Fabi Silvestri Gazzè: la recensione del concerto di Roma
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Fabi Silvestri Gazzè: la recensione del concerto di Roma

Il trio ha entusiasmato i 10.000 spettatori del Palalottomatica.

Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè non dimenticheranno facilmente la serata di ieri. I 10.000 spettatori del Palalottomatica, anzi, il PalaEur come l’ha chiamato nostalgicamente Fabi, tutti in piedi ad applaudirli alle 23.45, dopo due ore e mezza di musica, divertimento ed emozioni.


Se l’album Il padrone della festa è certamente un esperimento riuscito, lo è ancora di più lo show, dove i tre artisti si sono divertiti a spalleggiarsi l’uno con l’altro, in un gioco di squadra che non può che nascere da una profonda  e sincera amicizia.


A due ore dal concerto, il trio ha incontrato la stampa per scambiare due chiacchiere e per raccontare le emozioni prima di un debutto così importante. Al di là delle dichiarazioni, sempre intelligenti e puntuali, quello che colpisce di Fabi Silvestri e Gazzè è il sottotesto: la straordinarietà della loro normalità. Nessun atteggiamento divistico, né la spocchia tipica di alcuni cantautori, solo tre artisti, ma prima ancora tre uomini, che amano raccontare storie e che hanno unito le loro voci per raccontare una storia ancora più grande.


Vedere Gazzè giocare nel backstage con le figlie o Fabi chiacchierare amabilmente con musicisti e addetti ai lavori, a pochi minuti dal concerto più importante della loro carriera, sono due cartoline che raccontano molto più di tante dichiarazioni.


Lo show ha preso il via alle 21.15 con alcune immagini diffuse dal maxischermo, interrotte dall’effetto lampi e tuoni ad annunciare l’ingresso trionfale del trio da una scatola bianca, che si trasforma in un piccolo palco per Alzo le mani. La canzone è stata già imparata a memoria dal pubblico, che si produce in una sorta di coro supplementare.


Fabi è entusiasta della calorosa accoglienza: “Che meraviglia, posso farvi una foto? E quando ci ricapita!”. Poi ciascuno interpreta una sua canzone, Silvestri emoziona in Occhi da orientale, Fabi fa riflettere con Una buona idea e Gazzè diverte nel Timido ubriaco.


Luci al massimo e grandi applausi quando il trio scende dal palchetto per prendere posto nell’enorme palcoscenico del palasport romano. Un metafora del loro percorso, dai primi passi a Il Locale, minuscolo club nel cuore di Roma, fino a una location imponente come il Palalottomatica.


Spazio a un altro gustoso trittico, A bocca chiusa, Il solito sesso e E’ non è, prima di svelare la superband che li accompagna: Roberto Angelini alla chitarra elettrica e slide, Max Dedo  ai fiati, Gianluca Misiti alle tastiere, Piero Monterisi alla batteria, Josè Ramon Caraballo Armas alle percussioni e tromba e Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion alle chitarre. «Ci siamo portati i nostri migliori amici, che sono anche i migliori musicisti», hanno dichiarato i tre. Vedendo all’opera il gruppo, è difficile dargli torto.


Grande entusiasmo provoca la hit Vento d’estate, nella quale Fabi tira fuori la sua anima più rock, mentre Silvestri mostra ne Il mio nemico la sua singolare capacità di coniugare rap e cantautorato.


Il momento più divertente e coreografico del concerto è in occasione de L’avversario, quando Max Gazzè e Niccolò Fabi fanno il loro ingresso con la vestaglia da pugili, per affrontarsi a colpi di canzoni del loro repertorio, arbitrati da Daniele Silvestri.


Il percussionista Josè Ramon Caraballo introduce con un brano in spagnolo L'amore non esiste, un’autentica poesia sugli schemi e sulle  aspettative dei rapporti di coppia, caratterizzata da un imponente finale in crescendo alla Beatles.


Impossibile rimanere seduti con la trascinante Life is sweet, accompagnata dalle immagini del viaggio in Sudan che ha cementato il trio. Fabi ha elogiato il progetto Cuamm(www.mediciconlafrica.org), affermando che per lui “non è una Ong, ma una famiglia”, mentre Silvestri ha sottolineato che “questi medici sono i nostri eroi”.


In Mentre dormi e Costruire il tre artisti si scambiano alcune strofe delle canzoni, regalando così nuove sfumature, mentre è tutto da ballare il medley  Capelli/Y10 bordeaux/L’amore pensato.


Il talentuoso multistrumentista Dedo si aggiunge per cantare Cara Valentina e Silvestri tira fuori tutta la romanità del Palalottomatica in Testardo.


Il finale dello show è travolgente, con tre delle canzoni più amate dai fan, La favola di Adamo ed Eva, Lasciarsi un giorno a Roma e Salirò, accomunate da un beat pulsante che trasforma il palasport in una gigantesca discoteca.


Il tempo di una breve pausa, accompagnata dalle immagini di un intenso monologo di Valerio Mastandrea, la "preghiera del clown" di Totò, sul mestiere dell’intrattenitore, ed ecco l’atteso bis, assai generoso, con altri cinque brani: Sornione,Una musica può fare,Gino e l’alfetta, Sotto casa e la title track dell’album Il padrone della festa.


Quest’ultima scandisce l’uscita, ad uno ad uno, dei cantautori e dei musicisti, sommersi dalle ovazioni del pubblico entusiasta. Niccolò Fabi ringrazia e spiega:  “Quello che vogliamo trasmettere con questo progetto è la potenza del collettivo sul singolo, l'importanza di mettersi insieme”.


Stasera si replica al Palalottomatica, che ieri ha stupito per la buona acustica.

Oltre alla bravura dei tecnici del suono, il merito va a Fabi, Silvestri e Gazzè, che ieri hanno dato un saggio sugli ingredienti di un concerto riuscito: ottima musica, testi profondi, empatia con il pubblico, una sapiente alternanza tra sentimento e divertimento.

Di più non si può chiedere.


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Gabriele Antonucci