Auckland, l’altro mondo
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Auckland, l’altro mondo

Lasciata la Polinesia e le Isole Tonga, la nave Costa neoRomantica ha raggiunto Auckland in Nuova Zelanda e la città australiana di Sydney

Abbandoni Tonga e il suo fascino semplice, fatto di una foresta piatta , le corriere usate per le escursioni sottratte per un giorno al loro normale utilizzo come scuolabus la reggia un po’ naïf del re probabilmente meno prestigioso del pianeta, il traffico approssimativo di una quasi città, la capitale Nuku’alofa, in una giornata di luce e colori.

È questa l’ultima immagine del paesaggio mitico delle isole. Pasqua, la Polinesia, hanno rappresentato quel mondo fatato che è il mito di tutti.

Un paio di giorni di mare aperto e si arriva, come sempre lentamente, alla sfavillante complessità del nuovo mondo: la Nuova Zelanda.

Metà del mondo l’abbiamo percorsa, siamo esattamente nel punto opposto rispetto all’Italia. Per terminare il giro del mondo, ne manca ancora metà ma questa sembra essere una delle tappe più belle. 

Auckland, la mitica capitale che la Coppa America ha portato nella case degli italiani ai tempi di Luna Rossa, si materializza sul Golfo di Auraki, splendida e sinuosa, tra promontori verdi, vallate, grattacieli che sembra spuntino dal mare. E la torre, la Sky Tower: 328 metri a forma di antenna, dominante e simbolo del luogo. C’è anche un ristorante girevole, in un’ora si cena e si fa il giro completo del panorama.

È una delle città più estese del mondo, ma vanta una densità di popolazione piuttosto contenuta, al punto da essere ai primi posti delle classifiche mondiali nel rapporto territorio/abitanti.

La città è ordinata e pulita, si intuisce una cura quasi maniacale, con un centro tutto sommato piccolo e i quartieri sparsi nel verde tutt’intorno. Con il profumo dell’oceano che si sente dappertutto. La città della vela, si dice, perché un neozelandese su tre possiede una barca. Ammirarla dalla nave ha un fascino particolare. Viverla nei suoi parchi verdi ti fa quasi tornare bambino. 

Dobbiamo lasciare anche Auckland ma lo spettacolo che arriva dopo altri due giorni di navigazione resterà impresso nella memoria di tutti: l’arrivo nella baia di Sydney. L’Australia più spettacolare è annunciata da piccole isole che si affiancano alla nave, poi una scogliera e infine la skyline di una delle città più belle del mondo. Quando la nave è in banchina, compare uno dei paesaggi urbani più complessi del mondo. Grattacieli piantati su isolette sparse, quartieri divisi tra il verde e il mare (con una qualità della vita invidiabile) e l’Harbour Bridge, uno dei ponti che collega l’arcipelago.

E'  il più spettacolare, vola sopra il centro della città e per un tratto si può percorrerlo a piedi. Lo vedo in una giornata di vento, la baia è percorsa da barche a vela, l’aria è limpida e pura. Sotto di noi il simbolo della città, la celebre Opera House, architettura ardita che ricorda le vele, appoggiata sul mare. Anche Sydney ha la sua torre, “solo” 250 metri, che consentono una visione panoramica. Il centro, una serie di strade affollate di traffico e gente a piedi, è degno del favoloso trambusto di città come New York o Parigi. Da girare  piedi. Hyde Park, e la cattedrale gotica di St. Mary, il Queen Victoria Building dall’inconfondibile stile vittoriano, e i negozi di lusso. Si passa per Darling Harbour e si raggiunge il fish market, secondo al mondo per importanza e tappa obbligata per un pranzo di pesce e ostriche. Un pomeriggio va dedicato alla spiaggia preferita dagli abitanti di Sydney, Manly beach, da raggiungere con un mini-crociera.

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