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Max Valier, l'altoatesino padre dei razzi spaziali (1895-1930)

Nato a Bolzano, sarà uno dei massimi pionieri della propulsione a razzo negli anni '20. Fu anche la prima vittima della corsa allo spazio. A lui si ispirerà Von Braun

Non era un militare, e neppure un ingegnere aeronautico. Max Valier era figlio di un semplice panettiere ed era nato a Bolzano nell'allora Sudtirolo austriaco, il 9 febbraio 1895.

Fu pura passione quella che lo condurrà agli studi di astronomia a Innsbruck dopo un'infanzia e un'adolescenza passate ad osservare gli astri con il suo telescopio sopra le cime delle Dolomiti altoatesine. Appena compiuti gli studi, Valier è richiamato alle armi per lo scoppio della Grande Guerra. Dopo un periodo sul fronte orientale, viene trasferito nel servizio aeronautico Imperial-regio dove l'astrofisico ha la possibilità come osservatore di sperimentare il volo ad alta quota.

Terminata la guerra, Max Valier perfeziona gli studi astrofisica a Vienna, dove si specializza in cosmogonia e scrive una novella che anticiperà di 25 anni l'avvento della bomba atomica.

Il periodo dello studio degli astri culminerà dopo il trasferimento nella Monaco di Baviera degli anni di Weimar e del primo putsch di Adolf Hitler con il capolavoro "Orbita e natura delle stelle". E' il 1924 quando l'incontro con il fisico Hermann Oberth stimolerà l'interesse di Valier verso la progettazione di un razzo sperimentale a combustibile liquido, archetipo dei razzi "Saturn" che porteranno l'uomo sulla Luna nel luglio del 1969.

I due si vedranno all'inizio degli anni '20 nel capoluogo bavarese. Oberth aveva appena pubblicato privatamente una tesi sulle tecniche costruttive di razzi interplanetari, definita dagli accademici una "follia utopistica". Tra i due scienziati iniziava una fitta corrispondenza ed uno scambio di nozioni sullo sviluppo sia della struttura del razzo che sull'uso inedito delle misture di propellente liquido in grado di garantire una spinta sufficiente a vincere la forza di gravità della Terra. Oberth aveva partecipato anche alla realizzazione degli effetti speciali di un film del maestro del cinema espressionista Fritz Lang "Una donna nella Luna", per il quale progettò il modello apparso nel film e organizzò una serie di dimostrazioni pubbliche in occasione della presentazione della pellicola del 1929.

Max Valier trovò per caso nel 1924 il libro di Oberth "Il Razzo nello spazio interplanetario" (Die Rakete zu den Planetenräumen) e ne rimase letteralmente folgorato. L'astrofisico bolzanino vide nell'opera sperimentale di Oberth la possibilità di poter toccare dal vivo quanto aveva osservato, studiato e teorizzato in una vita. Preso contatto con l'autore del libro, Valier propose il proprio contributo inizialmente per allargarne la divulgazione e per raccogliere fondi dalla grande industria tedesca in un momento estremamente difficile per l'economia nazionale stremata dagli effetti economici della guerra da poco perduta. Inizialmente Valier individuò un possibile finanziatore nel produttore di ghiaccio e ossigeno liquido Linde, che avrebbe potuto facilmente fornire il combustibile necessario agli esperimenti sul razzo di Oberth. Lo stesso Valier pensò di redigere una riduzione dei progetti del fisico tedesco in un pamphlet divulgativo, nel quale il primo e più grande ostacolo da superare era la forza di gravità della Terra.

Citando l'esperienza del pioniere americano Robert Goddard, l'altoatesino indica il traguardo da raggiungere in termini di velocità per poter lasciare l'atmosfera: 11.182 m/s, pari a 40.255 km/h. La rimanente parte del capitolo è focalizzata da Valier sull'unicità della propulsione a razzo rispetto alle antiche teorie del cannone propulsore (quelle dei racconti di Jules Verne per intendersi) che avrebbero generato una sollecitazione insostenibile per vettore ed equipaggio. Il razzo, proprio come nel caso di quelli moderni, avrebbe dovuto essere multistadio, con due reattori separati, uno funzionante con una miscela alcool-ossigeno e l'altro con idrogeno e ossigeno.

La diffidenza delle istituzioni accademiche nei confronti suoi e di Oberth e le grandissime difficoltà nel reperire i finanziamenti necessari ad una lunghissima e costosa fase sperimentale non bastarono a scoraggiare Valier, il quale ebbe opportunità di testare la propulsione a razzo non in cielo, ma sulle piste in asfalto della vecchia Terra.

