A Venezia Chiara, l'eroina femminista di Nicchiarelli
Susanna Nicchiarelli sul red carpet del film "Chiara", 9 settembre 2022 (Foto Ansa/Ettore Ferrari)
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A Venezia Chiara, l'eroina femminista di Nicchiarelli

Intensa Santa Chiara, la diciannovenne Margherita Mazzucco si candida al Premio Mastroianni. La regista al Lido: «Nella storia di questa coraggiosa ragazza del Duecento c'è un messaggio rivoluzionario»

Negli occhi azzurri sinceri e vitali di Margherita Mazzucco c’è tutta la forza della nuova eroina femminista affrescata da Susanna Nicchiarelli, una Santa Chiara che svecchia l’immagine impolverata da libri di religione ed emana freschezza profondamente contemporanea.

Quinto e ultimo film italiano in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, unico a regia femminile, Chiaracompleta quella che la regista sceneggiatrice romana ha definito una trilogia involontaria, apertasi con Nico 1988 (2017) e proseguita con Miss Marx (2020). Un nuovo ritratto di donne forti rimaste storicamente nell’ombra rispetto ai grandi uomini con cui hanno avuto a che fare.

Se Nico 1988, premio Orizzonti per il miglior film proprio a Venezia e vincitore di quattro David di Donatello, si concentrava su Christa Päffgen, musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground, e Miss Marx su Eleanor Marx, brillante intellettuale figlia di Karl Marx, ora Chiara ci consegna una Chiara d’Assisi come non siamo abituati a pensarla, ragazzina determinata e coraggiosa che nel Duecento, in un Medioevo in cui la donna era sotto la tutela del padre o del marito, ha abbandonato la nobiltà e il futuro già progettato per lei per andarsene scalza e in povertà ad aiutare i bisognosi, povera tra i poveri.

«La contemporaneità della sua storia è molto forte», riflette Nicchiarelli al Lido. «Quella di Chiara e di Francesco è una scelta politica radicale di critica a una società ingiusta, com’era quella di allora e com’è quella di oggi, dove la differenza tra chi ha tutto e chi non ha niente era enorme. Chiara e Francesco si mettono dalla parte degli ultimi, scelgono la povertà, di costituire una comunità che non ha rapporti gerarchici, di potere. Quindi il messaggio è profondamente rivoluzionario».

Un’icona femminista, che vuole creare una regola originale per le donne, rifiutandosi di declinare al femminile una preesistente regola maschile. «Sicuramente l’immagine di Chiara diventa anche un’immagine femminista: Chiara voleva fare quello che ha fatto Francesco ma le è stato impedito. La sua è stata anche una lotta per i suoi diritti di donna e per le donne che raccoglieva accanto a sé».

Immagine del film "Chiara" (Foto: 01 Distribution)

Solida e al contempo energica e genuina l’interpretazione di Margherita Mazzucco, 19 anni, già protagonista della serie tv L’amica geniale: si candida fortemente al Premio Marcello Mastroianni dedicato ad attori emergenti. Francesco, invece, è interpretato da uno dei giovani attori più interessanti e underground del panorama italiano, il ventisettenne Andrea Carpenzano, già visto come verace scapestrato in Tutto quello che vuoi (2017) e magnifico travestito in Calcinculo (2022), ma questa volta non trasuda carisma. Il suo Francesco manca di intensità e sembra quasi apatico.

Recitato in volgare duecentesco, come Nicchiarelli ci ha ben abituati Chiara offre anche momenti musicali che ci immergono gioiosamente nella storia, tra balletti medievali e chanson d’amore in francese.

«Con l’aiuto di Nadia Cannata, che è una professoressa di Storia della lingua italiana della Sapienza, abbiamo ricostruito un italiano francescano del Duecento», spiega Nicchiarelli. «C’è il francese perché Francesco era un appassionato di Francia e francese, delle chanson de geste, amava la poesia e la musica laiche, l’amore cortese. Le musiche vengono da un manoscritto di Montpellier dell’epoca, lavorato con l’Anonima Frottolisti, un ensemble di musica antica di Assisi conosciuta in tutto il mondo. Le canzoni laiche d’amore di allora sono per ricordare quanto c’era anche di laico nella storia di questi ragazzi».

Anche se meno potente di Nico 1988, il punto più alto di questa trilogia al femminile, Chiara sa darci un’angolazione nuova e sorprendente su Santa Chiara, quanto basta appassionante.

Chiara è dedicato a Chiara Frugoni, studiosa di storia medievale morta nell’aprile scorso, sui cui studi è basata la ricostruzione storica del film. «Ho scoperto Chiara con i suoi libri» dice Nicchiarelli. «Esiste una bibliografia ufficiale dove Chiara compare molto addomesticata, con il cilicio, molto diversa dalla figura che si scopre anche leggendo il processo di canonizzazione. La Chiesa ha addomesticato questa figura nei secoli successivi. Frugoni ha tirato fuori la vera Chiara e il vero Francesco».

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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