Gué Pequeno: "Bravo ragazzo", l'intervista
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Gué Pequeno: "Bravo ragazzo", l'intervista

Il più creativo dei Club Dogo arriva dal 4 giugno 2013 nei negozi con il suo secondo album di inediti. Tante collaborazioni (Fibra, Fedez, Marracash, Emis Killa) anticipato da tre videoclip ufficiali. Il Guercio colpisce ancora

Come si fa a espandere la parola bomba? È con queste parole (o altre simili, dove la parola "bomba" è comunque ricorrente) che Gué Pequeno dal 4 giugno 2013 è stato accolto per il suo secondo album di inediti. Dopo i singoli "Business", "Rose nere" e "Bravo ragazzo", si prepara a superare il livello qualitativo de "Il ragazzo d'oro" del 2011. Una sfida con se stesso riuscita... e condivisa con altri 11 artisti (tra rapper e cantanti) e più di 10 deejay e produttori

Quanto è stato lungo il tempo di scrittura e registrazione dell'album?
"Per il pubblico e gli addetti ai lavori la percezione è stata un po' diversa, guardando il documentario e ai tempi espressi anche nei social network, più o meno sembra ci abbia messo poco tempo, da dicembre 2012 a aprile 2013. In realtà ho iniziato a scrivere i pezzi già da prima che con i Dogo lanciassimo Noi siamo il Club".

Hai viaggiato molto per questo disco.
"Devo dire sono in giro già molto, ma in questo caso, più di altre volte, mi sono tolto alcuni sfizi. Il disco si avvicina molto a quello che intendo per disco hip hop con un sapore internazionale. Era un progetto che avevo in testa da tempo e che sono riuscito a portare a termine con un grande supporto da parte della Universal e di Jacopo Pesce".

Quali sono i punti di forza di "Bravo Ragazzo"?
"La collaborazione con i produttori esteri, il duetto con Arlissa, ma vado molto fiero anche del lavoro estetico fatto per la cover e il booklet. Mi piaceva l'idea di alzare un po' l'asticella rispetto a quello che oggi si fa già nel mercato italiano. Quindi ho usato grafiche particolari, ricercate, con una cura non solo alla musica, ma anche all'estetica, aspetto che spero di aver espresso bene anche nei videoclip".

Videoclip che (come al solito) sono tutti un grande successo. Ne farai altri?
"Mi piacerebbe farne molti, già abbiamo lavorato a tre clip molto diversi tra loro e sto già lavorando a altri due, nei prossimi giorni sarò a Napoli e a Londra per lavorare proprio a questo. Per capirci, perdona la semplificazione: vorrei che tutto questo lavoro, tracce in primis, non apparissero come il lavoro di un rapper di terza media".

Stai entrando in polemica?
"No, assolutamente. Non voglio togliere nulla a nessuno, voglio solo dire che c'è una generazione di rapper che più o meno volontariamente ha creato una lacuna nella gamma di quello che si può fare di buono in questa musica oggi. E io spero di aver occupato quello spazio. Alla fine oggi c'è rap per tutti i gusti, mi piaceva dare vita a qualcosa che suonasse un po' meno italiano degli altri e più come un prodotto da esportazione".

Non posso non chiederti del duetto con Fibra. È la prima volta, vero?
"Esatto. È una traccia speciale, frutto di un lavoro corale con gli Aucan, un famoso sample dei Verdena, l'avvicinamento a territori elettronici e un sound alternativo che ricorda un po' i Subsonica. Questa collaborazione era tanto attesa quanto inaspettata. Sono molto grato a Fibra e spero presto di poter ricambiare in un suo prossimo lavoro".

Il pubblico (ovviamente) pensava vi odiaste.
"Non mi stupisce. La realtà è che siamo semplicemente in due mondi musicali molto diversi, basta ascoltare anche solo la costruzione delle metriche. È normale che tra due rapper che sono un po' considerati dei pesi massimi nel loro genere si pensi che ci sia qualcosa di competitivo tra loro".

Grande spazio anche in questo disco agli hater. È un po' la regola del rap, ma in un spesso mi chiedo perché viene data loro così tanta importanza, vengono messi in ballo molte volte in questo album.
"La visualizzazione di un nemico comune, che sia l'hater o chiunque altro per un rapper è una necessità. L'hater non è quello che mi scrive su Facebook, è una figura mitologica, un nemico immaginario. È così che si costruiscono molte trovate, è un aspetto che non riesco a abbandonare. E onestamente rifuggo quel tipo di artisti che che fanno una ricerca forzata per depurare i loro testi da questo genere di contenuti".

Da produttore, hai qualcosa da consigliare ai giovani rapper?
"Com'è noto, non sono un purista. Sapevamo tutti che in un momento così prolifico il cambio generazionale sarebbe arrivato. Non ho alcuna paranoia sul nuovo che arriva, ascolto hip hop da quando ho 15 anni, ho centinaia di vinili e ho sentito un po' di tutto. Non mi spaventa nulla, anzi. Ho una teoria in merito".

Quale?
"Se qualcuno vende e piace, è vietato rosicare".

Sbaglio o questo tuo album è molto più romantico rispetto a "Il ragazzo d'oro"? Il ruolo della donna è molto più centrale.
"È vero, anche se nei miei dischi da solista i brani lover non sono mai mancati. Ci sono racconti d'amore che non sono solo di relazione, ma sono storie che biografiche o romanzate che sono riuscito a trasformare in brani grazie all'aiuto i Marco Zangirolami, un produttore di una sensibilità eccezionale. La verità è che con i Dogo è impossibile interpretare in tre qualcosa di romantico e molto personale. Qui ho dato più respiro al mio mondo interiore, a cose che difficilmente riuscirei a condividere in un pezzo con il gruppo".

Una parentesi la dobbiamo dedicare a "Club Privè", i ragazzi sono impazziti per questo programma. Volevo un tuo bilancio.
"È stata l'esperienza che più di qualsiasi altra cosa ha offerto ai Dogo grande popolarità e una cassa di risonanza enorme del nostro lavoro. Tra Club Privè e Pes, ormai ci riconoscono anche le vecchie per strada. So che il programma ha avuto anche molte critiche perché dipingeva a volte aspetti della nostra vita un po' torbidi e beceri, addirittura mia madre mi sgridava, fate un po' voi. La verità è che alcuni aspetti erano un po' volutamente caricati. Visti in un montaggio davano un'idea estrema della nostra realtà. Ma a livello di fattura e di racconto, è stata un'esperienza davvero simpatica, che chissà, magari ci sarà modo di ripetere molto presto".

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Alessandro Alicandri