Nei tardi anni '20 Max Valier lavorò con Fritz Von Opel, il nipote del fondatore della casa automobilistica, su prototipi di automobili con propulsore a razzo a combustibile solido (pirotecnico). Il magnate, grande sportivo e pioniere della propulsione a reazione, offrì i fondi e la possibilità a Max Valier di sperimentare la propulsione a razzo su ruote, che l'altoatesino portò avanti pur essendo consapevole delle limitazioni insite nei propulsori a carburante solido.

All'inizio del 1928 Valier e il suo team realizzarono l'auto a razzo utilizzando la base di una comune Opel 4hp trovata presso gli stabilimenti di Russelsheim. Il 12 marzo avvenne il primo viaggio di una macchina con propulsore a razzo, anche se il tragitto fu brevissimo (circa 150 metri) e la velocità irrisoria (circa 6 km/h) a causa della cautela usata nell'uso di razzi (con potenza di soli 18 Kg/m di spinta contro il peso del veicolo di circa 600 Kg). La seconda prova, avvenuta soltanto alcuni giorni più tardi, darà soddisfazioni molto maggiori, dato che il razzo da 220 Kg/m di spinta fu in grado di far accelerare il prototipo da 30 a 75 km/h in 1 secondo e 1/2. Il terzo esperimento migliorò ulteriormente le prestazioni, anche perché lo chassis della Opel chiamata "Rak 1" fu ricoperto da una apposita carrozzeria aerodinamica. Munita di 16 razzi in serie e di accensione non più a miccia ma a comando elettrico, la vettura partita da ferma raggiungerà i 100 Km/h in soli 8 secondi, aumentando la velocità sino a toccare i 120 Km/h. Il 13 aprile 1928 tutti i giornali parlavano dell'impresa della Rak 1 di Opel, offrendo a Valier la possibilità di avere molto credito e pubblicità per poter riprendere il sogno del razzo spaziale. Il sodalizio con Opel proseguirà per i mesi successivi, quando Valier prenderà parte agli esperimenti di veicoli a razzo su rotaia (Rak 3 e Rak 4) prima di tornare a dedicarsi nuovamente al sogno del volo a razzo. Per potere raccogliere nuovamente i fondi necessari, Max Valier decise di sviluppare il progetto del razzo a propellente liquido per gradi, iniziando a studiare la realizzazione di un aereo a fusoliera lunga con propulsione a gas compresso e portando avanti i primi test all'aeroporto di Dusseldorf. Durante la fase preliminare tuttavia, la Germania di Weimar entrava nella spirale di una crisi economica profondissima, che ne avrebbe eroso le basi entro pochi mesi. Gli industriali tedeschi, a fronte delle migliaia di licenziamenti che la crisi aveva generato, non furono più disposti a concedere finanziamenti a progetti scientifici come quello di Max Valier.

L'astrofisico-inventore riuscirà tuttavia ad ingegnarsi per proseguire i test su ciò che riteneva fondamentale per aprire le porte alla futura realizzazione di un razzo spaziale, ossia la costruzione di un reattore a propellente liquido. Parallelamente proseguirà gli studi sulla costruzione e soprattutto sui materiali (più leggeri e resistenti rispetto al pressofuso e al rame utilizzati dai suoi predecessori) e gli involucri dei razzi e dei bocchettoni di uscita. In questo periodo Max Valier affronterà problemi economici non indifferenti pur di perseguire e realizzare le sue idee di fronte al mondo. La propulsione liquida, ancora praticamente inesplorata, aveva vantaggi in termini di potenza di spinta e durata che l'altoatesino riteneva ineguagliabili rispetto agli altri motori a propulsione solida precedentemente sperimentati sui veicoli a razzo. Nell'ultimo periodo di attività, Max Valier si era trasferito a Berlino dopo il nuovo sodalizio con Paul Heylandt, uno dei massimi esperti di propellenti liquidi in forza alla Linde, l'azienda alla quale Valier si rivolgeva da anni per il finanziamento dei suoi progetti.

