Perché Emma è stata sconfitta all'Eurovision 2014?
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Musica

Perché Emma è stata sconfitta all'Eurovision 2014?

Alcune considerazioni a caldo sulla partecipazione della cantante salentina al grande evento di Copenhagen per capire cosa ha funzionato e cosa invece no

"Quest'anno Emma parte alla conquista dell'Europa". Con queste parole lo spot Rai annunciava la partecipazione dell'artista all'Eurovision Song Contest 2014 di Copenaghen che si è concluso il 10 maggio con un 21esimo posto che ha fatto storcere il naso a molti.

"Il peggior risultato di sempre", hanno scritto. Oggi quella sconfitta (che c'è e non va negata) è nelle mani di Emma, una cantante bersagliata dalla critica e sbeffeggiata volentieri da chi non la ama. Dovrebbe vincere il premio "Sono un bersaglio umano", ma non bisogna nemmeno nascondersi dietro un dito. Non ci sono solo gli invidiosi e i maligni, ma anche chi la pensa diversamente e potrebbe non avere torto.

Per questo abbiamo deciso di analizzare qual è il motivo per cui Emma Marrone non è arrivata in Top 10, come di solito accade quasi di diritto ai cantanti italiani che partecipano all'Eurovision. Dalle sconfitte c'è molto più da imparare rispetto alle vittorie. Sono quelle le esperienze in cui non bisogna mistificare, bisogna accettare le cose come stanno per poi tornare in gioco ancora più forti di prima.

Ci siamo fatti aiutare da un patrimonio enorme nato con questa gara, la cui ultima edizione ha ricevuto moltissima attenzione da parte della stampa: l'opinione del pubblico straniero nei confronti di Emma sul web e sui social network. Ci siamo presi alcune ore per leggere tutti i commenti. Su una cosa c'è comune accordo: "La mia città" era assolutamente una traccia perfetta per la gara.

È piaciuta, è piaciuta moltissimo, abbiamo visto poche perplessità di fronte al pezzo: energico, rock, con un sound europeo e vicino a quegli Anni 90 che in qualche modo l'Eurovision celebra con i suoi artisti. Unico neo, ha un testo che offre pochi "ami" per un pubblico che non conosce l'italiano.

Per alcuni critici musicali vicini all'Eurovision, l'utilizzo di parole come "treno", "egocentrismo", "parcheggiare" non ha restituito il senso di musicalità come di solito la nostra lingua parlata e cantata è in grado di fare. Poi c'è chi pensa che il rappresentante italiano avrebbe dovuto portare un brano in inglese, ma questo è un discorso più lungo e complesso. La decisione di inserire solo un triplo "I Want You" ha perso molto significato perché l'inserto era solo sul finale. 

Secondo la maggior parte dei commentatori, il problema è stato la performance. Vi scrive una di quelle persone che di esibizioni dal vivo di Emma ne ha viste davvero tante. È stata la volta in cui forse l'ho sentita cantare peggio. E questa mia sensazione sul brano era condivisa da molti commentatori sul campo.

Era molto stanca, provata dalla gara e la sua performance finale non è stata degna del suo nome. Tra l'altro chi la segue la conosce come una ragazza che non ha una voce fragile; lei stessa in più occasioni si è definita "muscolosa" e "resistente alle pressioni". Forse questa pressione è stata più grande di lei. I suoi occhi spaventati dicevano esattamente questo.

Ma parliamo del look e dell'atmosfera che la circondava. Di certo non è questo il luogo dove discutere su come era vestita, ma i codici comunicativi che trasparivano dalla performance erano chiari: dinamismo e sensualità. "Ho portato sul palco quello che sono, riassunto in tre minuti", ha raccontato in molte interviste. Eppure Emma rispecchia un modello di femminilità che non è quello di Jennifer Lopez o, per fare un esempio europeo, Alexandra Stan.

Emma non nasce come artista che piace agli uomini per motivi estetici, ma come donna che piace alle donne e che con esse ha un viscerale meccanismo di identificazione. Non è la prima volta che la vediamo in minigonna, ma è certo che il suo dna rock e il suo essere caratterialmente sportiva, ha reso (per esempio nel suo ultimo tour) molto più sensuale il suo esordio in "tutina aderente" e anfibi, piuttosto che con un abito prezioso e sexy.

Non ci sembrava totalmente a suo agio sul palco danese, anche perché la sua natura provocatrice non è gratuita come quella di Miley Cyrus, ma si esprime attraverso le parole e l'atteggiamento ruvido sul palco. L'organizzazione dello show ha reso tutta la parte "visiva" troppo poco naturale. Emma, chi la conosce bene lo sa, è sinonimo di spontaneità e quei tacchi, l'abito, i movimenti non le erano del tutto affini.

Al di là delle ragioni che possono essere più o meno soggettive, è abbastanza evidente che l'esibizione ha penalizzato il brano e le condizioni di salute di Emma hanno affievolito gli entusiasmi negli addetti ai lavori e in gran parte del pubblico. Se si vuole osare, bisogna divertirsi. Ed Emma non sembrava affatto divertita. Un peccato, perché alle prove, la sensazione era abbastanza diversa.

Anche nella conferenza stampa che ha anticipato la finale, nei pochi minuti a disposizione, Emma ha ribadito la sua stanchezza, mostrando il fianco ai critici. La pressione della stampa sugli artisti che arrivano in finale è uguale per tutti ma c'è chi si fa schiacciare e chi riesce a dominarla. Tutto il contorno ha probabilmente avuto conseguenze sulla performance, che ha portato solo 31 punti a suo favore, quasi 7 volte in meno rispetto alla vincitrice. E poi c'è l'inglese.

In queste ore molti stanno usando parole, video e immagini ironiche, virali e molto dure verso la sua conoscenza della lingua straniera. D'altronde anche Marco Mengoni nel 2013 non era un asso dell'inglese, anche se ha preso con molta più serenità la sua "mancanza", mentre Raphael Gualazzi aveva ottime capacità di comprensione e ha risposto seppur a modo suo alle domande dei giornalisti. Nina Zilli in questo senso era davvero più che pronta, presentandosi in sala stampa molto preparata e coinvolgente.

Non c'è scritto da nessuna parte che bisogna conoscere perfettamente la lingua per vincere, visto che è sul palco che si misura la bravura di un artista. Ma quando la stampa di mezza Europa ha gli occhi puntati su di te, non farsi trovare impreparati è fondamentale e essere brillanti ti pone in una condizione di forte vantaggio. Conchita Wurst, austriaca con un ottimo inglese, ne è stata la dimostrazione più evidente.

Attendiamo le sue prossime mosse, a partire dal suo "Schiena Limited Edition Tour" di luglio, per ritrovarla in forma, con l'entusiamo e il sorriso che non l'hanno mai abbandonata nemmeno nei momenti più bui. Come dicevano il 99 per cento delle persone che scrivevano sotto i video che la riguardavano all'Eurovision (detrattori e nuovi fan europei, perché noi italiani dobbiamo sempre dividere e mai unire): "Good Luck, Emma". 

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Alessandro Alicandri