«L'onda coreana» ha investito anche l'Italia
BTS (Getty Images RB/Bauer-Griffin/GC Images)
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«L'onda coreana» ha investito anche l'Italia

E dire che tutto era iniziato quasi per gioco, qualche anno fa, con la comparsa in tutto il mondo di quel tormentone che suonava un po' come una presa in giro. Ve lo ricordate Gangnam Style? La canzone di Psy quel signore un po' paffutello che vestito di tutto punto saltellava come un forsennato sul posto muovendo braccia e gambe a ritmo?

Era il 2012 e in Italia (ma un po' in tutto il mondo) nessuno avrebbe mai immaginato che un giorno un gruppo di sette coreani avrebbe conquistato non solo il primo posto nelle classifiche Billboard ma anche il favore di una fanbase così ampia e complessa da essere considerata la più potente al mondo.

Oggi i BTS sono il motore che spinge la Hallyu wave, letteralmente l'onda coreana, nel mondo. Sette ragazzi, nati tra il 1992 e il 1997, sulle loro spalle reggono quello che è considerato il fenomeno culturale più importante degli ultimi anni. Che sia un fenomeno creato a tavolino o una casualità, la prima volta che il termine hallyu è comparso nel mondo erano gli anni Novanta. Il neologismo voleva indicare l'incremento della popolarità globale della cultura sudcoreana di quegli anni. Che vi sia una strategia ben precisa dietro questa onda che sta investendo tutti i Paesi del mondo, è poco ma sicuro. Da una parte il cinema, con la crescente popolarità del cinema coreano sfociata nella vittoria di Parasite agli Oscar, dall'altra la musica con il riconoscimento del k-pop come un genere vero e proprio e i cui principali esponenti sono i Bangtan Boys, questi ragazzi dalla faccia pulita, lontanissimi da ogni stereotipo di boyband a cui l'America e la cultura Occidentale ci aveva abituato, che oggi sono addirittura stati insigniti del titolo di "Innovator of the year" dal Wall Street Journal per il loro impatto sull'economia e la cultura globale.

La forza dei BTS, come scrive il Wsj, è che «la loro musica non è indirizzata a un determinato gruppo di individui; è, invece, per tutti coloro che hanno attraversato le varie fasi della vita». «I testi dei BTS fissano momenti che quasi tutti hanno vissuto, comprese le esperienze fatte a scuola, le amicizie (che nascono e si rompono), le aspettative che i genitori ripongono in noi e i ruoli che la società ci assegna – tutto ciò che, alla fin fine, è apparentemente inevitabile nella folle corsa della vita» continua il Wsj «Parlando di questi passaggi dell'esistenza, il nocciolo del messaggio della band risiede nell'analisi di ciò che significa essere umani e nella comprensione del proprio ruolo nello schema generale delle cose. Chiunque può diventare un loro fan o rispecchiarsi in questi sette sudcoreani. Questo semplice dato di fatto costituisce la loro eredità, solidamente edificata in modo che tutte le generazioni possano scoprirla e innamorarsene».




Ma se i BTS sono innegabilmente ormai allo stesso livello dei grandi che hanno fatto la storia della musica come i Beatles o i Rolling Stone è altrettanto impossibile non considerare come ancora oggi il mondo dell'hallyu debba fare i conti con un razzismo costante che porta ad additare il look diverso, più sofisticato e i tratti dolci dei volti degli uomini coreani, e a stereotipizzare un popolo considerato «tutto uguale». Un errore grossolano, soprattutto se si considera che ormai l'impatto della Corea del Sud nel mondo abbraccia tutti gli aspetti della vita, dalla tecnologia alla cucina, passando per il cinema, la moda, la televisione e la musica. Dire che i BTS sono i nuovi Beatles è profondamente sbagliato. Non solo perché i BTS si sono ritrovati a lottare con una cultura diametralmente opposta alla loro e a sconfiggere i pregiudizi dati dal coloro della loro pelle o dalla forma dei loro occhi, ma perché il mondo a cui si rivolgono è completamente differente. Sono gli stessi membri del gruppo a raccontare come più e più volte si siano sentiti «estranei» in quel mondo che stavano conquistando con fatica. E sono le stesse star della musica a stelle e strisce ad aver più o meno velatamente ammesso di aver cavalcato l'onda dei «ragazzi proiettile». L'ultimo caso, esploso sui social, è quello di Jason Derulo che dopo aver collaborato con il gruppo per il remix della sua Savage Love ha ammesso: «la prima volta che ha incontrato i Bangtan Boys su un redcarpet mi sono chiesto, e questi chi sono?»

