Eva Mendes, la musa post moderna
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Eva Mendes, la musa post moderna

Nell'edizione di Flair dedicata all'artista Francesco Vezzoli, l’attrice di Come un tuono racconta come, oltre alla recitazione, sia diventata protagonista di opere d’arte

«Mi alleno su brani teatrali, provo e riprovo testi che vanno da un classico come Molière fino a Tennessee Williams, che amo», Eva Mendes prende molto sul serio la sua seconda vita di attrice. In parallelo, però, cura l’allure di una diva autentica: capelli castani le incorniciano il viso enfatizzando lo sguardo profondo che l’ha resa famosa, mentre un completo pantalone rosso le fascia il corpo, sensuale, elettrico.

Dopo il ruolo nel film Come un tuono, ora è la protagonista di How to Catch a Monster, primo film diretto dal compagno, l’attore Ryan Gosling, che ha scelto come opera prima un fantasy neo-noir, la cui uscita è prevista per il 2014. Dopo anni di photo shoot e sfilate, Eva Mendes ha incontrato la propria vocazione con la recitazione («È ciò su cui, con maggiore passione, mi sono concentrata negli ultimi anni»). L’arte, spiega poi, è «un mezzo che mi permette di entrare meglio in contatto con me stessa e con il mondo che mi circonda».

Le è già capitato di diventare “la tela” per un artista.
È successo per Holy Motors (il fantasy dark firmato da Leos Carax e uscito in estate, ndr), dove il mio personaggio non parla: è una modella rapita da una sorta di  mostro nel cimitero Père Lachaise a Parigi. Il regista ha voluto osare con il mio look e con un make up folle, con uno stile glamour con tocchi trash. Mi sentivo un’opera del MoMA! Lavorare con questo regista e artista mi ha permesso di infrangere la regola del cinema, che tende a confinarti in uno stereotipo.

Com’è stato invece lavorare con Francesco Vezzoli?
Mi ha trasformato in una sua installazione, ispirandosi a "L’estasi di Santa Teresa" del Bernini e in una specie di rilettura de "La Dolce Vita". Direi che mi lusinga e mi emoziona essere una musa postmoderna.

Da ex modella, quant’è ancora legata alla moda?
Per me, oggi, conta più essere considerata per il mio lavoro di attrice, nonostante al mondo della moda debba una parte rilevante del mio successo.

Il cinema ha la precedenza.
Sì, e ‒ cosa impensabile per una modella ‒ non ho paura di apparire struccata, o anche imbruttita, com’è successo in "Il cattivo tenente" di Werner Herzog o nel film indipendente "Girl in Progress". È una lezione importante, non soltanto professionale.

Come si prepara per un ruolo?
Impegno e ancora impegno. E poi mi affido a professionisti, studio con un acting coach.

Oggi che rapporto intrattiene con l’espressione artistica?
L’ispirazione pura mi dà fiducia. Avverto un’energia che supera tutto. Per questo non bisogna mai abbandonarla. Soprattutto se ti trovi in difficoltà: come tanti, agli inizi della carriera, ho dovuto raccogliere tutto il mio senso pratico e scegliere tra pagare l’affitto e mantenere una mia integrità artistica.  

 

L'intervista integrale con Eva Mendes continua sul numero 8 di Flair in edicola con Panorama dal 28 novembre .

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Alessandra Mattanza