principe harry
(Getty Images)
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Il Principe Harry alla disperata ricerca di visibilità e soldi (come al Gf Vip)

Di rosso ha i capelli, non i conti. Il principe cadetto, fuggito con la moglie in Usa per condurre un’esistenza normale, e il business milionario delle accuse alla royal family. Ma sta un po' stufando

In principio fu Oprah, che mise sul conto degli ex duchi di Sussex tra i 7 e i 9 milioni per andare a lagnarsi di fronte alle sue telecamere per i soprusi ricevuti all’interno della royal family più influente a mondo. Poi Harry e Meghan sbarcarono su Netflix e non vollero una, né due, né tre, ma ben quattro puntate-lagna che hanno fatturato 100 milioni di dollari, secondo quanto riporta il Sole 24 ore, pur specificando che forse qualche numero è stato gonfiato per stuzzicare l’audience e ingolosire l’indotto. E adesso, 20 milioni di dollari garantiti dalla casa editrice per l’autobiografia “Spare”, dove Harry, figlio di Carlo III e Lady Diana Spencer, racconta, in buona sostanza, quella che vuol far apparire ai sudditi, agli elettori di Joe Biden e agli spettatori di Suits (la sola fatica televisiva degna di nota della moglie) come una sciagura: essere il secondogenito di un re e il fratello minore di un erede al trono. Cosa che lo ha fatto sentire, fin dalla nascita, al pari di una ruota di scorta.

Autobiografia che è appena sbarcata in libreria in tutto il mondo, con un’anticipazione, sfuggita non si sa come, in Spagna già da una settimana, che ha fatto tremare la tazza da té della cognata Kate, alla quale il fratello del marito erede al trono, non le ha mandate a dire. Anzi, pare che tutto il macello sia partito proprio dall’idiosincrasia tra cognate, guerra tra ego di diversa natura, che poi è sfociato nella Megxit prima e nella guerra dei Sussex dopo. Nota a latere: per dare la misura dell’assurdo di questa situazione, sappiamo che da un pezzo a questa parte la parola usata per indicare l'allontanamento del principe e di Meghan Markle da Buckingham Palace è stata sostituita da “Sussexit”. «È una parola sessista e offensiva», aveva sbottato Harry in un’intervista piccata. Dunque la Tv pubblica britannica l'ha già cancellata dalle nuove puntate del documentario “The Princes and the Press”. Chiusa parentesi.

Tre lagne, veicolate ad hoc, di cui tutti ci saremmo già stufati, che hanno fruttato tanti di quei milioni ai due duchi ribelli, che se anche adesso tacessero per sempre, vivrebbero sereni e ricchissimi per qualche generazione. Ma l’anonimato, quella cosa da comuni mortali, che sembravano voler garantire ai figli Archie e Lilibet, per farli crescere sereni e lontani dai gossip più feroci, in questa vita pare non essere in palinsesto. E l’andazzo è triste. Assai triste. Lei sempre più rabbiosa e con l’idea di trasformarsi nell’Evita Peron delle influencer, lui che se va avanti così accetterà anche di naufragare all’Isola dei Famosi, ci siamo giocati anche il figlio cadetto del monarca del Regno Unito. Come se già non avessimo abbastanza rogne a cui pensare.

In qualcosa come 540 pagine Spare le spara grosse, senza risparmiare nessuno. La storia però è banalotta, fatta sistemare da un Pulitzer come J.Moeringher per renderla leggibile e trovare un senso in quella che di fatto è poco di più di una discutibile svalutazione del fratello William e del suo ruolo, scaturita da un astio di vecchia data. E già riconducibile agli screzi della mamma Diana all’allora principe di Galles, suo padre, Carlo.

Dalle pagine già spoilerate dalla scorsa settimana e dalle anticipazioni sapientemente veicolate, una cosa salta fuori senza doversi subire tutto il tomo regale: che a Harry le responsabilità non piacciono. Non è stata colpa sua la divisa nazista che ha imbarazzato la nonna Elisabetta II con una foto che ha fatto il giro del pianeta a più riprese: fu colpa di William. Le foto nudo ai festini, le serate ad alto tasso alcolico: carenze affettive dal padre, dalla matrigna (che non risparmia), dagli amici (arrivisti), dai militari che lo bullizzavano e che ora si augurano che gli passi la sbornia analcolica (ossia i postumi della manipolazione ad opera della moglie Meghan). E non è tutto perché di base, quello che Harry dice non è nulla: manca la materia probatoria, cosa che mamma Diana aveva e sapeva come strumentalizzare. E non esistevano nemmeno i social. Harry e Meghan portano avanti, tra interviste, docufilm e libri solo e unicamente una convinzione personale, senza, nemmeno in “spare”, una sola prova a sostegno di ciò che lamentano a caro prezzo: che i Windsor compatti non volessero difendere la sua famiglia.

Ma c’è di peggio. Sembra che altri alberi saranno abbattuti per dare alle stampe a stretto giro un’altra opera letteraria, stavolta a firma di Meghan. In tutto questo Buckingham Palace tace. La politica del “don’t ask dont’t tell” regna ancora sovrana. Ma l’incoronazione ufficiale di re Carlo è vicina e per allora anche i sudditi chiederanno una presa di posizione nei confronti dei duchi ribelli. Nel frattempo noi ci saremmo anche rotti di questi due che volevano fare i reali ma finiranno, se vanno avanti così, a fare i reality.

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Nicola Santini