Qualcosa di simile avviene anche nel mondo del piccolo schermo. I k-drama oggi sono considerati un prodotto di nicchia per via di una barriera linguistica non indifferente. Se infatti ormai si è abituati a film e telefilm in inglese con i sottotitoli in italiano, diverso è per un prodotto scritto pensato e parlato in coreano. Eppure i grandi colossi dello streaming non sembrano essere d'accorso. Se Netflix sta lanciando sulla sua piattaforma contenuti esclusivi come Itaewon Class con Park Seo-joon o It's Okay to not be Okay con Kim Soo-hyun e Seo Ye-ji, Apple tv ha iniziato da poco le registrazioni di Pachinko, il drama che racconta le storie di uno dei libri coreani più di successo nel mondo (in Italia è venduto con il titolo La moglie coreana ed è edito da Piemme). Il protagonista è in questo caso il re dell'hallyu televisivo, il trentatreenne Lee Min-ho, già protagonista del drama The King: Eternal Monarch su Netflix.



Insomma, l'onda coreana ha ormai invaso il nostro mondo. Come è stato un tempo per i tormentoni sudamericani e ora le per soap turche, ben presto vedremo approdare anche sui nostri schermi il mondo coreano con le sue tradizioni e le sue contraddizioni. Con i suoi stereotipi, le sue debolezze e la forza di volersi mostrare per quello che realmente è, senza filtri.

Cinque k-drama da guardare su Netflix per conoscere meglio l'hallyu wave

Per iniziare a conoscere il mondo coreano e le star della hallyu, ecco cinque serie che potere guardare direttamente da Netflix.


Itaewon Class

La vita di Park Sae-ro-yi (interpretato da Park Seo-joon) è stata sconvolta dopo che è stato espulso da scuola per aver preso a pugni un bullo e dopo la morte del padre. Scontata la pena in carcere, decide di seguire le orme del padre e aprire un bar-ristorante a Itaewon, il DanBam. Insieme al suo manager e allo staff, cerca di raggiungere il successo e diventare il primo in tutta la Corea. Cruciale è la competizione e l'odio del protagonista nei confronti della famiglia Jang, responsabile della morte del padre e proprietaria del più famoso ristorante sudcoreano.


It's Okay to not be Okay

Moon Gang-tae (interpretato da Kim Soo-hyun) lavora in un istituto psichiatrico come infermiere, agendo con i suoi numerosi pazienti in maniera profondamente empatica; il giovane ha un carattere calmo ed è benvoluto dal fratello maggiore Moon Sang-tae e dalla collega Nam Ju-ri (innamorata, ma non ricambiata, di Gang-tae, che nutre nei confronti dell'amore un comportamento assai disilluso). Il giovane viene infine in contatto con Ko Moon-young (interpretata da Seo Ye-ji), popolare autrice di libri per bambini, che tuttavia soffre di un disturbo antisociale di personalità; l'unico a conoscenza della malattia è Lee Sang-in, amministratore delegato della casa editrice per cui Moon-young scrive. Inizialmente la ragazza si comporta con Gang-tae in maniera estremamente algida e arrogante, tuttavia il loro incontro finisce per avere conseguenze positive per entrambi, portandoli a vedere la vita in maniera diversa e a sostenersi a vicenda.

The King: Eternal Monarch

Lee Gon (interpretato da Lee Min-ho), imperatore di un moderno regno di Corea, attraversa la barriera che lo separa da una realtà alternativa in cui la Corea è una repubblica anziché una monarchia. Lì incontra la detective Jung Tae-eul (interpretata da Kim Go-eun), che riconosce da una carta d'identità che ha ottenuto nel momento di svolta della sua infanzia, l'assassinio di suo padre Lee Ho. Intanto suo zio Lee Lim, che ha assassinato il re precedente, si nasconde e raduna eserciti viaggiando tra i due mondi paralleli.


Crash Landing on You

Yoon Se-ri (interpretata da Son Ye-jin) è una ricca ereditiera che, mentre si esercita nel parapendio, oltrepassa a causa del forte vento il confine con la Corea del Nord. Non sapendo come ritornare in patria, incontra il giovane ufficiale Ri Jeong-hyuk (interpretato da Hyun Bin), che si offre di aiutarla e di proteggerla; i due si innamorano, sebbene tra i loro paesi sia presente una costante e reciproca tensione.


