Il futuro telematico dell'università
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Il futuro telematico dell'università

Harvard e il Mit di Boston hanno fatto importanti investimenti e il Brasile considera la formazione on line uno dei punti cardine per garantire l’istruzione a tutti. In Italia, i corsi di Panorama Academy partono in marzo

L’Economist l’ha definita una delle più importanti rivoluzioni del ventunesimo secolo. Secondo uno studio congiunto dell’università di Harvard e del Mit di Boston, due degli atenei che più massicciamente hanno investito in questa direzione, è l’unica ricetta economica che possa consentire alle prossime generazioni di manager americani di affrancarsi dal fardello dei prestiti studenteschi. E il Brasile ha appena gettato le basi per trasformarla in un caposaldo della partnership pubblico/privato e dell’istruzione garantita a tutti.

Mettete in fila questi elementi e capirete perché l’università telematica, anche alle nostre latitudini, riscuote interessi crescenti. Sia in termini di iscritti, sia da parte delle aziende che le stanno trasformando nel terreno di caccia ideale per professionalità più ampie e specifiche, in maggiore connessione con l’economia reale rispetto alla (pur ottima) preparazione accademica tradizionale.

Nel nosto Paese, in poco più di un decennio dal suo riconoscimento, è passata da 1.500 a 40 mila iscritti, e continua a crescere a medie comprese tra il 16 e il 17 per cento annuo, quasi il doppio rispetto all’incremento mostrato dalle università "fisiche".

Ecco perché da quest’anno, grazie alla collaborazione tra Panorama e Pegaso, uno dei principali protagonisti di questa rivoluzione, anche il nostro settimanale entra nel settore dell’e-learning dando vita a Panorama Academy. Come vi abbiamo raccontato nelle scorse settimane attraverso le parole dei nostri testimonial, l’offerta partirà in marzo (ma è già possibile accedere fin da ora ai moduli di iscrizione su www.panoramacademy. it) e sarà articolata su cinque macroaree e due percorsi distinti: uno più breve, pensato per chi non è in possesso di una laurea, e uno strutturato come un vero e proprio master post-universitario.

L’obiettivo è formare nuovi professionisti, manager e perché no imprenditori, nei comparti chiave per il rilancio del made in Italy, arricchire tutti quelli che vogliono dotarsi di nuovi strumenti e metodi per sfidare mercati e concorrenti.

Vale per chi, magari subito dopo il diploma, è intenzionato ad acquisire ulteriori competenze, per esempio finalizzate all’avvio di un’attività in proprio o a completare il proprio orientamento prima di affrontare l’università: i corsi brevi assicurano un bottino di crediti formativi; vale ancora di più per chi, dopo la laurea, intende invece dotarsi di una professionalità più ampia e specifica, e vale anche per chi, come i lavoratori dipendenti, i non occupati o i manager, è impossibilitato ad accedere a una formazione di tipo tradizionale ma non per questo intende rinunciarvi, visto che oggi l’aggiornamento professionale e la ricerca di nuove opportunità non sono più un optional, ma un obbligo per restare competitivi. 

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Redazione