Calligrafia, il lusso di scrivere a mano: Flair incontra Luca Barcellona
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Calligrafia, il lusso di scrivere a mano: Flair incontra Luca Barcellona

In epoca di assoluto dominio digitale, quella della calligrafia può sembrare una bizzaria rétro. Non è così: in Italia si diffondono corsi e il “lusso” di scrivere a mano diventa una tendenza trasversale. Luca Barcellona, uno dei nuovi maestri di quest'arte, racconta a Flair i segreti e le passioni della calligrafia. Qui un estratto dell'intervista che troverete sul nuovo numero di Flair , in edicola dal 22 novembre con Panorama

Che senso ha, in era digitale, fare calligrafia?

Permette la ricerca di un ritmo personale, una concentrazione che con le “macchine per scrivere” a cui ora siamo abituati non è possibile. Anche i tempi per preparare il colore e per lasciar seccare l’inchiostro sono tutt’altro che morti. La calligrafia è un interessante elettrocardiogramma emotivo, che può aiutare a conoscersi.

Nella calligrafia è importante l’aspetto, lo stile. Ma dove sta la sostanza?

Forma e sostanza coincidono. Penso ai bambini che in certe scuole tornano a fare calligrafia. Rispetto a scrivere con un computer, è come uno specchio per il pensiero, che si può distendere.

Calligraficamente parlando, si risulta più efficaci quando si è sereni o sotto stress?

In una dimensione ideale, fare calligrafia è una specie di gesto zen: una lettera contiene un mondo. E la mente sgombra, aiuta. In pratica, io mi accorgo che quando sono sotto pressione, la scrittura ha più carattere. Ha qualche sbavatura, non è perfetta. Però è come una vita vissuta

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