Fabio Genovesi
Mondadori
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Chi manda le onde: ce lo racconta Fabio Genovesi

Una sinfonia di personaggi: una strana famiglia sghemba della Versilia, composta di individui solissimi che si incrociano dando vita a una compilation di sentimenti

Chi manda le onde è un libro che si legge come lo si potrebbe ascoltare "sul giradischi". Il suo autore, Fabio Genovesi, orchestra una sinfonia di personaggi: una strana famiglia sghemba della Versilia, composta di individui solissimi che, quando le loro storie si incrociano, riescono a dare vita a una compilation di sentimenti. Tutti, dall'undicenne Luna a sua mamma Serena, da Sandro e i suoi amici quarantenni, incompiuti e "persi a sperdersi ", al piccolo profugo di Chernobyl Zot, fino al rude anziano Ferro, sono abituati a prendere dalla vita molti schiaffi e qualche rara carezza. Ma a loro non importa molto, perché, in fondo, è la nostra esistenza che funziona così: la vita va avanti, ineluttabile, e quello che succede succede. In fondo, l'importante e esserne coscienti. E, alla fine, basterà lavorare un po' con la fantasia, per riuscire a far sembrare una favola anche una storia tristissima come questa.

D'altra parte è anche quello che accade quando si scrive un libro, perché è la scrittura (cioè la vita) a portarci dove vuole lei.

Questo è ciò che che capita proprio a Fabio Genovesi, che lo ha raccontato a una parte della sua "famiglia" di lettori riunita per l'occasione nella saletta di una bella libreria milanese. Scopriamo, così, che quando Genovesi inventa una storia, non sa mai dove questa lo porterà: e allora la immagina, la scrive e soprattutto la riscrive, prendendo ogni volta una direzione inaspettata, facendosi portare dalle onde come (e insieme a) i suoi personaggi. È stata questa la genesi di Chi manda le onde: il romanzo non doveva parlare di Versilia, ma ha finito per essere ambientato a Forte dei Marmi; era arrivato ad avere 800 pagine, ma alla fine è stato ridotto alla metà.

Ci sono voluti 4 anni e infinite ristesure per partorire un testo che sembra scritto di getto direttamente da ogni singolo personaggio: e il racconto delle cose, anche delle più semplici, è tanto lieve da far sorridere (e ridere apertamente, spesso) il lettore, anche quando si addentra nelle terribili disgrazie dei protagonisti. Come sempre, la semplicità è la cosa più difficile da ottenere. Quando, finalmente, si ha l'impressione che l'autore scompaia dalle pagine, il narratore può dirsi soddisfatto: Genovesi è riuscito nell'intento, imprimendo al racconto il suo timbro invisibile di cantastorie della Versilia.

La chiacchierata tra amici in libreria ha offerto una quantità di spunti e svelato molti particolari, più o meno "privati": le origini casuali del libro (di tutti i libri, e di questo in particolare, nato da una passeggiata in riva al mare); il significato dello scrivere romanzi (che per Genovesi risiede nel raccontare gli incontri delle persone e le conseguenze inaspettate che questi provocano); il valore "analogico" delle storie (che, per dire qualcosa che davvero superi la realtà, che ci faccia volare con l'immaginazione, devono tenersi alla larga sia da Twitter, sia da Facebook); il precariato e la mancanza di stabilità di più di una generazione; il significato della famiglia come luogo di affetto (ma a prescindere dai legami di sangue); e, soprattutto, la vita stessa e il modo in cui ognuno tenta di darle un senso. Prendendo tutte le onde che arrivano, perché, quelle, non si possono evitare.

Genovesi ci lascia così, con la voglia di andare con lui in Versilia a raccogliere quello che il mare porta, pronti ad ascoltare un'altra musica, un altro brano lasciato sulla sabbia dalla risacca.


Fabio Genovesi, Chi manda le onde

Mondadori, 2015

391 p. (19,00 euro)

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Antonella Sbriccoli