All'inizio del 1930 iniziò a lavorare su una nuova camera di combustione per i propellenti liquidi. Questa era costituita da un tubo in acciaio alla cui estremità superiore era collegato l'iniettore del combustibile, mentre a quella inferiore l'ugello di scarico dei gas combusti, intercambiabile e regolabile. Questo modello pesava soltanto 3 Kg e grazie al lavoro di Valier sulla miscelazione dei gas comburenti fu in grado alla fine di gennaio di ricevere una spinta superiore al proprio peso. In questo periodo l'altoatesino, sempre in cerca di appoggio finanziario, riuscì ad incontrare (dopo una lunga attesa) a St.Moritz Sir Henry Deterding, il potentissimo Direttore Generale della Shell, al quale presentò un progetto per la realizzazione di un motore a razzo a combustibile liquido per l'applicazione nell'aeronautica. Deterding fece intendere a Valier che le porte della Shell avrebbero potuto aprirsi al sogno del "rocket man" di Bolzano, che nel frattempo tornò a Berlino per mettere a punto il progetto della camera di combustione iniziata qualche mese prima. La nuova camera di combustione fu montata su un veicolo-test e il 22 marzo Valier scorrazzò per ben 22 minuti attorno all'area del laboratorio di Berlino-Britz grazie alla spinta fornita dal serbatoio a miscela di gas liquidi. Durante l'ultima fase della sperimentazione, si era ormai accesa la rivalità tra Valier e il suo vecchio mentore Oberth dopo una serie di divergenze ed incomprensioni sul metodo sperimentale: mentre Oberth tendeva alla realizzazione diretta di un razzo spaziale, Valier era dell'idea che il risultato finale dovesse passare dai veicoli e dagli aeroplani prima di puntare allo spazio. Quest'ultimo, a metà del 1930, era preoccupato che il suo ex maestro potesse presentare il razzo alla imminente fiera aeronautica di Berlino. Fu così che decise di stringere i tempi cominciando a provare la miscela che prevedeva Idrogeno, ossigeno e alcool. Per poter realizzare i test, Valier scelse l'aviosuperficie del vicino aeroporto di Berlino-Tempelhof, dove il veicolo Rak-7 fu in grado di compiere diversi giri anche sotto gli occhi dei tecnici della Shell inviati da Deterding. Gli accordi con il colosso Anglo-olandese prevedevano una condizione imposta dall'azienda, ossia che al posto dell'alcool nella miscela venisse usato il cherosene Shell. Valier si ingegno subito per ovviare ai problemi legati alla viscosità del combustibile inserendo una camera di emulsione al piccolo reattore che pesava circa 4 Kg.

Nei giorni seguenti Valier, assieme al suo assistente Riedel compì una serie di esperimenti con il nuovo propellente nell'area di Berlino-Britz. Il 17 maggio 1930 dopo un test positivo fu notato che a causa delle forti sollecitazioni sul motore durante le prove, si erano danneggiati parte degli strumenti di misura. Riedel suggerì a Valier di interrompere le prove per quel giorno, ma l'inventore altoatesino era preso dal sacro fuoco per un traguardo che riteneva ormai vicino. Alle 21 circa decise di riempire nuovamente il serbatoio con l'idrogeno liquido e avviare nuovamente la combustione. Improvvisamente, mentre la camera andava in pressione oltre le 7 atmosfere, una violentissima esplosione riecheggiò nell'area aeroportuale berlinese. Riedel, che fu il primo a soccorrere il suo capo, lo vide spirare prima che arrivassero i primi soccorsi: una scheggia di acciaio gli aveva reciso di netto l'aorta. 

Dopo la sua tragica morte Valier, prima vittima della corsa allo spazio, fu rapidamente dimenticato. Esattamente un anno dopo, sulla stessa superficie dove ebbe luogo l'incidente fatale si tenne una dimostrazione con un veicolo a razzo alimentato a combustibile liquido ma neppure una postilla fu dedicata al lavoro dell'altoatesino. Tuttavia, al di fuori della cronaca, la sua opera e quella del socio-rivale Oberth saranno raccolte da un giovane entusiasta, Wehrner Von Braun,  padre della missilistica moderna e dei razzi vettori che porteranno l'uomo sulla Luna quasi quarant'anni dopo la scomparsa di Max Valier.

Oggi un cratere sul lato oscuro della Luna porta il nome del pioniere altoatesino, mentre nella natìa Bolzano gli è stato dedicato un importante istituto superiore. Sempre nel capoluogo altoatesino un gruppo di appassionati astronomi porta orgogliosamente il nome di Max Valier, concittadino illustre che per primo sacrificò la vita per il sogno di viaggiare nello spazio

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NARA/NASA
Disegno di un aereo stratosferico a razzo concepito da Max Valier nei tardi anni '20

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