Boys Over Flowers

Lo Shinhwa è un liceo per ragazzi ricchi, frequentato dall'arrogante e popolare Gu Jun-pyo (interpretato da Lee Min-ho), erede della multinazionale Shinhwa Group, che, insieme agli amici Yoon Ji-hoo ((interpretato da Kim Hyun-joong), So Yi-jung ((interpretato da Kim Bum) e Song Woo-bin (interpretato da Kim Joon), forma una sorta di gang chiamata F4: i quattro ragazzi sono i re della scuola e nessuno, nemmeno i professori, osa affrontarli. Geum Jan-di (interpretata da Ku Hye-sun) , una ragazza ordinaria di umili origini che vive con i suoi genitori e il fratellino, aiuta il padre nel suo negozio di lavanderia a secco effettuando a domicilio le consegne di biancheria. Quando un giorno salva uno degli studenti della Shinhwa dal suicidio, la presidentessa del Shinhwa Group, nonché finanziatrice della scuola, le offre una borsa di studio gratuita per mettere a tacere il polverone causato dalla pubblicità negativa prodotta dall'incidente, generato dagli atti di bullismo perpetrati dagli F4. Non sopportando il quartetto e il suo comportamento, Jan-di si scontra presto con Jun-pyo, che in breve s'innamora di lei. Jan-di, però, ha un legame speciale con il sensibile e tranquillo Ji-hoo, il membro più diverso degli F4. Con l'incoraggiamento della ragazza, Ji-hoo segue all'estero la propria fidanzata modella Min Seo-hyun e, durante la sua assenza, Jan-di viene insistentemente corteggiata da Jun-pyo. I due diventano più intimi finché, nonostante il ritorno, di lì a breve, di Ji-hoo, Jan-di capisce che quello che ama davvero è Jun-pyo. La loro relazione, però, è minacciata dalla madre del ragazzo, crudele ed egoista donna d'affari che disapprova le origini umili di Jan-di.

Occhi puntati sui girl group: le BlingBling parlano in esclusiva a Panorama del loro nuovo progetto

La prima volta che le BlingBling si sono mostrate insieme era il 20 luglio 2020. Sui loro canali social ad attirare l'attenzione è stato un video un cui le sei ragazze si esibivano in un mashup tra le canzoni Fire dei BTS e Boss degli NCT U. Il 17 novembre dello stesso anno, arriva il loro debutto ufficiale con il singolo digitale G.G.B. Oggi, nonostante le difficoltà della pandemia e l'impossibilità di esibirsi live davanti a un pubblico, a meno di un anno, ecco il loro primo comeback.

Abbiamo parlato in esclusiva con le ragazze che ci hanno raccontato qualcosa di più su di loro.

Ciao ragazze, potete presentarvi al pubblico italiano?
«Ciao, siamo le BlingBling. Il nostro gruppo è composto da sei membri: Juhyun è il leader, Jieun è la voce principale, Yubin è la 'maknae', Narin è la sottovoce, Marine è la ballerina principale e Ayamy è la rapper».

Potete raccontarci qualcosa del vostro nuovo album?
«Come suggerisce il titolo del nostro primo mini album, Contrast, l'album mostrerà i nostri stili diversi e spesso contrastanti. Mostrerà il nostro essere chic e cool ma al tempo stesso amorevoli e affettuose».

Qual'è la vostra traccia preferita dell'album?
«Oh Mama. Quando abbiamo sentito questa canzone per la prima volta, l'abbiamo amata tutte moltissimo. Quindi, siamo molto entusiaste di farvela ascoltare e che sia il nostro singolo. Il nostro ritornello orecchiabile è il suo punto di forza, quindi spero che molti di voi possano apprezzarlo!»

Il Covid ha cambiato il modo di incontrare i fan e di esibirsi. Come avete reagito a questo cambiamento, avvenuto subito dopo il vostro debutto?
«Dato che abbiamo debuttato durante la pandemia e comunicato con i nostri fan durante in questa particolare situazione, in realtà non abbiamo sperimentato i cambiamenti o le differenze. Troviamo solo che sia un peccato non poter incontrare i nostri fan di persona».

Siete mai state in Italia? In caso negativo, vi piacerebbe visitarla?
«Il nostro staff, che si prende cura di noi, ci ha raccontato storie del suo viaggio in Italia! Ha detto che Roma è una città piena di storia e che non puoi togliere gli occhi da nulla, mentre Venezia è così romantica. Avendo sentito tutto questo, abbiamo sicuramente intenzione di andare in Italia un giorno. Ci piacerebbe anche provare l'autentica pasta e la pizza!»

