Benjamin Clementine, l'ex homeless che si divide tra soul e lirica
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Benjamin Clementine, l'ex homeless che si divide tra soul e lirica

Il cantautore anglo-francese presenterà a Roma e Bologna i brani del nuovo, sorprendente album “At Least For Now”

“Quando penso a me stesso penso ad un Alieno. Sono un vagabondo. Nella maggior parte dei posti dove sono stato sono sempre stato il diverso. Per questo ho iniziato a pensare alla storia di una coppia di uccellini, innamorati: uno ha paura di andare avanti e l’altro si sta assumendo il rischio di vedere cosa accadrà”.

Così Benjamin Clementine, uno degli artisti più originali, imprevedibili e carismatici della sua generazione, ha raccontato l'ispirazione del suo ultimo album I Tell A Fly, che costituirà il fulcro dei due imperdibili concerti all'Auditorium Parco della Musica di Roma (15 maggio) e al Teatro Celebrazioni di Bologna (16 maggio), uniche tappe italiane del suo tour.

Il secondo album "I tell a fly"

Nel disco, pubblicato nel 2017 a due anni di distanza dal folgorante debutto di At Least For Now che si è aggiudicato nel 2015 il prestigioso Mercury Music Prize, il cantautore e poeta inglese (ma francese d’adozione) utilizza la sua storia personale come un prisma attraverso il quale guardare il mondo attorno a sé, cercando di esplorare musicalmente nuovi territori, mantenendo però un legame di sangue con se e la propria musica.

At Least For Now è un album arrabbiato, critico e satirico, ma ricco di compassione ed empatia, che rivela una maggiore apertura verso territori elettronici, in particolare verso il pioniere Isao Tomita.

“Album come “Snowflakes Are Dancing” - di Isao Tomita - mi fanno pensare alla musica classica che ho ascoltato da bambino, forse è così che i compositori volevano scrivere, ma non potevano, essendo limitati al piano”.

Qui Clementine non si limita a comporre e suonare, ma canta con la sua particolarissima voce tenorile, che evidenzia il suo amore per la lirica, e ha anche prodotto l’intero disco.

I tell a fly si apre con Farewell Sonata, brano che racconta di qualcosa che finisce e della promessa di nuove possibilità.

God Save The Jungle ha le sue radici nella desolata realtà di un campo di Calais, e suona ironicamente sul tema nazionale inglese, mentre il primo singolo Jupiter, scritto in America, abbraccia un più universale senso di disadattamento, dove nessuno sembra sentirsi al posto giusto.

Clementine ha composto Phantom of Aleppoville dopo essere stato colpito dalla scrittura del pioniere inglese della psicoanalisi Donald Winicott.

Winicott ha scritto molto sui bambini che vivono l’esperienza del bullismo, a casa e a scuola, scoprendo che ovviamente il trauma non può essere messo a confronto con quello subito da chi vive una situazione di guerra ma gli effetti seguono uno schema simile.

Clementine, che nei testi di Winicott ha trovato risposte alle esperienze vissute nella sua infanzia, racconta: “Aleppoville è un luogo dove molti sono vittime di prepotenza ma nessuno comprende o vede il perché”.

Nella spiazzante Paris Cor Blimey alcune rime apparentemente semplici e infantili si trasformano improvvisamente in cupe, raccontando dei recenti fatti di Parigi, mentre in Better Sorry Than Safe e in Quintessence troviamo una risposta per quelli che ci lasciano e per quelli che rimangono indietro.

Nella chiusura del disco tutti i curiosi personaggi che lo attraversano si ritrovano insieme per Barbarians are coming!/Dreamers stay strong!.

Canzoni che, dal vivo, acquistano una intensità e una teatralità rare da trovare oggi sui palcoscenici, dove Clementine dà prova del suo istrionismo e della sua capacità di coinvolgere il pubblico, oltre a mostrare una voce prodigiosa e una grande tecnica pianistica.

Ma torniamo indietro di qualche anno per conoscere più da vicino la storia dell'artista.

Dalla vita per strada al grande successo

Clementine, che vanta una somiglianza fisica impressionante con il pittore Jean Michel Basquiat, è nato 31 anni fa nella periferia di Londra.

Figlio di immigrati ghanesi, per motivi familiari va via di casa giovanissimo e si ritrova a vivere per strada.

Da autodidatta inizia a suonare il pianoforte, che affianca alla lettura dell sacre scritture e della poesia.

Il suo primo palcoscenico sono state le affollate strade Camden Town, prima di trasferirsi a Parigi, dove si esibisce nei locali come nella metropolitana, dormendo per alcuni anni in un ricovero per homeless.

La necessità di suonare senza amplificazione gli permette di sviluppare un singolare stile di canto, potente e scandito, inziando al contempo a scrivere canzoni come se fossero delle poesie.

Nel 2012 un discografico nota il suo talento e gli procura un contratto per realizzare due EP, Cornerstone del 2013 e Glorious You del 2014.

Il debutto mediatico avviene nel 2013, nel programma televisivo della BBC “Later with Jools Holland”. Paul McCartney, ospite anch'egli della serata, viene colpito dal giovane artista e lo elogia apertamente davanti a milioni di spettatori.

Nel gennaio del 2015 esce il suo album di debutto At Least For Now, coraggioso e senza tempo, che mette d'accordo pubblico e critica.

Gli undici brani mettono in evidenza la sua originale scrittura, che pone al centro temi molto personali, la sua particolare timbrica vocale e la sua capacità di spaziare dal pop raffinato alla classica, dal soul fino ad alcune escursioni quasi liriche.

At Least For Now vince il Mercury Prize 2015 e per lui si aprono quelle porte che, per tanti anni, sembravano sigillate.

Nel 2017 arriva la collaborazione con Damon Albarn per l'album Humanz dei Gorillaz e il secondo, atteso album At Least For Now ma, soprattutto, la conferma che è nata una nuova stella della black music, anche se nel suo stile non mancano i riferimenti ai suoi idoli Tom Waits e Nick Cave.

Ufficio stampa Musica per Roma
Benjamin Clementine

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Gabriele Antonucci