Giorno 7, la scoperta del "tesoro" sommerso
Le novità di un'inchiesta che non smette di stupire
A Ponta Delgada non facciamo fatica a trovare persone disponibili a raccontare particolari più o meno esatti del naufragio e delle sue nefaste conseguenze.
Tutto dipende dalla memoria diversamente allenata dei nostri interlocutori.
L’appuntamento si dà sempre in centro. Quasi sempre al baretto davanti alla chiesa.
Abbiamo capito che è il luogo di incontri prediletto dagli abitanti dell’isola.
Qualcuno racconta la storia con sufficienza e approssimazione, altri invece intuiscono che, per noi, è importante saperne il più possibile e ci viene incontro.
È il caso di Nuno Mendes e di Estevao Camara rispettivamente il corrispondente delle Azzorre per il giornale Publico che ha sede centrale a Lisbona e il capo redattore di cronaca della televisione locale “Sic”.
Entrambi si prodigano a fare esercizio mnemonico per ripercorrere gli avvenimenti che hanno segnato la fisionomia umana dell’isola.
Ci raccontano che, oltre alla tonnellata di cocaina distribuita a pioggia nell’ultimo decennio, a meno di un miglio dalla costa riposa sul fondale marino un altro container dal carico incredibile. Migliaia di chili di hashish restano in mare perché è troppo rischioso riportarli a galla e perché costa troppo. La polizia sorveglia la zona dalle finestre degli uffici che guardano direttamente sul punto del mare incriminato.
È chiaro che quest’isola ha un karma e un destino insolito.
Lo dice anche Paulo Simoei, il direttore del quotidiano Acoriano Oriental.
Chi invece non è assolutamente intenzionato a parlare della vicenda, è la gente di Rabo de Peixe, piccola cittadina di 7000 abitanti che ha visto, per prima, arrivare i pacchi di oro bianco sulle proprie coste.
Qui risiede la maggior parte dei pescatori che ha raccolto il carico. Qui il 70 per cento della popolazione è dipendente, ancora oggi dalla droga. Sono stime sconcertanti.
Sono numeri veri.
Giovanni s’ intrattiene con due giovani disposti a raccontare la propria realtà modificata.
Alternano momenti di schiettezza, con altri più confusi e visionari.
La truppa dorme pochissimo e si da molto fare. Antonio dirige la produzione, Giulia lo assiste e prende nota di tutto quello che Gianluca e Andrea riprendono e riversano sugli hard disk alla sera.
Giovanni lotta tutti i giorni con vecchi fantasmi e riprende possesso delle sue risorse.
Io ascolto tutto. Cerco di prendere confidenza con il portoghese strascicato del luogo e mi perdo nelle mille voci che quotidianamente ascolto.
Un’esperienza impensabile e impensata fino a pochi mesi fa.
Eppure oggi è quella che, qui, cerco di raccontarvi.