Volete inviare un messaggio ai vostri fan italiani?
«Siamo rimaste abbastanza sorprese di sapere che molti fan in Italia ci hanno sostenuto e hanno fatto il tifo per noi. Siamo così grati ai nostri fan italiani e ci piacerebbe venire da voi per mostrarvi le nostre performance. Fino a quando non ci incontreremo, per favore continuate con tutto il vostro adorabile supporto. Inoltre, per favore guardate Oh Mama e continuate a darci tutto il vostro amore. Grazie!»

Le BlingBling portano la Oh Mama challenge in Italia

Da TikTok all'Italia. La Oh Mama mania sembra aver contagiato un po' tutti. Le BlingBling portano il loro ritornello dal ritmo accattivante ed estivo su TikTok dove, con una challenge, invitano tutti gli appassionati di k-pop a danzare al loro fianco. Basta cliccare sul canale ufficiale delle BlingBling, cercare uno dei video delle ragazze e cimentarsi nella modalità duetto. Il gioco è semplice e intuitivo. E la performance migliore verrà premiata con un album autografato dalle ragazze

La Lombardia rappresenta il 36% dell’export italiano in Corea

Rafforzare le reti tra imprenditori coreani e italiani fornendo nuove opportunità per esplorare realtà economiche e start-up post covid questo l’obiettivo del seminario co-organizzato dall’Ambasciata della Repubblica di Corea e dall’Unioncamere Lombardia Cooperazione commerciale Corea-Italia per la ripresa economico del post corona. Robotica e tecnologia 4.0 al servizio della sanità, ma anche energia green e cultura i fattori trainanti della collaborazione. “In un periodo storico dove più che mai le relazioni assumono una connotazione fondamentale nei rapporti professionali e di networkingr ilevantisono statii continui scambi e le cooperazioni tra le due nazioni” ha commentato Hee-seog Kwon Ambasciatore della Repubblica di Corea in Italia.

Il volume di commercio tra i due paesi, che anche negli ultimi anni si è mantenuto a oltre 10 miliardi di dollari, conferma come la sinergia italo-coreana sia volta sempre a un maggiore sviluppo.

Il seminario al quale hanno partecipato 70 imprenditori ed esperti di entrambi i paesi si è aperto con il benvenuto e le osservazioni dell’ambasciatore coreano Hee-seog Kwon, di Fabrizio Ventrice Direttore Operativo Unioncamere Lombardia e Kang Hyung-shik Console Generale della Repubblica di Corea a Milano.

Fabrizio Ventrice, presente per conto del presidente Gian Domenico Auricchio, ha sottolineato come il ruolo della regione Lombardia nel commercio Corea Italia sia rilevante. L’export italiano verso la Corea infatti si assesta attorno al 36%.

L’importanza di questo legame viene ulteriormente valorizzata da Kang Hyun-shik evidenziando il ruolo di Milano e della Lombardia nel rafforzare gli scambi in settori quali commercio, investimenti economici e eventi fieristici. Importante in questo periodo storico anche il ruolo del Consolato Generale di Milano che sta lavorando per supportare le attività di circa 30 aziende e imprenditori coreani in Lombardia a conferma del legame di stima e amicizia che lega questi due paesi.

La prima sessione dedicata al tema medico sanitario e alla sua innovazione tecnologica si è aperta con gli interventi di Alberto Farina, Medical Advisor, Celltrion Healthcare, Italia e Enzo Baglieri, Docente di Gestione della Tecnologia, dell’innovazione e delle Operations, Università Bocconi. A seguire hanno preso la parola Min- sang Cho, Docente di Lingua e Cultura Coreana, Università degli Studi di Milano e Andrea Camesasca Ceo del ristorante hotel il Corazziere in tema di industria culturale. L’ultima sessione dedicata agli scambi e investimenti ha visto come relatori Hyo-young Lee, Docente presso la Korea National Diplomatic Academy e Filippo Berto, CEO di Berto e testimonial Google.

L’Italia è l’ottava economia mondiale in termini di Pil nel 2021 e la quarta economia europea dopo Germania, Regno Unito e Francia. Oltre ai settori tradizionali il nostro paese ha un ruolo rilevante a livello mondiale anche nei settori dell’alta tecnologia in tema di robot, satelliti, prodotti farmaceutici, etc.

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