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Rio 2016, beach volley: la favola di Lupo-Nicolai è d'argento

Gli azzurri battuti dal Brasile 21-19 e 21-17. Storia di una coppia che per arrivare sul podio ha sconfitto anche un tumore e la cattiva sorte

È d'argento la sabbia italiana. Un colore che non fa male, anche se Daniele Lupo e Paolo Nicolai hanno sognato a lungo di poterla colorare d'oro entrando nella storia con il primo trionfo olimpico del beach azzurro. La finale di Copacabana è andata alla coppia brasiliana Alison-Bruno: 21-19 e 21-17 i due set.

Lupo e Nicolai se la sono giocata fino in fondo, con coraggio e determinazione. Hanno avuto un paio di occasioni per farla propria, all'inizio con un parziale di 5-1 e nel secondo set quando Alison è calato. Non sono riusciti a dare la spallata decisiva e la notte di Copacabana si è colorata di verde e oro. I colori del Brasile. Peccato davvero, ma grande orgoglio per il miglior risultato di sempre del beach volley azzurro.

Questa è per tutta l'Italia....grazie mille di cuore a tutti!❤️

Una foto pubblicata da Daniele Lupo (@danieledlupo) in data:

Sono comunque nella storia Paolo Nicolai e Daniele Lupo, che per la prima volta hanno portato l'Italia del beach volley a una finale olimpica, diventando l'orgoglio di un movimento in grande espansione negli ultimi vent’anni grazie a una programmazione mirata della Federvolley e del presidente Carlo Magri. Una gioia immensa per i due “primo aviere” portacolori dell'Aeronautica Militare, unico gruppo sportivo delle forze armate che ha creduto in questa disciplina come dimostra la collaborazione con la Fipav.

Sconfitta la malasorte
Difficile non volere bene a questi due ragazzoni, che per arrivare alla qualificazione olimpica hanno dovuto per prima cosa battere la cattiva sorte. Specie Daniele Lupo, che un annetto e mezzo fa finiva sotto i ferri d'urgenza per un tumore alle ossa, mentre il suo compagno di squadra ha dovuto recuperare da un delicato intervento al menisco del ginocchio destro.

Due settimane dopo il polverone sollevato nel femminile dal caso doping di Viktoria Orsi Toth (peraltro tutto da dimostrare, anche alla luce di anomalie che meritano i dovuti approfondimenti), tutti siamo oggi pronti a tifare per Daniele e Paolo, allenati manco a dirlo da Matteo Varnier, che da giocatore dovette rinunciare ai Giochi di Pechino 2008 per un problema alla spalla. In quel di Rio, la medaglia di Lupo e Nicolai, è quindi anche una sua personale rivincita, oltre al fatto che l’Italia del beach volley in finale a Copacabana è uno spot unico per questa disciplina che, comunque vada, arricchirà la classifica generale delle medaglie italiane a Rio.

A un match dalla leggenda
E’ stato amore prima vista tra i due giganti azzurri e il beach volley: Nicolai era una speranza dell’indoor nelle fila della gloriosa Impavida Ortona, ma ha sceklto ben presto la sabbia al taraflex; Lupo (da Fregene) è invece cresciuto in spiaggia imparando l’abc in famiglia dal papà Carlo e dal nonno Giorgio, risultando così - insieme al fratello Andrea - la genetica continuazione di una famiglia di architetti innamorati del beach volley.

Quinti a Londra 2012, i due azzurri si giocheranno ora l’oro contro i fortissimi brasiliani Alison Cerruti e Bruno Schmidt (nipote del grandissimo Oscar, indimenticato campione di basket a Caserta e Pavia) davanti ai 12 mila indemoniati tifosi dell'impianto olimpico di Copacabana. Per una vittoria che sarebbe stata leggenda.

ANSA/ETTORE FERRARI
Paolo Nicolai (sinistra) e Daniele Lupo durante la semifinale di beach volley maschile alle Olimpiadi di Rio 2016 - 16 agosto 2016

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Piero Giannico