Il Cile: "Vi racconto com'è nato In Cile veritas"
Jacopo Lorenzini - ufficio stampa
Musica

Il Cile: "Vi racconto com'è nato In Cile veritas"

Esce il secondo album del cantautore-scrittore che "fotografa" la generazione dei ventenni

“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista” ripeteva Caparezza nel brano Il secondo secondo me. Dopo il folgorante esordio di due anni fa con Siamo morti a vent'anni, l’aretino Lorenzo Cilembrini, in arte Il Cile, ha pubblicato il 2 settembre In Cile veritas, album con atmosfere più morbide del precedente, anche se non mancano i brani ironici e graffianti che l’hanno fatto conoscere al grande pubblico. Il Cile ha partecipato nel 2013 a Sanremo Giovani con Le parole non servono più aggiudicandosi il Premio Assomusica, oltre al Premio Sergio Bardotti per il miglior testo in gara.

Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo Ho Smesso tutto, ha partecipato alla colonna sonora della serie Braccialetti Rossi con il brano Non mi dimentico e ha aperto i concerti  di Ligabue allo Stadio Olimpico di Roma e allo Stadio San Siro di Milano. Spiccano, inoltre , le sue collaborazioni con i Club Dogo, Fabri Fibra e Clementino, tre assi dell’hip hop italiano.

Ha dichiarato che In Cile veritas è un brindisi alla vita. A volte per sorridere, altre per dimenticare". Che cosa intendeva esattamente?

“Dopo un titolo come Siamo morti a vent'anni avevo due opportunità: scegliere qualcosa di serioso o cercare qualcosa di più provocatorio, ma meno crepuscolare e buio del titolo del mio precedente album. Finite le lavorazioni del disco, ho notato che spesso tornava la tematica del bere, più come modo per proteggersi che per distruggersi . E poi, da toscano doc, sono cresciuto a stretto contatto con il vino, che fa parte della nostra cultura. Così, ho pensato di giocare sul detto in vino veritas in maniera ironica, anche perchè il latino era la mia materia preferita al liceo scientifico”.

In Liberi di vivere scatta una foto molto realistica alla generazione di cui fa parte, ragazzi che non hanno più certezze e il cui futuro sarà sempre più instabile. In che modo la musica può modificare,se può modificarla, questa situazione di eterna incertezza?

“Il flusso altalenante di quello che viviamo, sempre in bilico tra gioia e tormento, si riflette in tutto l’album. La musica è lenitiva, è una chiave di comunicazione, cerco attraverso di essa di trasmettere qualcosa e di trovare un punto di empatia, sempre più preziosa in un mondo incerto come quello di oggi”.

Due temi ricorrenti delle sue canzoni sono le relazioni amorose e le bevute. Per caso si è ispirato a Bukowski?

“No, no, è proprio la mia vita, in una chiave interpretativa non assoluta e dilatata. Vedo  tanti ragazzi e ragazze come me che oscillano tra lacrime di gioia e malinconia, che a volte alzano il gomito per non abbassare la testa dinnanzi a un mondo sempre più privo di certezze, che cercano un amore che riesca a regalare loro un porto quasi sicuro e quando lo perdono si trovano da soli a remare, ma continuano, perché all'orizzonte quel sole non si scorge ma lo si immagina”.

Come è nato il funk di Baron Samedi , dove lo spirito dei morti si reincarna in una bella studentessa di biologia?

“Mi ha sempre affascinato l’occulto, in particolare questa figura di Baron che ha avuto perfino un ruolo in un film di James Bond. Nella canzone mi rivolgo a una ragazza dicendole “tu sei quella che mi ha ucciso, ma che mi fa resuscitare affinchè io divenga il tuo schiavo”. Il funk viene dal passato, ascolto tanto hip hop e nel 2004 ho seguito in tour i Kool & the the Gang e gli Chic, in qualche modo quelle sonorità sono riemerse dal passato”.

Sole cuore e alta gradazione è una presa in giro dei tormentoni estivi. Come si spiega che quest’anno non ce n’è stato neanche uno?

“Non può più esistere un solo tormentone, come negli anni precedenti, tanto è denso e frammentato il mercato musicale. Oggi non ci sono più solo due canali comunicativi come la radio e la televisione, e internet ha aperto un mondo di nuove possibilità. Sono tanti i pezzi che rappresentano un’estate,ma ognuno ha i suoi. Il tormentone è diventato un fatto soggettivo”.

Che effetto la fa di essere considerato da alcuni il nuovo Vasco Rossi?

“Mi fa molto piacere, lui è uno dei miei idoli e i tuoi idoli non li vuoi mai mettere in piazza. Ho sempre ammirato il modo in cui utilizza il dolore e come lo riversa nelle canzoni e sul palco, che è quello che cerco di fare anch’io. Faccio fatica  a considerarmi  analogo a lui, Vasco è un personaggio troppo grande per pensare a qualsiasi paragone”.

Che ricordi ha del Festival di Sanremo 2013? Le piacerebbe partecipare alla prossima edizione?

“Lo spero, Sanremo è un’esperienza difficile e faticosa, i giovani non hanno un paracadute, c’è lo spettro dell’eliminazione che incombe sempre su di te. Vorrei partecipare proprio per superare questa paura, magari con un altro spirito, con più divertimento”.

Quando partirà il tour di In Cile veritas?

“Lo dobbiamo ancora organizzare, adesso sto presentando il mio disco nelle Feltrinelli di tutta Italia. Nel momento in cui tutto sarà pronto, le date saranno ben visibile sui miei canali social. Non vedo l’ora di proporre dal vivo i miei nuovi brani e vedere che accoglienza riceveranno dal pubblico”.

Da toscano, che idea si è fatto del governo Renzi?

“Sono ateo politicamente, posso solo dire che lui è giovane, e questo è sicuramente un bene, ma stento ad avere grande fiducia nelle politica. Spero solo che sia una belle persona, perché le belle persone sono le uniche in grado di cambiare qualcosa”.

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Gabriele Antonucci