Lungarotti, il vino è anche un museo
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Lungarotti, il vino è anche un museo

Storia di un'azienda che conta su 250 ettari di coltivazioni in Umbria e vende più di 2 milioni di bottiglie in 50 Paesi. Con un'attenzione particolare per i visitatori.

È dalla passione lenta e meticolosa di gesti antichi che nascono i vini Lungarotti. Raccontano il Torgiano, il territorio che ha reso famosa in tutto il mondo l’Umbria del vino. È qui che Giorgio Lungarotti trasformò negli anni ’60 l’antica azienda agraria di famiglia in una realtà di eccellenza del panorama italiano. Ad animarlo c’era l’amore per la sua terra e per i valori che racchiude. Oggi l’azienda è diretta dalle sorelle Chiara e Teresa che con impegno e innovazione le hanno dato un forte slancio. In primo piano rimane però la grande dedizione al vino. «I momenti più belli della giornata sono quelli che trascorro tra i filari» racconta Chiara, amministratore unico del gruppo (nella foto).

Il Rubesco che affina in botte per due anni è il rosso bandiera della casa. Nato oltre 50 anni fa, oggi si sta facendo strada in tutto il mondo insieme al gruppo che conta su 250 ettari di coltivazioni tra Torgiano e Montefalco. Sono più di 2 milioni le bottiglie che ogni anno vanno in 50 Paesi. I mercati stranieri sono sempre di più nel mirino dell’azienda. «Senza perdere di vista l’Italia però» ci tiene a precisare Chiara. Oggi il fatturato, in decisa crescita, è quasi per metà realizzato oltre confine. La ricercatezza del Rubesco o del Sagrantino stanno conquistando i palati più lontani. Ai tradizionali mercati si stanno aggiungendo via via aree ancora inesplorate come la Cina e molti dei Paesi che confinano con la Russia.

L’attenzione per le eccellenze del vino è in crescita anche da noi in Italia e con sé porta nuove opportunità. Il turismo enogastronomico è in forte espansione e molte aree sono ancora da scoprire. Per questo Lungarotti ha iniziato a dare più spazio a questa attività che già negli anni aveva coltivato con grande passione. Il vino diventa anche un’esperienza emozionale che l’azienda cura nel suo resort e nella spa di lusso, una gustosa occasione di terapie al vino. «Stiamo scoprendo e sperimentando sempre di più questa grande ricchezza che offre l’Italia» afferma Chiara Lungarotti.

Il vero gioiello però lo offre il Museo del vino, voluto e curato dalla madre Maria Grazia Lungarotti, grande appassionata di arte e cultura. Uno scrigno che racchiude testimonianze che ripercorrono la storia del vino per 5 millenni. Ci sono i greci e i romani e diverse culture con i simboli legati al vino e i tanti metodi di produzione e conservazione di allora. Un patrimonio di ricchezze addirittura celebrato dal New York Times che l’ha definito il migliore museo del vino. Il Museo del vino è anche uno dei primi 10 al mondo secondo la classifica stilata dalla prestigiosa rivista The Drink Business. Per chi ama il buon bere è una tappa da non perdere.

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