La guerra dei meme di Alessandro Lolli
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Lolli, La guerra dei meme

Alessandro Lolli racconta la fenomenologia dei meme, dalla comunicazione umoristica alla propaganda politica

Chiunque frequenti i social network è in grado di identificare i meme, nonostante negli anni abbiano cambiato più volte grafica ed estetica. I meme sono a tutti gli effetti “una cosa” del mondo digitale, e anche chi non è abituato a condividerli e non avrebbe neppure le – scarse – capacità informatiche per crearne uno, li può riconoscere facilmente.

Ma cosa sono i meme? Una risposta umoristica, certo, ma a cosa? E perché esistono? Perché proprio questa forma comunicativa ha avuto così successo? E soprattutto, chi sono i primi creatori di meme? A tutte queste domande cerca, e dà, risposta un corposo saggio appena uscito per Effequ, La guerra dei meme, di Alessandro Lolli.

La foto del cane davanti al computer con la scritta in sovrimpressione “Su internet nessuno sa che sei un cane” (che in realtà nasce come vignetta del New Yorker), la faccia contrita di Sad Frog, o l’accondiscendenza di Willy Wonka/Gene Wilder, vengono utilizzati inconsapevolmente da migliaia di utenti per esprimere il proprio stato d’animo, o ridere con/di qualcuno, e, come tutti i mezzi espressivi (anche se spesso non sono riconosciuti come tali, in primis dagli utenti che li utilizzano), sono un vero e proprio linguaggio, con i suoi codici e le sue derivazioni.

Lolli nella sua analisi parte dalla genesi della memetica, una branca scientifica inventata da Richard Dawkins (vi ricorderete di lui come padre del Gene egoista), che ha però goduto davvero di scarso successo ed è rimasta sostanzialmente arenata agli studi del suo creatore. Dawkins definisce il meme come “tutto ciò che nella cultura si replica”, e quelli che noi ad oggi identifichiamo come meme hanno sicuramente alla loro base la riproducibilità.

I meme online, come classe di oggetti, sono apparsi indicativamente tra gli anni Novanta e gli inizi del Duemila, trovando massima diffusione tramite prima4chan, sito che ha fatto del totale anonimato (e con anonimato intendiamo anonimato vero, non l’utilizzo di nickname) la sua fortuna, e dunque di siti come reddit o 9gagche ne hanno permesso la diffusione capillare.

I meme dunque nascono – quasi sempre – nell’anonimato, sono oggetti autonomi, che vengono modificati dagli utenti fino a venire “normalizzati” e utilizzati quotidianamente dai prosumer di Facebook e di Instagram, che spesso arrivano a snaturarne il significato originale e assegnarne inconsapevolmente un altro, in un’infinita evoluzione. In questo modo vediamo meme come Pepe the Frog evolvere a Sad Frog e diventare persino un simbolo riconosciuto dell’Alt Right.

Quello che racconta Lolli, dunque, è un oggetto che cambia con la velocità estrema del suo mezzo di diffusione, nascendo in ambito alternative per approdare alla destra più estrema. Un gioco semiotico che, forse, sta sfuggendo di mano, e di cui sarebbe bene riuscire a riappropriarsi per non farlo diventare solamente espressione di un discorso denigratorio di destra.

Alessandro Lolli
La guerra dei meme
Effequ, 2017
186 pp., 14 euro

Per approfondire:

La vita segreta: tre storie vere dell'era digitale

Social-linguistica, Vera Gheno

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Matilde Quarti