandri