«Lodola x Dior»: luci e colori pop dell’arte in dialogo con la moda
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«Lodola x Dior»: luci e colori pop dell’arte in dialogo con la moda

Lo stile eclettico dell'artista incontra la Maison francese in una collaborazione oggi racchiusa in un libro da collezione

“Ho scoperto l’arte di Marco Lodola mentre stavo lavorando – in pieno lockdown - a una collezione che doveva evocare atmosfere pop e lo spirito libero e pionieristico alla ‘Elio Fiorucci’, con la sua Love Therapy”, dichiara Maria Grazia Chiuri nell’introduzione al libro e alla mostra dell’artista, fra i più noti al mondo.

Un’altra esibizione molto attesa, quella presso Galleria Deodato Arte di Via Nerino 1 a Milano, con Lodola presente per incontrare collezionisti e amatori e raccontare le ispirazioni delle sue sculture luminose dal gusto vintage, fuse nel materiale plastico colorato e illuminato a led o a neon.

“La mia ispirazione è un mix di luci e colori, di prodotti iconici e collettivi che amo definire inclusi nel ‘Nuovo Futurismo’, derivato dal movimento nato negli anni Ottanta da una citazione di Filippo Tommaso Marinetti, per tutto ciò che ha l’intento di usare strumenti contemporanei” – commenta Marco Lodola. “Il mio concetto filosofico, con al centro la gioia, le emozioni, il colore e la luce, parte dal presupposto che la vita va danzata e che la mente va illuminata. Non voglio perciò creare solo delle opere fisiche, ma interagire con la mente delle persone che le osservano, provano reazioni ed emozioni e ne danno i loro significati, che spesso apprendo anche io e che vanno oltre il senso originario. Mi sono tolto di dosso quel meccanismo di dover spiegare, ognuno legge l’opera e se piace, se e come funziona, lo lascio dire agli altri”.

L’artista nasce a Dorno (Pavia) e, dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Firenze e a Milano, comincia diverse collaborazioni nell’ambito dello spettacolo, dei mass media, della pubblicità, della musica (le sue sculture luminose hanno illuminato i più importanti palchi del momento, da Sanremo a XFactor), per lo sport (Mondiali di Calcio in Brasile e in Qatar, Olimpiadi di Torino e Giro d’Italia), per la moda, e ha realizzato persino anche l’immagine del centenario del movimento pacifista di Gandhi.

La sua presenza è costante all’interno dei più celebri musei internazionali e durante le varie Biennali e gli altri importanti appuntamenti con l’arte contemporanea, con alcune sculture che rimangono collocate nelle maggiori piazze cittadine italiane ed europee, ma la portata mondiale raggiunta nel 2021 insieme a Dior lo ha diramato in 400 luoghi diversi in contemporanea, ancor più estesi virtualmente dalla risonanza digitale nei social media.

“La potenza di questo progetto l’ho capita man mano che si realizzava. Ogni giorno mi accorgevo, tramite i post pubblicati, di essere in oltre 400 spazi e luoghi in tutti i continenti, contemporaneamente. Dior ha una incredibile rete anche di fornitori: io mandavo il bozzetto, si realizzava il prototipo, lo si spediva localmente e poi lo realizzavano sul posto, in giro per il mondo. Ogni progetto per ogni boutique era diverso, con differenze in sintonia culturale e sociale, in modo che il negozio interessato si integrasse perfettamente nella personalità della città”.

Le vetrine e le facciate dei palazzi sono diventate una naturale espansione della collezione di Dior stessa proprio con il tocco acido del Nuovo Futurismo e la luce delle figure femminili e delle altre presenze ed oggetti vitaminici in 3D, propri dello stile di Lodola.

“Ricordo che quando ho incontrato Maria Grazia Chiuri, il suo staff e Luca Albero, mi hanno coinvolto da subito in tutto il progetto moda della Maison Dior (avevo già avuto esperienze con Vivienne Westwood, Enrico Coveri, Giuliano Fujiwara, ma non di questa portata). Siamo partiti dalla voglia di sottolineare un nuovo inizio, post Pandemia, di essere positivi, di ‘ballare con la vita’ attraverso i colori, le luci e, perché no, la moda, come fossero una sorta di antidepressivo. Nella collezione di abbigliamento, Chiuri ha usato una bellissima tonalità di rosso, un colore che in genere mi piace molto e mi coinvolge a livello visivo. Io sono partito dalla luce, dai volti, dai cappelli, dai ballerini che si possono trasformare in mannequin; ho usato la tecnica della tavola luminosa e l’intento è stato quello di riprodurre volti e oggetti che erano coerenti con il luogo di destinazione.

Nel caso dei grandi magazzini Saks, volevo creare la sensazione di luci natalizie che restassero accese tutto l’anno e per New York abbiamo reinterpretato il taxi giallo e gli skyline della metropoli. Parimenti per Atene è stato il Partenone e per Londra ai magazzini Harrod’s gli autobus a due piani; a Toronto la CN Tower e la foglia di acero, e così via per tutti gli store del mondo, da Roma a Shanghai e Seoul”.

Per celebrare il successo di questa esperienza, Deodato Arte, brand che racchiude gallerie d’arte con sedi a Milano, Roma, Porto Cervo, Chia, Pietrasanta, Courmayeur, Bruxelles e St. Moritz, e segue artisti moderni e contemporanei di fama internazionale con un forte focus rivolto alla cultura Pop, Street e Urban, ha deciso di esporre alcune delle opere ‘Lodola x Dior’ e il libro di arte creato con Sergio Pappalettera e lo Studio Prodesign che racconta la genesi di tutto il progetto, edito da Rizzoli.

Il catalogo creato per memorizzare il tutto, include le foto delle sculture installate nelle boutique Dior del mondo, i bozzetti preparatori e l’autoritratto dell’artista, oggi esposto nel Corridoio Vasariano presso la Galleria degli Uffizi a Firenze, luogo che racchiude la collezione d’arte più grande al mondo, dove però mancavano le sculture di luce, nuova sezione voluta dal direttore Eike Schmidt e inaugurata proprio con Lodola.

Molte immagini e pochi testi didattici, come è nel desiderata discreto e nel modo di presentarsi leggero e totalmente visivo dell’eclettico creatore.

Da tempo sua amica, firma una citazione anche l'influencer Chiara Ferragni, sua estimatrice ed anche collezionista: “Conosco il lavoro di Marco Lodola probabilmente da sempre e grazie alla collaborazione con Maria Grazia Chiuri ho scoperto anche l’artista. Il suo linguaggio pop è immediato, perfetto per il momento storico in cui viviamo dove, per catturare l’immaginazione e l’attenzione, si hanno a disposizione pochi frammenti di secondi. Gli stessi che sono bastati a farmi innamorare delle sue opere prima ancora di volerne capire il significato”.


Marco Lodola - Bozzetto Progetto Dior

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Barbara Tassara