Mordo, è vero. Ma piano

Mordo, è vero. Ma piano

Lo ammetto. Mordo. Intendiamoci però. Mordo, è vero. Ma piano e con dolcezza Sapete che il vostro linguaggio (di voi umani intendo) su questa storia del cane che morde è assai povero. Il vostro linguaggio e quindi il vostro modo …Leggi tutto


Lo ammetto. Mordo.
Intendiamoci però. Mordo, è vero. Ma piano e con dolcezza
Sapete che il vostro linguaggio (di voi umani intendo) su questa storia del cane che morde è assai povero. Il vostro linguaggio e quindi il vostro modo di pensare.

L’altra mattina ero a spasso – guinzaglio, rigorosamente, dicono che è così perché sono grosso; io credo che temano anche che finisca sotto una macchina, come mi capitò quando ero piccolo ed ero appena arrivato in città.

Dicevo: ero a spasso e incrociamo sul marciapiede una mamma con la sua bambina, ben disposte. “Che bel cagnone!” dicono, e altre gentilezze del genere.
“Non morde vero?”
“No certo che no; non morde, anche se gli piace addentare oggetti e arti, per gioco, e per affetto“.
L’umano di famiglia (femmina, giovane) che mi accompagnava, ha scelto la soluzione spiritosa e ironica: eppure ha detto cose sensate, verissime.

Certo che mi piace addentare, vorrei vedere voi senza le mani (pollici opponibili, ricoordate, no?), cosa usereste per afferrare, valutare, tenere fermi gli oggetti?
Ma a me piace anche tenere e stringere fra i denti la mano e il braccio degli umani che mi piacciono, di quelli ai quali voglio bene.
No non stringo forte, mai. E ovviamente non storco, non tiro, non strappo. So che così farei male, e tanto.
Succede anche quando gioco con gli altri cani: solo una volta ne ho incontrato uno che ha trasformato il gioco in una lotta, tosta, pericolosa. E allora mi sono difeso. Perché, come dicono di me, i miei amici/famiglia, “mica sono una mammoletta che scappa”.

Quindi, per tornare al linguaggio che usate voi umani: “mordere” designa talmente tante azioni e stati d’animo che forse sarebbe ora di inventare e usare parole nuove per parlarne.

Alla prossima.

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Hashtag

Sono un filosofo, un blogger. E sì, anche un cane. Vi racconto la mia vita: quello che faccio (e penso), senza peli sulla lingua. Sono arrivato dalla Sicilia a Milano sul sedile di un' automobile, sdraiato sulle gambe di un'amica, avevo 4 mesi. Credo di essere nato sui Monti Iblei. La mia amica l'avevo trovata fra gli ulivi e mi ha portato nelle braccia della mia nuova famiglia. Voglio bene a tutti loro anche se a volte ancora non li capisco. Certo, mi hanno insegnato a scrivere e io dopo due o tre giorni ho capito dove dovevo fare la pipì. Mi chiamo Hashtag e sono il primo cane blogger del web.

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