Melbourne l’europea
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Melbourne l’europea

La nave Costa neoRomantica ha raggiunto la città di Melbourne, in Australia , dopo aver lasciato il porto di Sidney. Prossima tappa, Perth.

Le “vele” bianche dell’Opera House che si colorano di rosa mentre il sole tramonta, e il profilo scuro dell’Harbour Bridge che si staglia tra i grattacieli. Questa è l’ultima cartolina di Sidney, mentre la nave si allontana dalla baia e punta la prua in direzione di Melbourne. Ci vogliono un giorno e due notti di navigazione per raggiungere “the place to be”, il posto dove stare, come è scritto con orgoglio campanilista sulle targhe delle auto. Del resto la capitale dello Stato di Victoria è così: fiera e quasi sfrontata. Qui di soldi ne girano tanti, e non lo si nasconde. Anzi. Money, money, money… L’Eureka Tower, il grattacielo che domina la skyline, oltre a essere il più alto sotto l’Equatore, ha gli ultimi piani rivestiti in oro. Non ci credete? Andatelo a vedere da vicino. Per 17 dollari, un ascensore in 20 secondi porta i turisti in cima ai suoi 88 piani. E da lì si può ammirare tutta la città: il nuovo quartiere di South Wharf, dove si stanno trasformando in palazzi di lusso i vecchi edifici portuali (e dove gli appartamenti costano milioni di dollari); la ruota panoramica inaugurata nel 2009 ma mai messa in funzione (perché i 47 gradi dell’estate australiana hanno dilatato il metallo rendendola inutilizzabile); i 68 ponti sul fiume Yarra, tutti di diverse forme e dimensioni (ce n’è anche uno che sembra un’anguilla); il quartiere di Richmond con le belle case vittoriane che fanno da controcanto ai grattacieli.

E dopo averla contemplata dall’alto, scoprite Melbourne da un’altra prospettiva: scivolando sul fiume Yarra. Grossi battelli attrezzati con bar aspettano i turisti sulla riva e li trasportano tra i docks, a ridosso dei nuovi quartieri in costruzione, sotto i ponti in ferro battuto, lungo le rive erbose su cui sono allineate le canoe pronte a scendere in acqua (non dimenticate che questa è anche la capitale australiana dello sport).

“Se Sidney è il posto della vita rilassata, Melbourne è la Milano d’Australia. Non a caso le due città sono gemellate”, spiega Loris, la guida che ci accompagna alla scoperta della metropoli, milanese trapiantato da queste parti prima che il governo australiano decidesse di chiudere le porte all’immigrazione. “Anche qui c’è un duomo gotico, pieno di guglie e pinnacoli: St. Patrick, eretto nel ’700 e tutto nero, perché costruito con la roccia vulcanica. E ci sono anche i tram che sferragliano per le strade. E il quartiere della moda, intorno a Collins Avenue, con le vetrine degli stilisti top”. Lì vicino, nello storico Hotel Windsor, ci si dà appuntamento per il tè delle cinque. Un lusso che però non tutti possono permettersi: costa 70 dollari. Decisamente più economico un caffè da Brunetti, la più famosa caffetteria del quartiere italiano, che serve ogni giorno qualcosa come 5 mila espressi. Una passione che non va letta solo come esterofilia: a Melbourne la comunità italiana è la più numerosa, dopo quella greca. In poche generazioni, i nostri connazionali si sono conquistati un “posto al sole” da questa parte del mondo. Impresa che invece agli aborigeni non è ancora riuscita. Nonostante il bellissimo Melbourne Museum abbia dedicato un’intera sezione alla loro civiltà e alle loro battaglie, la strada sembra ancora lunga. “Gli animali simbolo dell’Australia – spiega Loris – sono il canguro e l’emù: non camminano mai all’indietro. Come questo continente, destinato a guardare solo avanti”. E gli aborigeni rappresentano uno scomodo passato.

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