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Musica

Apple Music: ecco cosa cambia

È arrivato il primo servizio di musica streaming dell'azienda di Cupertino. Tra le novità una radio e una sezione di interazione tra artisti e pubblico

È attivo in tutto il mondo da pochi giorni (in particolare dal 30 giugno) ma ha già fatto discutere. Soprattutto per l'impatto che sta avendo all'interno del mondo della musica streaming.Apple Music, infatti, è il primo servizio di musica streaming della grande azienda statunitense, e si è candidato fin da subito come grande concorrente dei già attivi Spotify, Deezer e Tidal.

Il catalogo multimediale contiene circa 30 milioni di canzoni. Dopo tre mesi di prova gratuita, l'abbonamento a Apple Music- in linea con gli altri servizi di streaming - costa 9,99 € al mese. In alternativa è possibile sottoscrivere un abbonamento "per la famiglia" al costo di 14,99 € al mese (che dà la possibilità di collegare fino a 6 differenti Apple ID). 

Quindi, accanto al tradizionale iTunes Store - all'interno del quale è possibile acquistare canzoni o interi album - facendo l'aggiornamento dell'applicazione si possono trovare altre sezioni, dedicate esclusivamente allo streaming. Tra queste, Connect e Beats1 (la radio di Apple Music). Il primo di questi può essere visto come un piccolo social, nel quale viene potenziato il rapporto tra artisti e fanbase, grazie alla possibilità di inserire contenuti esclusivi come video in anteprima o backstage.

Beats1, invece, come abbiamo già detto, è la prima radio tematica ufficiale di Apple Music.

Le trasmissioni continuano 24 ore su 24 e sono coordinate dai DJ Zane Lowe a Los Angeles, Ebro Darden a New York e Julie Adenuga a Londra. La scelta di inserire anche un canale-radio è indicativa della grande capacità di Apple, da sempre attenta a riproporre anche medium considerati "passati", in una forma più attuale, immediata, moderna. 


La scelta di Apple di aprire un proprio servizio di musica streaming testimonia la direzione verso la quale l'intero mercato musicale si sta dirigendo. Sono sempre meno gli utenti che acquistano musica, per potervi accedere anche offline. Sono invece sempre di più coloro che fanno affidamento ai servizi streaming. In poche parole, come ha spiegato in un suo articolo Gianni Sibilla, ci si sta spostando dal possesso delle tracce musicali al loro accesso. Anche la Apple, quindi, con il suo iTunes Store (da sempre baluardo della musica acquistata legalmente), ha dovuto accettare questo processo, e il prodotto che ha appena proposto al mondo intero sembra perfetto per la diffusione di una cultura streaming a livello globale. Alcuni recenti studi di Crédit Suisse hanno ipotizzato che "i clienti che pagheranno per un servizio streaming passeranno, in tutto il mondo, dai 14 milioni del 2013 a 148 milioni nel 2025". 

In ogni caso saranno i prossimi mesi a renderci evidente se questa scommessa può considerarsi vinta o meno. Intanto, un grande artista come Prince ha deciso di rimuovere i suoi album da tutti i servizi streaming, tranne Tidal (fondato da Jay-Z).

Il post di Taylor SwiftIl post di Taylor Swift


Un altro grande nome della musica mondiale come Taylor Swift, invece, ha vinto una vera e propria battaglia contro i vertici di Cupertino. In un post sul suo blog di Tumblr, la cantante ha chiesto ad Apple Music di pagare gli artisti anche quando gli ascolti dei propri brani rientrano nei tre mesi di prova gratuita per gli utenti (a differenza di quanto aveva contrariamente deciso la Apple). Taylor Swift, puntando sul valore (anche economico) delle tracce musicali e sulla necessità di salvaguardare tale prodotto, ha fatto cambiare idea ad Apple Music, piattaforma nella quale è ora presente anche l'ultimo album della cantante, "1989", tanto corteggiato (finora invano) da Spotify

La vera novità, quindi, non sta tanto nei servizi aggiuntivi che impreziosiscono i diversi servizi di musica streaming, ma nel fatto che si è aperta una nuova concorrenza di mercato. Forse l'industria musicale di oggi ha bisogno proprio di questo, per poter dare valore al lavoro di tanti artisti (anche e soprattutto emergenti) e per permettere a tutti di accedere all'infinità di brani che il Web ci permette di avere, giorno dopo giorno, nelle nostre cuffiette. 

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Giovanni Ferrari